A RIPROVA DELLA MIA TESI: LA GENTE NON CONSIDERA GLI ARTISTI UNA CATEGORIA DI LAVORATORI CHE PAGANO LE TASSE E I CONTRIBUTI PREVIDENZIALI.
QUESTO IL COMMENTO DI UNA LETTRICE ALLA MIA LETTERA: “SONO UN ATTORE E SONO UN LAVORATORE”
QUESTO SI DICE DI NOI:
Elisa su Salentowebtv 29. 09.2011
“Immagino che questo lavoratore (che sarei io) non abbia mai pagato un euro di contributo all’INPS. (falso: sono 17 anni che verso o mi versano contributi INPS ED ENPALS e così i tanti artisti professionisti… non i ciarlatani)
Io sono 20 anni che verso il 30% del mio stipendio (sono circa 290.000 euro finora!!). Ed è dai quei contributi, anche i miei, che si pagano i sussidi di disoccupazione.
Dopo aver sempre versato tanti soldi non potrò riaverli indietro se non in minima parte al momento di andare in pensione. Il nostro artista (che sarei sempre io) – non contribuendo – pretende di avere una indennità di disoccupazione.
Mi chiedo perchè diritti e doveri debbano essere così iniquamente distribuiti nel nostro paese.”
IGNORANZA E ARROGANZA
TRISTE E UMILIANTE.
CAPIAMO ADESSO PERCHE’ IL PROBLEMA NON E’ SOLO L’EMERGENZA DI UN TEATRO CHE CHIUDE, O DI UN CAVILLO BUROCRATICO PER AVERE DELLE TUTELE GENERICHE. QUELLO CHE MANCA E’ IL RICONOSCIMENTO DEL LAVORO ARTISTICO E QUESTA MAIL, DI QUESTA DONNA, E’ L’ ESEMPIO EMBLEMATICO DI QUESTA CARENZA DI INFORMAZIONE. BISOGNA LAVORARE OGNI GIORNO PER FAR CAPIRE CHI SIAMO E CHE DOBBIAMO ESSERE TUTELATI.
QUESTA LA MIA PRIMA AZIONE dimostrativa, CHE VI INVITO A FARE OVUNQUE SIATE E ANCHE IN TEMPI DIVERSI DA DOMANI.
PERSONALMENTE, OGGI, PRIMO OTTOBRE, in occasione di un Premio che mi sarà dato per il Teatro, a Lecce, all’Anfiteatro Romano, per NOTTE DI NOTE, reciterò in ginocchio alcuni brani dei Sepolcri di Foscolo e chiederò ai presenti di assumere la stessa posizione in segno di adesione alla protesta.
IPPOLITO CHIARELLO
condivido rabbia e denuncia.
e anche il testo
e spero ardentemente che queste protesta possano cambiare l’attuale stato delle cose.
cb
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Si comportano come se qualsiasi forma di arte fosse una sovrabbondanza e un dono fortunato che capita per caso, a chi c’è c’è, e fanno finta di dimenticare, a parte la fatica straordinaria del coltivarsi, la passione, le delusioni e la costante tensione, che un attore è un essere umano con un corpo come il muratore e la domestica. Siamo tutti lavoratori e meritiamo la vecchiaia tranquilla e la vita priva di affanno. Non si chiede la luna, basta una suddivisione equa della ricchezza e un minimo di intelligenza per capire che se stiamo bene tutti riparte l’economia, altrimenti no.
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La precarietà del lavoro è la tragedia del nostro tempo, e non è una disgrazia o un cataclisma naturale, ma è voluta e progettata ad arte.
L’italia è una repubblica fondata sul lavoro, distruggendo il lavoro si distrugge quindi il fondamento stesso della nostra vita civile.
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Il seguito della protesta di Ippolito:
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