Errore Cronologico di Irene Sabetta, nota di lettura Doris Emilia Bragagnini

La libertà di Irene Sabetta. I versi di “Errore Cronologico” Il Convivio Editore 2023 colgono un’incessante dimensione interiore, critica e poetica, personale, sul reale. Considerazioni “tra sé e se”, come dice la stessa autrice in esergo alla sezione “sogniloqui”, attraverso la condizione imprescindibile del suo bagaglio culturale (dove entra anche in dialogo con alcuni personaggi letterari) e la predisposizione a un particolare modo di osservare le cose, ironico, dissacrante, che non ammette addolcimenti.

Il rapporto con la letteratura che fa da contrappunto nella percorrenza dell’opera, è un contrappunto infiltrato sottotraccia, rilevabile grazie alla serie d’indizi lasciati cadere ad hoc dall’autrice. Tuttavia l’intreccio non risulta vincolante per l’esperibilità dei versi, che ugualmente vivono singolarmente di vita autonoma. Stratificazioni, diverse opportunità da cogliere, fine tessitura, leggiadra polifonia

I riferimenti posti all’apertura dei paragrafi, sono chiavi disseminate che vengono in aiuto per comprendere il filo adattativo assunto nella comparazione degli eventi in esame. Percorrendo la silloge ci si troverà a imbattersi in vari rimandi, più o meno palesi, Shakespeare, Amleto, Erri de Luca, Philip Roth, Melville, Bechett, Depeche Mode, Burroughs e forse altri, Blake… presenze ben annidate nella contemporaneità delle immagini, una trama comparativa sommessamente colloquiante con l’io poetico.

Si capta bene nella silloge, la volontà d’essere fedele al moto originario del pensiero, sorpreso nel suo ingresso alla sfera cosciente. È una dimensione intima e raccolta la sostanzialità dei versi, dove significazioni anche impervie non si piegano nel dirsi, virando verso più percepibili, intellegibili espressioni. Si registra un senso di fiducia e di rispetto, verso l’intenzione che non chiede di essere ammansita e semplificata, a beneficio di una più facile comprensione. Irene Sabetta non chiude la porta al lettore, bensì lo invita a entrare nel suo sincero mondo poetico, confidando nel potere sotterraneo delle diramazioni verbali, del preciso sguardo sulle cose, nella sua modalità esatta pur se sfrangiata.

La domanda che nella sua bella postilla Franco Falasca fa emergere è: “Ma Irene Sabetta cosa vuole, che cerca, che vuole comunicare?”. Sarei tentata di rispondere che, nella sua nuova raccolta, lei ci ha mostrato un tragitto, un tratto della sua costante condizione di dialogo con la vita, così come avviene, com’è, regalandoci la versione più pura di un’indagine, di uno stare con sé nel mondo insieme alla parola, in un accordo esclusivo: “la verità delle cose come sono/ e la verità delle cose come sembrano/ giocano a scacchi nella penombra”.

15 giugno 2024

Doris Emilia Bragagnini

***
sabetta copertina 5 2 7.indd

la verità delle cose come sono
e la verità delle cose come sembrano
giocano a scacchi nella penombra

non qui non ora

nell’assenza del riscatto
il tempo prigioniero
del sistema binario corrotto
e delle profezie dei poeti
manda segnali di fumo

*

abitudine

peggiore la primavera
che non lascia scontrini
e non ti fa cambiare d’abito
né di pelle
no dress code
spoglia nudità

decantare la noia
cullare la feccia sul fondo del bicchiere
grattare l’umore con la sesta stagione
distillato d’amore e rabbia
no way out
nessuna via di fuga

pensieri come foglie morte
ad aprile si disfano
ai lati della porta sprangata
no way in
nessuno entra

nel vestibolo dell’apparenza
consumo il mio pasto nudo
chiusa dentro e fuori
come il cane del vicino

*

ripensamenti

seimila anni fa e oltre
quando le costellazioni
erano l’alfabeto del cielo
avremmo potuto inventare un’altra nota
spostare di lato l’asse terrestre
e dormire nei fossi

nel solco della scrittura
si perdono le tracce di un misticismo
senza spargimento di sangue
dell’armonia muta dei corpi
l’immaginazione regala secondi pensieri
che la ragione non riconosce

il giudizio riposto nell’ovest
cancella i fiumi volanti dell’amazzonia
e i disegni sui volti dei guerrieri diventano macchie
hegel ha scritto che non può che essere così
– e gli hanno creduto
ma il rumore di fondo
che agita i mari e le giornate bianche
è l’eco del possibile che grugnisce in cattività

*

la coda

ho visto nell’erba di aprile
una lucertola mozza
aspettare paziente

torneranno infiniti
i giochi tra i sassi
a colpi di coda

fermi e distesi
senza fare rumore
aspettiamo anche noi
che ricresca la fine

*

Irene Sabetta

Irene Sabetta vive ad Alatri, dove insegna lingua e letteratura inglese al liceo. Suoi testi sono presenti su diversi blog, in antologie curate da vari editori, in poemetti collettivi e riviste   letterarie on line e cartacee.Dal 2019 collabora con la rivista “Formafluens – International Literary Magazine”.Nel 2021 è stata finalista al premio “Arcipelago Itaca” e ha ottenuto il secondo posto al premio “Antica Pyrgos”.  Nel 2022 suoi testi inediti sono stati finalisti al “Lorenzo Montano” di Verona e al premio “I Murazzi” di Torino. Nel 2023 è risultata vincitrice, nella sezione “silloge inedita”, al concorso “Carlo Bo – Giovanni Descalzo” di Sestri Levante.

Inserita nell’Almanacco di poesia italiana al femminile “Secolo Donna 2023”, edizioni Macabor, ha pubblicato i volumi di poesia Inconcludendo (EscaMontage 2018), Il mondo visto da vicino (Il Convivio Editore 2020), Nella cenere dei giochi (La Vita Felice 2022).

Errore cronologico (Il Convivio Editore 2023) è la sua quarta raccolta. Nel 2024 ha curato l’antologia Distanze verticali, escursioni poetiche sulla montagna per l’editore Macabor e ha tradotto in inglese la silloge Ex voto (Eretica edizioni) di Francisco Soriano. Ha contribuito con alcuni testi poetici al quaderno d’artista Blau dell’acquarellista catalana Marga Miret. E’ membro della giuria del Premio Pistocchi.


Lascia un commento