Che fine ha fatto Lo zio di Brooklyn? Salviamo il primo film di Ciprì e Maresco

E’ come se a Pasolini avessero tolto La ricotta, a Fellini 8 ½  e a Carmelo Bene Nostra Signora dei Turchi, e nessuno fiatasse. Perché il cinema di Ciprì e Maresco trova pochissimi rimandi nel cinema italiano contemporaneo, vive fin dall’inizio di passato, nasce in bianco e nero e ci appare “muto”. La notizia del prolungato silenzio della Filmauro di Aurelio De Laurentiis di fronte alla richiesta di un distributore francese, lascia sgomenti. Non solo perché ogni film ha diritto di vivere ma anche perché Lo zio di Brooklyn è un pezzo di storia del nostro cinema, la storia di due don chisciotte che nella prima metà degli anni novanta, mentre a Palermo la Mafia continua a farsi guerra, girano un film visionario in cui reinventano la stessa città in un dopostoria svuotato di insegne e di “segni”. Per me che mi occupo da anni del loro cinema e che ho vissuto il successo di Ciprì e Maresco a Londra, grazie a una retrospettiva in cui ogni spettacolo era gremito, con la critica entusiasta dei due Maestri, è un duro colpo. Riporto la lettera del comitato per  salvare il film, invitandovi a firmare e diffondere la petizione.

Abele

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Raccolta firme per “Lo Zio di Brooklyn” di Ciprì e Maresco – Leggi la petizione e aderisci indicando il tuo nome e cognome

Signor Aurelio De Laurentiis,

nel 1995 la Filmauro, società da Lei diretta, si occupò della distribuzione del primo lungometraggio di Daniele Ciprì e Franco Maresco, Lo Zio di Brooklyn, acquistandone in seguito la proprietà da Galliano Juso. Il film non lasciò certo indifferenti: fece discutere e divise la critica e il pubblico italiano, come avvenne tre anni dopo con la seconda opera dei due autori palermitani, Totò che visse due volte. La Sua società si occupò anche della distribuzione home-video del film, dimenticando però di mettere i sottotitoli (com’era avvenuto per le sale) e impedendo così di fatto la possibilità di una fruizione estesa dell’opera. A sedici anni di distanza dall’uscita de Lo Zio di Brooklyn non è oggi possibile reperire il film per l’acquisto o il noleggio, né si ha notizia di progetti di restauro della pellicola, qualora necessario. Siamo a conoscenza del concreto e coraggioso interesse di un distributore francese per ridare vita al film anche fuori dai nostri confini: ma di fatto, dopo un anno, l’accordo non si è ancora concluso a causa dell’inspiegabile e prolungato silenzio della Filmauro. Questa situazione non è più accettabile e dunque le chiediamo pubblicamente di liberare il film dall’oblio forzato in cui è stato relegato, offrendo la possibilità di vederlo (o rivederlo) a chiunque. Non si tratta certo di un “recupero” da cui attendersi grandi riconoscimenti commerciali, ma crediamo che la restituzione del film al suo luogo naturale, la pubblica fruizione, possa dare un contributo importante a una maggiore conoscenza del cinema italiano anche in altri paesi del mondo. Già Totò che visse due volte, presentato nel 2009 in Francia, ebbe un ottimo riscontro da parte della critica essendo definito da Libération “l’un des meilleurs films de la décennie”. Alla luce di questa precedente positiva esperienza, crediamo giusto e opportuno che Lei ponga rimedio allo stato di abbandono in cui Lo zio di Brooklyn è stato confinato. Le chiediamo, pertanto, di rendere possibile ancora, dopo tanti anni, la visione del film di Ciprì e Maresco a tutti gli appassionati di cinema, in Italia e altrove.

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Aderisci inviando il tuo nome e cognome a ilritornodeloziodibrooklyn@gmail.com

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I fratelli Gemelli vengono costretti da una coppia di nani mafiosi ad ospitare un anonimo e silenzioso personaggio, “lo zio d’America”. Dopo un lungo periodo passato in casa a causa dei cani che hanno invaso Palermo, lo “zio” sparisce misteriosamente ed i quattro vanno alla sua ricerca. Giungono in una radura dove trovano molti degli altri personaggi in abito bianco insieme ai due nani e il fuggitivo “zio”, nonché il vecchio nonno Gemelli che nel frattempo era morto.

“Ciprì e Maresco allestiscono un paradiso di diseredati che ricorda Il monello di Chaplin e il sogno mortuario di Accattone. I prestiti che i due autori prelevano alla memoria del cinema d’avanguardia non si fermano qui: il funerale a passo di corsa viene direttamente da René Clair, quelle nuvole che si muovono a velocità le abbiamo viste cento volte, certe trovate sulfuree sembrano uscite dall’archivio di Zavattini e chi volesse tirare in ballo Buñuel  e Dali. E perché no Marco Ferreri?”

Tullio Ketzich

 


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