Cristina Bove: Per tutto quell'azzurro

by cristina bove

*
Anima mia per tutto quell’azzurro

che non ti posso contenere in petto
il tempo non si adatta al tempo
la luce sopravanza alla sua luce

tu mi percorri d’apparenze immobili
mi declini nel verbo e nell’esistere
___________ è la linea che conta
e quanto più veloce s’allontana
quanto più non trattengo altro ricordo
più mi fiorisce in esistenze ignote

se mi disperderai
ossa per ossa – battiti di sangue
ti farò dono di serate docili
d’ombre sorprese dal precipitare
in zone di frontiera
il coraggio di vincere i miei anni
e amare ancora.

*

Elicicoltura

Reti curvate a recinzione
un corteo di lumache sonnolente
arriva in cima, poi ricade indietro
il passaggio intristisce su se stesso
al culmine s’innalza
poi barriera

la speranza è una striscia limacciosa
pullulare di gusci tra le bav(r)e

direzionati sulla moltitudine
occhi sui periscopi inutili
non possono vedere che spirali
addensamento scivoloso e ostile
l’inferno d’erba dove pascolare
ignari della pentola.

*

Nient’altro che

Lontano dalle cattedre e dai pulpiti
potrebbe andare bene una radura
o una roccia scoscesa
forse pareti d’una stanza nuda
sul battiscopa l’onda che depone
gesti schermati
tracce clandestine
la sabbia seppellisce i nostri passi
il cielo ci cancella ad ogni pioggia

ma sempre ritorniamo nel riflusso
ridisegnati ad acqua

by cristina bove

*

Cadenze selvatiche

Le volpi hanno la tana
in luoghi d’ombre folte al nero seppia
costringeva la notte e andava scritto
indorando la pillola
a trangugiarla in fretta tra una spina di rovo
e un’assonanza aspra
sempre la stessa: ne ho confezioni piene
da terapia di giovinezza cronica

le volpi, si diceva, hanno la tana
a mezzanotte, è quella l’ora
basta un attimo dopo e il sottobosco
sparisce con un tuffo nella neve
____________ quelle argentate
han vita breve, finiscono in disparte
come piccole lune tra ramaglie

*

Dissezione

Non potrò dimostrare la scissura
che ci separa
una di me sfarfalla
e senza età senza quadri d’assieme
con occhi mare e guance di velluto
audace il piede danza
l’altra si accumula di neve
arranca sulla scala
________ ma non lo fare dicono
potresti traballare sui pioli

l’una che ride e si scatena a tempo
l’altra che accusa il tempo

non so quanto resisterò fra queste due
in bilico sul filo d’una lingua
sconquassata nel centro
pare facile dirlo in fondo è un muto
disossare parole
il centro è vuoto

*

Terricoli

È discesa la giostra dal suo perno
caduto il mondo
noi
uomini detti e fatti o dimezzati
smettiamo di prillare e ci s_finiamo
sulla crosta malferma della terra
senza più mani
se volessimo tenderci le braccia
ci affiancheremmo come focomelici
ammesso che il contatto fosse ancora
surrogato d’amore

visi perfetti glutei al posto giusto
giusto di che?
Servissero a qualcosa denti e seni
potrei fare miracoli d’accatto

in verità nel suolo insetti onnivori
descrivono di noi, dei nostri umori
in una biblioteca entomologica
una poltiglia sotto osservazione
studiata nella lente di un demiurgo

e ci crediamo solidi
mentre siamo varianti inconsistenti

ciononostante nel precipitare
la nostra voce profanata incide
nel costato del cielo
un muto dio.

*


35 risposte a "Cristina Bove: Per tutto quell'azzurro"

  1. Procede, si insinua e incede, a passi di varia danza, per incisione o sfondamento, la savia ribellione di Cristina – conscia scissura e autonoma armonia – nell’equilibrio, esperto del bilico perenne, tra il baleno della volpe argentata e il disossar parole.

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  2. Mi abbandono ai versi di Cristina ed è emozione autentica….Grazie Abele
    Ti abbraccio , Crì

    “…..eppure le parole restano
    le parole svernano
    radici profonde
    nella terra
    e quel tacito accordo
    tra i magli di noi
    trascorre e non ha fine”

    Maria Allo

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  3. È una scelta abbagliante, mi sono tanto piaciute. Cristina, tu mi piaci sempre, ma stavolta sono al massimo del gradimento. Vedo amore e dolore incanalati da un’ironia-sarcasmo fino alla ferita più spietata, un’enorme forza espressiva che incide in parole quello che non trapassa col punteruolo mortale.

