Il Signor Polendina
Seduto e chiusi gli occhi si sentì
Pinocchio nel paese dei balocchi
non doveva che riaprirli e la vita
sarebbe tornata ad essere fame
il pescegatto a fargli compagnia
l’erba che non frusciava senza vento
le strilla del bambino immaginato
come indispensabile grattacapo
bastano semplici gioie e dolori
per distrarsi e deporre la dentiera
nel bicchiere scheggiato dove avrebbe
posto ci fosse stato il pescegatto
pesce pesce ti sfizia il gatto
se ti scantona nel bicchiere
cerchiamo un capitolo senza gatto
con tanti bei trucioli da bruciare
Alzatosi e aperti gli occhi sentì
Pinocchio che rientrava dai balocchi
non doveva che chiuderli e la vita
sarebbe tornata ad essere fate
il pescecane come casa al mare
alghe per i decotti e le tisane
un iceberg scambiato per insalata
come refrigerante grattachecca
possiamo evitare gioie e dolori
e distrarci deporre la dentiera
sul molare scheggiato dove avrebbe
pianto l’avesse avuto il pescecane
cane cane fuggi dal pesce
che russa come un baccalà
impara subito ad abbaiare
che mio figlio me l’hanno incatenato.
Il raglio alla fata
Il ciuchino si finge moribondo
carambolando a terra.
Il battimani dice quanto sei solo
quando cerchi nei palchi la signora
dalla collana d’oro.
Visione liquida,
distrazione fatale,
azzoppato per sempre
pelle di tamburo sasso
al collo in fondo al mare.
La chiama ne esce fuori un raglio,
parole mozzate in gola.
A terra per davvero,
stordito da quella prova d’amore,
il ritratto di lui nel medaglione.
![eduardo-recife-project-project-illustration-for-magazine-article-a-origem-do-riso-2009-mag-magazine1[1]](https://i0.wp.com/neobar.net/wp-content/uploads/2010/07/eduardo-recife-project-project-illustration-for-magazine-article-a-origem-do-riso-2009-mag-magazine11.jpg)
cane/gatto, chiuso/aperto
occhio come fuori dentro gioie / dolori specchio
molto bella davvero la specularità con variazione del Sig.polendina
occhi:
non doveva che riaprirli e la vita
sarebbe tornata ad essere fame
…
non doveva che chiuderli e la vita
sarebbe tornata ad essere fate
così come
bastano semplici gioie e dolori
per distrarsi e deporre la dentiera
(profondo che non siano solo gioie, ma che l’abbandono della “dentiera” -dell’azione aggressiva, ma anche di sovrastruttura, umana, venga anche attraverso la sinergia con il dolore…)
e altrettanto
possiamo evitare gioie e dolori
e distrarci deporre la dentiera.
“il raglio alla fata” è bellissima, Abele, ironica, puntuta, ma anche molto umana e struggente. Condensa con leggerezza molto dell’amore (ah quel medaglione finale)
ciao!
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Bellissime Ab, non mi bastano le parole, un Pinocchio moderno ed in versi! Spero di poter leggere altri episodi di questa “storia” che tu hai reso “nuova”.
Un abbraccio!
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Bellissime Abele, mi piace questo effetto “liquido” che le porta a scorrere creando di volta in volta immagini che, in una metamorfosi costante, si tramutano in altro, senza un attimo di riposo, quasi a mettere in evidenza come non sia possibile fissare un presente.
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in questo caleidoscopio d’immagini sono stato preda di diverse suggestioni ch, in ordinato disordine, propongo: il famoso detto”…ha i denti ma non il pane ed invece c’è chi ha il pane ma non i denti…” è stravolto da chi, essendo senza denti ne pane, si ciba di occhi chiusi; altra figura moderna: il genitore , rimuginante il fulgore passato (sempre ‘sta dentiera), attende il rientro a casa del figlio, incatenato da agi e vizi, che può permettersi le sregole sulle regole paterne…
e, a scrivere di tutte le suggestioni a ruota, dovrei occupare smisurato spazio…
hai grandi doti poetiche non disgiunte da arte affabulatoria…
…e non siamo paese di balocchi.
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Molto interessante! Bravo!
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Bellissimi testi.
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Di – precisione visionaria – nella specularità e armonico nel coniugare immagini, senso, forma e cadenza di una sintesi moooolto ispirata… davvero bella questa rivisitazione…
Un caro saluto, Doris
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Grazie!!!
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Sempre si torna alle fiabe! soprattutto quando lo sguardo si è fatto più acuto ed attento, più consapevole ed ironico in seguito all’ esperienza di vita.
Pinocchio e il suo mondo: Geppetto, la Fata, il Gatto e la Volpe…sono cari a ciascuno di noi…Grazie Abele, per avere mescolato la realtà e il sogno, per avere lasciata aperta una possibile via d’ uscita.
Rosaria
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