Daniele Ricci: “La macchina da cucire – Geologia del dolore “

Dalla prefazione di Fabrizio Lombardo
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La poesia di Ricci vive di richiami a una tradizione importante, non a caso è Leopardi che apre il dialogo con il lettore; è una tradizione che però riesce, per scelta stilistica, per capacità di dettato dell’autore, a non essere mai soverchiante: è sempre un ipotesto che si muove sottotraccia, che guida il lettore. È materiale di scavo, ma ciò che poi arriva in superficie, sulla pagina, è una poesia che riesce ad essere contemporanea e dialogante. Che cerca il lettore e lo obbliga a restare in ascolto, ad aprire finestre spazio temporali dentro ad un racconto che scorre, che Ricci ci propone in un’orditura fatta di testi e sezioni che si richiamano con la volontà di portarci ad attraversare luoghi e storie, esperienze che vuole mettere in comune. […] Il progetto libro, nella sua interezza, credo nasca dall’esigenza di mettere ordine a un viaggio, che a volte è anche naufragio, non solo interio-re, che prende avvio da una terra madre per arrivare lontano […] scavando in profondità per diventare, appunto, geologo del noi e di sé.
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“Nella poesia di Daniele Ricci, l’io ed il noi si confondono nell’esperienza comune del dolore, appena consolato da qualche memoria infantile e da certe immagini di bellezza offerte dalla natura… […].
[…]… resiste in Ricci la fede nella parola poetica che, come una sarta, con la sua “macchina da cucire” mette insieme le cose lacerate, componendole in un arazzo verbale: il lato rovescio è tutto un garbuglio di nodi, ma quello esposto offre un’ immagine che parla a chi, osservandola, sa leggerla.” Franca Alaimo
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Daniele Ricci

LA MACCHINA DA CUCIRE

GEOLOGIA DEL DOLORE

prefazione di Fabrizio Lombardo

ed. Puntoacapo 2025

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Confuso estraggo dal cielo
lo scarto delle tue parole,

eppure ti amo così distante
e scavata nel viso.

La voce dentro il lago
non ascoltare.

Restare nell’ombra
la gente ride,
non si può calpestare
la linea del vento.

Restare per nessuno
non chiedere dove.

*

Amy

Ero una pessima bevitrice,
fedele a me stessa,
ma era come andare
sulle montagne russe.

Sono tornata nel tunnel,
qui si vedono le mie mani…
Credo che tutto succeda
per una ferita rimasta scoperta.

Ho freddo, puoi abbracciarmi?

Sei un uccellino con la lingua lunga…
Dove sei stata?

Da piccola non piangevo quasi mai.
La mia vita è diventata una performance.

Dove sei stata?

Un giorno farò la cameriera
sui pattini…

*

Dopo ogni abuso subìto
mi nascondo dietro un muro,
nessuno mi ha insegnato
i nomi dei sentimenti.

C’è un luogo della casa
dove non provo vergogna
dove si sente l’odore di timo.

Guardo le mani vuote
una sola voce non basta,
altre gocce per dormire.

Sera dopo sera
la tua violenza
si sottrae ai pensieri.

Il tuo volto calmo
mi abbraccia
con più dolore
prima di uscire.

*

*

È quasi sera
e tu non ci sei.
Per giorni non ho scritto niente.
Anche la tua ferita
è un silenzio vicino
un fiore senz’ombra
per quella sola parola
a testa bassa.
Ho cercato a lungo un rifugio,
per la mia resa
le cose mutano.
Prende forma un’adolescenza altra
i miei anni muti
l’altro più dolente amore.

*

Esuli in cammino

Ventisette marzo e una primavera
intera da vivere.
Nella strada avara di alberi
una smorfia di paura
l’aria espirata getta un altro enigma.

La mano ancora bella
protegge la parola,
le lacrime finiscono
nella pozzanghera della tua via.

L’esercito dei pellegrini tace
offre il fresco confine
dell’ora felice.

*

È domenica mattina
e sei sincero,
sei mio nemico.
Ti nascondi in un buco
e i tuoi soldi non mi interessano.

Gli oggetti non hanno peso
le serrande sono chiuse
i libri di scuola e i quaderni
sono ancora sul tavolo.
Non so ridere, pettino il silenzio.

Nella stanza sento ancora
l’odore di mia madre
l’immagine del mondo.

Se ci fosse vento stamattina
non sarebbe così male…

*

Morire di sete
mi accade di udirlo
il mondo
sguardi e braccia che non sento
l’istante è vivo e si apre
al segnale di luce.

Coltelli, canti e voci ingiuste
si confonde il mio amore
con l’acqua dell’autunno
con il colore del mare.

*

Lo lanciò in alto
come un pallone,
rimase impigliato
sul filo spinato
lontano dal sogno della madre

i cani lupo
un bottone staccato dalla giacca
divorano la traccia
dove si posano le mani.

*

Non senti quel verso
dell’ultimo fiato
la pioggia nella tua bocca
l’asola dove passa la nostra vita
lo spillo che traversa due stoffe
il filo del vento
sottratto ai pensieri
con la sola lotta
che simula l’amore.

Vorrei restare qui
a scrivere all’aperto,
qui tra gli alberi,
la prima parola
dopo la fine

*

La macchina da cucire
per scoprire il dolore del mondo
rapsodo per legare
cielo e terra
enigma e senso
o quel nulla che arriva.

Lei contava le ore il 13 novembre 2018,
arrivò al pronto soccorso
con la polmonite da legionella
e un’insufficienza respiratoria acuta.
Chiedeva in cambio sabbia
per la clessidra.

Mi guidava la parola di mia madre,
era febbrile e dispnoica
nella preghiera che mi assorda
e mi lascia senza nome.

Da più di un anno
la dispnea è receduta.

*

*

Daniele Ricci (1967) insegna al Liceo classico di Fano. Alla fine del 2022 è uscito il libro di versi Lezione di meraviglia, con prefazione di Marco Ferri (Italic Pequod, premiato e segnalato in numerosi premi letterari, tra cui premio “Poesia Trasimeno – Città della Pieve 2023” e “Premio letterario Città di Grosseto Amori sui generis – V edizione”; Premio Speciale della Giuria al “Premio Antonia Pozzi 2024”; premio Eccellenza al “Premio San Domenichino 2023”; fina-lista al “Premio Tirinnanzi 2023” e secondo classificato al premio “La poesia che canta – VI Edizione”). Nel 2023 è stata pubblicata dalla casa editrice Dialoghi una silloge di vecchie poesie, scritte tra il 1998 e il 2005, dal titolo Il filo del vento, con nota introduttiva di Andrea Angelucci. Nel 2024 è uscita per Bertoni Editore una nuova edizione riveduta e ampliata di Lontananze, con nota introduttiva di Gianni Iasimone. “La macchina da cucire. Geologia del dolore” è risultata prima per la cat. “Silloge inedita” al “Premio Switzerland Literary Prize 2023”, è stata segnalata al “Premio Lorenzo Montano 2023” ed è stata finalista al “Premio InediTO – Colline di Torino 2024”.

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