
Early December in Croton-on-Hudson
Spiked sun. The Hudson’s
Whittled down by ice.
I hear the bone dice
Of blown gravel clicking. Bone-
pale, the recent snow
Fastens like fur to the river.
Standstill. We were leaving to deliver
Christmas presents when the tire blew
Last year. Above the dead valves (*) pines pared
Down by a storm stood, limbs bared . . .
I want you.
.
Inizio di dicembre a Croton-on-Hudson
Sole pungente. L’Hudson
è ridotto dal ghiaccio.
Sento ticchettare i dadi d’osso
della ghiaia spazzata dal vento. Pallida come ossa
la neve recente
si attacca come una pelliccia al fiume
Immobilità. Stavamo partendo per consegnare
i regali di Natale quando scoppiò la gomma
l’anno scorso. Sopra le valvole morte (*) si ergevano là
i pini, spogliati da una tempesta, i rami nudi…
Ti voglio.
(Trad L. Z.)
(*) alcune riproduzioni del testo riportano “About the stalled Ford…” invece di “Above the dead valves” che significa “Sopra la Ford in panne…”
Questa poesia appartiene alle opere giovanili dell’autrice: apparve infatti nella raccolta d’esordio della Glück del 1968, Firstborn. È una composizione spoglia, quasi tetra, che rievoca il ricordo di una scena invernale e le emozioni che esso suscita: un inverno duro, che sembra rispecchiare lo stato d’animo della voce narrante ed esplorare i temi del desiderio e del contrasto tra la natura aspra e la necessità di connessione umana.
Nella prima metà della poesia la narratrice si affida soprattutto a descrizioni visive e uditive, espresse attraverso un linguaggio essenziale e crudo.
La scena evocata mostra il fiume Hudson ristretto dal ghiaccio che lo invade. Il verbo “whittled” – che rimanda all’idea dell’intaglio del legno , suggerisce che il fiume sia stato “ridotto” gradualmente, consumato da un processo lento e metodico.
Anche il “sole pungente” aguzzo (spiked sun) e la neve “pallida come un osso” contribuiscono a creare uno scenario di desolazione, cui si aggiunge il rumore della ghiaia trasportata dal vento, paragonato al “ticchettare” di dadi d’osso: un suono che sembra evocare la casualità del destino. L’immagine delle ossa, ripetuta due volte, rafforza l’idea di una scena sterile, spoglia, quasi morta.
La seconda metà della poesia si concentra sulla narratrice e su un’altra persona, culminando in un ultimo verso tanto crudo quanto carico di emozione.
L’immagine iniziale è quella dell’immobilità (“Standstill”): il mondo appare fermo, e questa sensazione è accentuata dal guasto dell’auto, quando i due (la poetessa e una figura non definita) rimangono bloccati dopo aver forato una gomma. Le valvole dello pneumatico sono descritte come “morte”, dettaglio che rafforza il tono lugubre dell’immagine.
Quella gomma a terra diventa così sia un momento memorabile, perché impedisce ai due di consegnare i regali di Natale, sia un simbolo: un’interruzione nella relazione, un punto di arresto che sembra aver fissato la narratrice in quel ricordo, impedendole di superarlo del tutto.
Se il resto della poesia alludeva al passato e a una vulnerabilità emotiva sottesa, l’ultimo verso (“Ti voglio”) rivela lo stato emotivo profondo della voce narrante, collegando il mondo esterno, freddo e ostile, a un senso personale di vuoto e desiderio. Rivela una verità intima, pur lasciando aperte molte domande: la poetessa desidera qualcuno, ma non è chiaro chi; ciò che emerge è il bisogno urgente di stabilire un contatto diretto, espresso in un tono quasi sussurrato e intensamente personale.
Il contrasto tra il mondo naturale, freddo e insensibile, e il desiderio umano di connessione diventa così il culmine emotivo della poesia. Le immagini della scena invernale, così sterili, gelide, si intrecciano con un senso di nostalgia o di assenza, suggerendo che la persona desiderata non sia più vicina o che appartenga ormai al passato.
Luisa Zambrotta