Antonio Sagredo: Avanzi e altri Canti

San Serapio,_ Francisco de Zurbarán

Avanzi e altri Canti…
(dopo i Canti Senili)



ASCENSIONE


Chi, dopo di me, accenderà i ceri ai discendenti?

La soglia era in attesa del mio passo per un suffragio votivo.
L’ombra si raccolse dietro il tuo corpo esangue.
Non aveva una mente recidiva per ingannare i trionfi dei capricci,
non aveva un sangue che sfinisse il mio immaginare.


Accendeva i lumi sui celesti altari prima della Notte
incomprensibile. Per un castigo ultraterreno raccoglieva
le Ceneri. Le ginocchia cedevano ai suoni dei campanacci
belluini che dal sentiero dettavano il tragitto.


E nulla sapeva dell’astinenza innaturale di una voglia capricciosa,
di una posticcia conversione che imitava la nostalgia di una fede.
Non credeva ai digiuni simulati della mia carne clemente.
Lei incessante m’implorava una indulgenza plenaria.


Antonio Sagredo
Roma, 9 marzo 2024


livore



Da quale rancore discese quella donna se non per il sangue
venoso carico di veleni inconsueti e carni sfatte.
Pensava la stazione finale un cuore per rinnovare ad ogni passo
l’inganno di mascherare le ossa con marmo di Cordova.



Tu m’imbrogli tutta la notte coi fuochi fatui in giro per lapidi
e necrologi. E non conosci, e sogni una tenera carne come il biancospino
in fiore. Il profumo del trucco sul tuo volto stizzito di angelo moresco,
ma dietro le colonne di un patio ragliava insanguinato Platero.


Hanno dissacrato la Pietra del Pianto gli eletti e altre lacrime
hanno generato. Marciano in fila i neri cavatappi come becchini
ossuti. L’applauso dei loro carnefici hanno incassato a peso d’oro.
Danzano festanti i pellegrini per una settimana e latrano hag hag hag…


Antonio Sagredo
Roma, 12 marzo 2024



Maschera: estasi o nemesi?



Le maschere vagavano sui pontili nutrite di lordure ciondolanti.
I pellegrini a mani giunte e testa in giù. La festa del rancore
era una preghiera lagunare incisa sul volto scabro di una polena
arrugginita. I ponti nerastri non erano più arcobaleni variopinti.


Dietro le quinte lo sguardo di Colombina si sbriciolava
come un nero rosario decimato per le suppliche delle prefiche.
Un sussulto ad ogni grano e vane lagrime dai cristallini
osannavano la fede di cartapesta di una contrita Santa Brigida.


Quelle donne purganti con le fiamme nel petto e nelle cosce
hanno generato sei sistemi, smarrito il settimo hanno acclamato
i trionfi della levitazione, e sotto una campana hanno glorificato
il frutto di una nascita, ma è restato un vuoto come… una Nemesi!


Antonio Sagredo
Roma, 15 marzo 2024



Mi hanno applaudito una volta per un verso narcisista
e non ho pianto per ricevere un conforto da burattino.
I fili si sono dileguati come indegni complici di una trama
violata da parole arlecchine e gesti artificiosi. *


Quale serenità mi tocca per esistere ancora senza freni,
senza un diniego che m’inganni per un attacco di violino,
per zigzagare fra stanze e sonetti disattesi? La mia voce
insofferente ha declamato i versi di un bardo prenatale.


In un sigillo è racchiuso il destino di una fattura e non ho la chiave
per entrare a passi tardi et lenti. E ho dato asilo al mio giullare
e all’ intimo pensiero per catturare un congedo illuminato
che un sortilegio un giorno mi vietò con un rigido precetto.


Sedotto da una intima licenza fu chiara la mia docile presenza
in una alcova dove lei fu spietata per una carne sibillina
che mi donava senza requie. E fittizio era il rischio di un misero
squallore che cacciavo via col benestare di una durevole goduria.


Antonio Sagredo
Roma, 19 marzo 2024
(notte fonda)


innaturali *



Clausura



Ignota al dubbio la mia certezza cercai oltre il canto naturale,
non usai parole mentecatte per creare una clessidra dissennata.
Incontrai il suono nativo prima di una nascita annunciata.
La finzione preferivo al delirio di una lingua mercuriale.


Come potevo con una storia demente fondare principi scellerati,
simulare un martirio prima di una condanna irrevocabile?
Ho comprato i tuoi occhi con monete di menzogna.
Una materia d’altri tempi l’assoluzione, le sorti e il malgoverno.


Ho venduto i tuoi occhi simili a monete di menzogna.


Antonio Sagredo
Roma, 21\22 marzo 2024



Finali e Madrigali


Lo scempio che mi gira intorno come sui luoghi delle esecuzioni
per lasciare sul lastrico vocali, consonanti e suoni. Decapitare
le parole dominanti tra caroselli e sonagli è liturgia dei patiboli
che celebra al tramonto il Santo Patrono degli Impiccati.


E più festosi del boia che mi sorride sono le danze e il Rondò
della Forca. Celebra la liturgia delle esecuzioni come in una festa
popolare per saltimbanchi e cantastorie. I numeri dei giri del corpo
pendulo sono giocati al lotto, e oscilla la strozzata clessidra del tempo.


Se la materia oscura fosse uno specchio
l’antimateria sarebbe il suo riflesso reale?


Antonio Sagredo
Roma, 23\24 marzo2024





2 risposte a "Antonio Sagredo: Avanzi e altri Canti"

  1. Straordinari questi versi di “Avanzi e altri Canti” di Antonio Sagredio…. che non si direbbero scritti da un poeta di quasi 80 anni… e che ancora ci darà grandi sorprese e che i giovani poeti prendano esempio esemplare!

    Sagredo mantiene intatta la sua possanza e il suo verso è sempre efficacissimo ed essenziale.

    Non conosco altro poeta in Italia e in Europa che abbia simile forza, e allora … VIVA SAGREDO

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  2. … è inutile cercare altrove un poeta di tale forza, lo abbiamo qui in Italia e i futuri critici avranno un osso durissimo da rosicchiare… grandi auguri a un poeta che meno senile non si può…
    cercare altrove un poeta che sappia scrivere tali versi (per non dire di quelli di “Capricci” e de “La gorgiera e il delirio”) è vano…

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