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  4. tra tutte scelgo la tua scelta di restartene
    Lontano dalle cattedre e dai pulpiti
    poiché
    potrebbe andare bene una radura
    o una roccia scoscesa
    forse pareti d’una stanza nuda
    sul battiscopa l’onda che depone
    gesti schermati
    tracce clandestine
    mentre possimao finlamente lasciare al-
    la sabbia (che) seppellisce i nostri passi
    il compito di convogliarci in un luogo in cui
    il cielo ci cancella ad ogni pioggia
    anche se poco durevole, poichè tutto è concepito in modo che avvenga si la scomparsa
    ma attraverso una perdita di memoria sempre ritorniamo nel riflusso
    ridisegnati ad acqua

    Bacio, ferni

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  5. Sono poesie della distanza, dell’addio, del rimpianto, della consapevolezza, dove tutto duole eppure tutto è già stato stimato, filtrato, osservato bene, vi si oppone la ferma e vigile resistenza di un cuore che batte oltre uno “schermo” di separazione fatto d’impossibilità: il tempo, lo spazio, corpo come confine, terra di frontiera, con una lacerazione insormontabile che non può, non vuole, non deve tacere, quella terra di mezzo, quella terra che si fa di nessuno, nemmeno della voce che acuta ne esce con un grido (modulato ma grondante di dolore). Ottima la sequenza di queste liriche a distribuire per capi d’imputazione (amore, bene, arbitrio) quello che concerne una vita, che si fa vita di tutti.

    Complimenti Cristina!

    Doris

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  6. Belle, bellissime, Cristina tu sai come toccare il cuore: i tuoi versi scendono nel profondo e accarezzano l’anima per la bellezza delle immagini e per tanto ancora.Ogni poesia vola alto!
    Ciao, a presto!
    annamaria

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  7. mi piace il pullulare terrigno di queste poesie, che diventa pullulare lessicale; mi piace proprio a partire dalla distanza dal primo verso, anzi dal primo distico, da quell'”anima mia” (un’unione di due lemmi che, anche singolarmente e a piccole dosi, sono oltremodo difficili…) che diventa, piuttosto e per fortuna, coltura di quanto c’è sulla terra
    Le mie preferite sono infatti “Elicicoltura” e “Cadenze selvatiche”, perché di quella distanza fanno sostanza.

    Un caro saluto, anche se breve, a tutti!

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  8. Loredana, grazie!

    Dominique, siamo tutti qui, consapevoli del dramma che è la nostra esistenza, scriviamo anche per essere confortati a vicenda.

    Fiorella, ciao, grazie.

    Anna Maria, la volpe argentata ti ringrazia per la sensibilità con cui entri nei suoi versi, tra neve e fuoco, nel perenne equilibrio in cui ci arrocchiamo per non soccombere

    Maria, la tua emozione mi fa comprendere che c’è un filo sottile che unisce le anime, che si esprimano in poesia o altra forma artistica.
    Grazie dei tuoi versi. Un abbraccio.

    Mimma, tu conosci tappe fondamentali della mia poesia, e sempre ne hai colto l’ ironia che oltre all’amarezza spesso la pervade.
    Ora mi risulta difficile scindere ricordi da sensazioni immediate, come se mi andassi affilando in punti imprecisati della mente e ne traessi indicazioni mai completamente spiegabili.
    Grazie.

    Ferni, hai fatto un bellissimo patchwork dei mei versi, ne è venuta fuori una sintesi che mi piace assai perché ne riassume ogni senso.
    È bello ricevere tanta attenzione affettuosa
    Grazie, un bacio.

    Doris, non ti è sfuggito proprio niente! Tutto ciò che a volte è solo uno scoppio di pianto, può diventare un ordito i cui fili aspettano la trama dei versi.
    È così che mi si dipanano i pensieri, gli sconforti, perfino le gioie che sembrano quasi sospette. Vorrei tacere, dimenticare, dimenticarmi, e non si può. Chissà, forse anche non si deve…
    Grazie!

    Iole, ti porti via un sentire che è di tutte le donne. Il verde anche, malgrado le ricadute…
    Grazie, ciao

    Annamaria, a mia volta commossa dal tuo apprezzamento. È con gioia che accolgo le lodi, ma più ancora questa misteriosa condivisione!
    Grazie, a presto, sì.

    Margherita, bellissimo il “pullulare terrigno”, mi inoltra nelle scelte lessicali, come hai notato tu stessa. È una strana unione anche tutto il resto, come se le parole mi mulinassero nel cervello prima di trovare l’uscita ridisegnandone le forme.
    Poi mi leggo, spesso mi sorprendo.
    Un saluto affettuoso.

