Visioni: Roberto Matarazzo

1 “POSSIBILE SENSO DEL DOPPIO DA INTERVISTA IN BLEU_GIALLO_ROSSO. ABELE LONGO_ROBERTO MATARAZZO”.

In che modo ti sei avvicinato alla pittura?
Complicato, direi, il cercare di ricordare il come io mi sia trovato a sfiorare il mondo della pittura atteso che, da ragazzino, non mi piaceva più di tanto né disegnare, né cimentarmi con “attrezzi pittorici” e/o grafici, semmai un approccio più intellettuale, istintivo verso le figure e i libri illustrati; in altri termini ero affascinato dalle illustrazioni e dalle correlazioni che si potevano più o meno intuire tra testo e imago; poi un tema in classe di disegno (credo II°/III° media) assegnato da un docente, poi divenuto pittore abbastanza celebre, sul Natale (ero a scuola dai Salesiani e la tematica religiosa era preponderante) e mi lasciai andare a mille suggestioni rendendo il foglio particolarmente articolato tanto che presi un encomio contro i punteggi scarsi precedenti! Insomma mi ero distaccato da regole, imposizioni e quanto altro per liberamente darmi al comporre! Con la maturità ho poi compreso il valore della disciplina ma è discorso altro.

Hai degli artisti di riferimento?
 Sì certo: la Scuola della Bauhaus in quella partizione che viene definita ala discendente da Johan Wolfgang Goethe nei Maestri quali Paul Klee, Wasilij Kandinskij, Johannes Itten. 

2 “PARTICULA BLEU IN CAMPO GIALLO_ROSSO”

Quali tecniche usi?
 Tecniche liquide: chine, écoline, tempere e smalti a base di acqua, acqua, ma non disdegno penna, lapis e pastelli utilizzando carte quale supporto, la carta è magia pura per me!

Quali colori preferisci?
 Adoro i tre colori primari puri: Rosso/Bleu/Giallo tutti derivanti dal Nero e dal Bianco, con tutte le loro infinite sfumature.

3 “PARTICULA GIALLA IN CAMPO BLEU_ROSSO”

Com’è il tuo studio?
Un paio di librerie stracolme di libri e strumenti da disegno e pittura, un tavolaccio ingombro di ogni cosa e il PC, un tavolo da disegno che stento sempre a tenere libero: regnando sovrano il disordine cronico questo spazîo diviene, quindi, una sorta di laboratorio alchemico delle idee in divenire fogli, fogli colorati.

Emozioni, stati d’animo, concetti, fantasie, desideri, paure, richiami… Cosa ti porta di solito a dipingere?
 La suggestione emozionale che una cosa (cosa nella accezione Latina di res) qualsiasi, nel prendermi, mi induce al fare: Klee la definiva Preistoria del visibile, Kandinskij parlava di Obbedienza alla Voce Interiore, personalmente parlerei di Utero Ideativo che ciascuna Persona possiede oltre al mero sesso di appartenenza e sarebbe un lungo discorso; poi è lo stabilire il possibile senso di sympatheia (greca) che lega il mio io a ciò che percepisco con sinestesia con le Persone, con la Poesia, la Letteratura, le articolazioni delle espressività umane nel loro complesso, insomma i labirinti che menano al partorire idee partendo da idee, gioco infinito, gioco che lega Omero agli Omeri, che lo hanno preceduto, a James Joyce e cito questi ultimi perchè, partendo dal Loro Ulisse, ne diedi due versioni in trasposizione timbrica, completamente autonome come autonomo è l’Ulisse di Joyce rispetto alla Odissea di Omero e come, ma non parlo da esperto, suppongo sia stata autonoma la stessa Odissea rispetto alle precedenti stesure orali di epoca arcaica e proto arcaica di cui ho letto interessanti considerazioni, insomma il gioco Vichiano della Storia, nella Storia.

Quanto incide sulla tua arte l’ambiente in cui vivi?
Da buon lettore del Vico_Joyce (sembra un gioco linguistico alla F. T. Marinetti!) richiamerei il vivere della Storia nella Storia, quindi molto, è indispensabile; che poi la definizione di ambiente resti ambiguo è fuori ogni dubbio.

4 “PARTICULA ROSSA IN CAMPO BLEU_GIALLO”

Il tuo rapporto con le altre arti.
Complicato e pregnante: pur non facendo, sono esempi, il Poeta e/o il Letterato, il Critico o il Cineasta mi piace cercare di addentrarmi nei meandri oscuri dei Saperi e della genesi delle espressività umane e trarne linfa, per me, vitale, pertanto leggo e vedo di tutto, non ho cesure e censure trovando nel Cosmopolitismo delle Idee tracce di rapporti armonici e, al contempo, conflittuali tra l’insieme delle arti, arti o idee?? mi, ti, vi chiedo??

Quanto segui e cosa ne pensi dell’arte contemporanea?
Non la seguo proprio moltissimo nel senso che sto lavorando, da tempo, sul concetto di Arcaico Contemporaneo un po’ fuori dal dibattito artistico internazionale, per scelta e per ambiente e per senso di noia verso operazioni che mi sembrano più legate al mercato e alla provocazione che non a serio impegno intellettuale. Ma veramente si può pensare che una pseudo provocazione pornografica possa superare il Tempo nei Tempi? No, francamente mi annoiano le pseudo provocazioni preferendo cercare collegamenti ideali (im)possibili tra Sappho e Marinetti, mi diverte di più e mi stuzzica di più!

Una tua definizione di Arte.
Arte, definizione di Arte; (in)definibile perché ci vivo dentro, per approssimazione progressiva potrei sostenere che potrebbe essere il prodotto ciclico delle idee trasmutate in atti formali compiuti da cui far nascere la (le) res di cui parlavo prima, ma forse è il percorso mentale che mi (ci) induce al fare? Oppure è un concetto primitivo simile agli stessi (concetti primitivi) di cui teorizzano i grandi matematico_algebrici? Non voglio sfuggire alla domanda andandomene per la tangente ma davvero non credo sia possibile darne una definizione precisa. Forse non esiste.

***

Roberto Matarazzo

Roberto Matarazzo, nato nel ’53, laureatosi in Architettura presso la Università di Napoli, svolge attività di ricerca nei dintorni del Cosmopolitismo delle Idee, intuendo un possibile raccordo ideale tra l’arcaico e il contemporaneo nella Storia, nel Tempo.

  Di formazione proto_vichiana, nel trasporre in fogli colorati l’universo delle emozioni/sensazioni, tende a pervenire a letture sinestetiche e sinergiche della complessità dei prodotti dell’ingegno umano, tra scienza e umanesimo, oltre i linguaggi espressivi cercandone chiavi feconde verso il fare.

  Restio al mostrarsi e al dilungarsi verso il proprio operare, sebbene abbia in corso di scrittura un suo testo teorico inerente le motivazioni ideative che lo spingono a delineare, lascia alla visione percettiva delle sue ideazioni possibili interessi e/o considerazioni.


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