bisogna pronunciare
le cose col loro nome,
e se per la fretta
capovolto fu il senso,
l’affetto sarà
un’invocazione muta
tra due fiori.
cliccare sul titolo qui di seguito:
Paolo Cecchini – ALFABETI IMPERFETTI
da Scritte sugli angoli – un’antologia di poesie di autori gay a cura di Vincenzo Errico

Ottavo e penultimo appuntamento con Scritte sugli angoli.
Conosco Paolo da quando, lettore di Aut, inviò alcune poesie per la pubblicazione sulla rivista del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli di Roma e da allora lo scambio e la condivisione della scrittura ha avuto la continuità che ancora oggi c’è.
La poesia di Paolo è come se fosse scritta su fogli bianchi porosi con la punta di un pennino che intinge inchiostro d’acquerello nero e suona come una viola da gamba in una stanza vuota. E’ come l’eco rumorosa di un cuore che viene avviata a espandersi all’esterno, con cura e stile tagliente.
In qualche verso ho sentito Ungaretti, in altri Dario Bellezza, ma queste sono solo alcune voci che abitano la sua scrittura, che ha tutta l’autonomia del suo essere poeta contemporaneo.
“è in queste stanze che sperimento
teatro a buon mercato,
recupero i riflessi delle maschere,
il rosario sfilacciato dei pensieri.”
“desideri di corpi perpendicolari
affastello come libri non letti
– ma non si può evitare
la circumnavigazione del cuore.”
“nessuna lettera
è al suo posto,
tutti senza un nome,
io senza di te.”
“il mio cuore,
cartapesta che, se piove,
diventa poltiglia,
vetro affilato che,
se ti avvicini,
puoi tagliarti le dita,
una scala che si attorciglia”
“sono sintassi libera
senza corde vocali
mi espando attraverso epiloghi dissezionati
sopra di me il mare senza fondo
sotto più ancora il cielo che ripete stanchi sillabari
circuisco il tuo cuore
riprendimi da dove ti avevo lasciato”
“ti prendo e non mi afferro
abdico la mia poesia
nell’incavo del tuo collo
intreccio il sesso con la semantica”
“troppi sono i modi per morire
li conto ad uno ad uno
ma le addizioni non riescono
tiro di nuovo i dadi
sottraggo riempimenti
in angusti scantinati.”
“la mia casa è un teatro sempre aperto
un serraglio di corpi impetuosi
di amplessi imperiosi
di corpi indaffarati e fuggitivi
una cantilena stanca
elenco infinito di poesie
luce che invade il mondo
dal principio alla fine
– qui si precipita
senza passare dal via.”
Grazie, Paolo.
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Vincenzo, clicco sul link ma non si apre alcuna pagina!…sob.
Intanto ho letto questa qui sopra e dico che mi è piaciuta tanto, ma proprio tanto.
ciao
cri
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Ciao Cristina, il link si apre lentamente e non so perché, ma si apre. Un abbraccio
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Ciao Cristina, è probabile che tu abbia cliccato sull’immagine e non sul titolo alla fine del post.
Per il momento grazie, Vincenzo, passo a commentare con calma.
abele
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I nomi. Le cose. Gli uomini. Probabilmente, già è tutto qua. Grazie.
PVita
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“desideri di corpi perpendicolari
affastello come libri non letti
– ma non si può evitare
la circumnavigazione del cuore.”
Condivido in toto l’introduzione di Maurizio Farina e anch’io come Vincenzo rilevo la grande personalità e “autonomia” dell’autore. Mi piace in particolare l’essenzialità del dettato, pur non rinunciando alla musicalità e all’elemento ludico. Poesie che si leggono tutte di un fiato nella loro circumnavigazione del cuore.
Abele
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