    Rosaria, grazie a te!

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  9. Caro Abele,
    essere qui da te è un onore.
    Ogni volta mi sento confortata dalla tua generosa accoglienza.
    Dirti grazie mi sembra così talmente poco! Eppure non posso fare altro che esserti grata.
    Un caro abbraccio

    cristina

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  10. La felicità è anche mia, Cristina, che si accompagna ogni volta all’incanto di scoprire sempre qualcosa di nuovo nelle tue poesie. Riconoscibili per il tuo tratto unico eppure sempre in movimento come formichine solerti e laboriose. Qui ci trovo la cura del metro (endecasillabi, novenari, settenari) che scivola con tutta la naturalezza che contraddistunge la tua tavolozza, con le sue impennate, grumi, zone di colore. Su tutto uno sguardo luminoso, quel saper leggere l’animo umano che trovo delineato molto efficacemente nel commento di Doris.
    Ti abbraccio e un caro saluto anche a chi ha commentato.

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  11. Poesie più materiche rispetto a quelle che conosco di Cristina, grumi di ocre e terre che abbandonano una struttura cristallina. le linee orizzontali che sembrano tagliare mezzo verso,sono come le crepe di un cretto dalle quali fuoriescono parole che vanno ad incontrare il mondo quello vero, vitale e biologico.

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  12. Versi fermi sui “pioli”, dritti sulla “scala” che si “tendono come mani”, affatto menomate, chiedono e soprattutto donano. Poesie in cui ritrovo tanti miei stati d’animo e stati, così difficili da dire, ancor più da “dissecare”. Grazie ancora una volta Cristina per questo tuo saper davvero scrivere poesia. Un carissimo saluto a te e ad Abele.
    Flavia

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  13. Quanta amarezza e quanta malinconia traspaiono da questi bellissimi e palpitanti versi. Rimpianto, ricordi, memorie, sensazioni, tutto si fonda insieme e si trasfigura poeticamente in dolorose “cadenze selvatiche”. Il tempo (cielo) che passa ci illude mentre ci consuma, o ci cancella: “il tempo non si adatta al tempo” e “la sabbia seppellisce i nostri passi/il cielo ci cancella ad ogni pioggia”, “…smettiamo di prillare e ci s_finiamo..”, “…e ci crediamo solidi/mentre siamo varianti inconsistenti”. Questo senso di finitudine e precarietà è frastornante e perturbante; siamo terra, cielo, e soprattutto corpi che si sfanno… Quanta straziante verità e saggezza emerge da questi versi. “Anima mia per tutto quell’azzurro” è una poesia che incanta per la grande sensibilità dove esprimi tutta la tua energia; mi sono piaciute molto tutte quante, in particolare “Nient’altro che” e “Terricoli”.
    Grazie Cristina per questo tuo trasmettere emozioni in poesia.

    Un caro saluto a te e Abele.
    monica

    p.s. Cristina, ho usato anche io la parola “prillare” in una poesia. Trovo che ha un gran bel suono! 🙂

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  14. Mi è piaciuta molto “Elicicultura”, aperta a diversi tipi di lettura. Personalmente, ho voluto vederci la condizione dell’uomo moderno immerso nel web, allettato dal riferimento della chiocciola al simbolo @ che tutti conosciamo. Molto belle anche “Terricoli” e “Nient’altro che”. Mi piace vedere questa silloge di Cristina come una conferma della sua inesauribile vena poetica, che si nutre anche delle cose che potrebbero sembrare insignificanti, arrivando alla metafora ardita, quasi oscena e grottesca per denunciare interrogativi mai soddisfatti e placati, frutto di riflessioni interiori profonde, venate di sensibilità e affetto sincero verso l’uomo e il mondo.

    Ciao Cristina, Complimenti!

    Fernando

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  15. quanto mi dispiace non aver risposto a tutti questi cari commentatori!
    chissà dov’ero andata!
    mi rifaccio, dacché Abelissimo ha ripresentato questa minisilloge scritta apposta per neobar.

    Chicca
    D.Q.
    Giancarlo Locarno
    Flavia Isetta
    Gianluca Corbellini
    Monica Martinelli
    Marilena Cataldini
    Fernando
    Francesca
    Seppure a distanza di due anni, vi prego di scusarmi.
    È stato bello leggere i commenti che allora mi erano sfuggiti. Ve ne ringrazio infinitamente.

    E grazie ancora tante a te, caro Abele, di questo ulteriore regalo.

    cri

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