Massimo Botturi: Non mi svegliate

Charles Keiger

*
NON MI SVEGLIATE

Fatico nel dormire:
perché ho perduto il suono
il ricamo delle ali, il coraggio della neve.
Ho perso nelle orecchie la ninna nanna antica
il dondolare contro corrente delle madri
il frangersi dell’acqua sopra le lingue asciutte
degli animali mille chilometri;
del legno, quando s’invecchia e spacca la pelle.
Dei velieri, che come gusci in noce
s’apprestano a morire.
Ho perso nelle orecchie le isole di Ulisse
le ossa delle grandi sirene
di lei sola, che quando viene intona il Laudate.
Ho perso un treno, un brivido
che dietro la casa mi è passato.
Quell’attimo che l’aria le alza la sottana
ed io ricordo ch’ero un ragazzo.
Si, fatico. Fatico nel dormire,
perché voglio sognare.

*

CIO’ CHE RESTA

Un treno in corsa,
una fredda ragnatela.

Ciò che rimane del tempo di una rosa
mi dorme accanto, è un filo di bava
un’importanza
che supera il dovere di mettermi per strada.
Come se ora, scucita, non restasse
che la materia prima che le riveste il cuore.

Eppure è proprio questo che mi fa ricco, ora
avere il suo profilo vicino
e ringraziare, la sua natura fatta di inviti
e sospensioni.
Di fragili armonie a lei attaccate, vanitose
quel tanto che significa – prendimi
e poi vola.

Siamo soltanto api di una stagione chiara
che lasciano del miele
a ricordo dell’amore.

*

IL PENSIONATO

Lui che mi dice di Piero, e intanto guida.
Mi da l’elenco delle ricette, dei saluti
volessi un giorno fargli un favore.
Lui e quel vino
trovato in trattoria la domenica dei morti;
lui che ha provato a scriverne il nome
ma l’ha perso
e ha perso organigramma di figli
e delle donne, le poche avute fuori
dal cerchio del peccato.
Lui e il suo prete giovane, venuto da lontano
uno che non ci mette due niente a star seduto
sopra le assi dei muratori
uno dei buoni, di quelli che dividono il pane
uno di Cristo, capaci di spogliarsi di tutto.
Lui che arriva, e scende come a un bagno termale
sulle erbacce
lui che pronuncia il nome di Terra con candore.
Come tenesse in mano due gigli, e in bocca l’uva.
Lui che ci porta i fiori alla tomba della Neris
poi sta poco: dovesse dio chiamarlo a servizio
lui che chiude, con catenaccio porta e le finestre
ma poi muore
ha sete della luce e dell’aria;
dorme poco, s’accende la tivù sui deliri dei negozi
su tette che lo fanno sorridere
lui vecchio.


26 risposte a "Massimo Botturi: Non mi svegliate"

  1. Onore e gioia tutta mia, Massimo. Il tuo blog su splinder è stato tra i primi che ho scoperto e apprezzato – grazie alle immagini e alle atmosfere “sospese” ma dense di vita dei tuoi versi. Molto contento che ci siamo ritrovati.
    un caro saluto
    Abele

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  2. questi brevi sono come un gioiellino da portare sempre addosso..una pelle sula pelle, insieme alle ossa delle grandi sirene.

    *Siamo soltanto api di una stagione chiara
    che lasciano del miele
    a ricordo dell’amore.*

    Complimenti a Massimo e un saluto a chi lo ha ospitato…
    C.

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  3. ………..
    il dondolare contro corrente delle madri
    il frangersi dell’acqua sopra le lingue asciutte
    degli animali mille chilometri
    ………….
    ….perchè si fatica a dormire
    quando si vuole sognare anche
    di dormire per sognare…

    molto piaciute Massimo

    Un saluto

    mm

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  4. quando ero piccolo uno dei miei primi eroi televisivi fu Campione, un purosangue, bastavano pochi fotogrammi in bianco e nero e mi sentivo trasportare da quel cavallo sulle ali del vento, ora sono cresciuto e mi basta una sola frase delle poesie di massimo Massimo per farmi perdere il controllo del mio sonnoveglia.
    “Il pensionato” è un film da bere fino all’ultimo sorso, potremmo viverci dentro e commuoverci perché quest’uomo in versi l’ abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni ma non lo vediamo, Massimo sì, lui vede,fotografa, dipinge, scolpisce, suona, canta e cuce in ogni verso che ci presenta e come un’ape lascia il ricordo del proprio amore per il suo vissuto e ne fa poesia.

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  5. sono entusiasta di trovare Massimo qui.
    Da anni che leggo i suoi testi rimango sempre più affascinata dalla sua poetica.
    Non solo per le angolazioni che fanno di ogni sua poesia una sorta di visione prismatica, che sia ricordo o quotidianità, ma anche per la forza che sprigionano, di una umanità che trae da ogni esperienza un’occasione di volo.
    Un abbraccio e un grazie a entrambi
    cb

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  6. Massimo è un poeta che apprezzo tantissimo, con una sensibilità fuori dal comune e riesce a captare quei piccoli dettagli
    dall’apparenza insignificanti, ma quanto, quanto importanti!

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  7. io non aggiungo altro, ché tanto già s’è detto.
    Ma leggo e rileggo…e imparo…e sorrido…

    (darò anche un’occhiata a questo blog, che già mi piace per la scelta che ha fatto…)
    un saluto

    poetella/Lucia

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  8. Scusami Massimo ma sono senza parole. Forse sono andata in overdose. Le tue non sono poesiole che scivolano addosso come pioggia. Io sento i tuoi versi entrarmi sottopelle, e leggere tre poesie di tale portata è stato come entrare in una galleria d’arte dove non bastano occhi per cogliere la magnificenza delle opere esposte. Ho messo questa pagina tra i segnalibri, devo tornarci con calma. Intanto ti ringrazio per la segnalazione. Meritatissimo traguardo Neobar, per te. Comunque brilleresti ovunque.
    Un forte forte abbraccio

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  9. Delle tre, quella che più mi conquista è Ciò che resta. “Siamo soltanti api di una stagione chiara che lasciano del miele a ricordo dell’amore”: il senso della nostra vita sta tutto in questi versi stupendi. Emozione pura.

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  10. Complimenti Massimo, ritrovo qui le tue parole che, certo sono cambiate e maturate con te, ma conservano lo stesso e medesimo tono pacato senza fretta, capace di osservare i particolari e riconoscerli. Molto belle.
    rr

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  11. L’incontro con la Poesia di Massimo Botturi, avvenuto ormai diverso tempo fa, non mi ha mai delusa. Oggi come ieri riesco a sentire nei suoi versi la vita che si ferma e poi riparte, come se a trattenerla per meglio guadarla fosse un bisogno impellente e irrinunciabile. C’è sempre amore nelle poesie di Massimo, uno sguardo innamorato della vita, di tutto ciò che siamo, siamo stati e diventeremo. Grazie Massimo, grazie Abele.

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  12. condividersi, negli spazi di scrittura e di lettura, incontrarsi sorseggiando sillabe, come degustando the… e poi trovare spunti e altri spiragli..
    perchè la poesia non è sia “solo monologo” di pochi, ma appunto condivisione tra amici..

    un abbraccio ad entrambi..

    m.

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  13. tu permetti al ricordo di aprire le ali e divenire opera d’arte. di sollevare i piedi da terra e trascinare chi legge dentro le cose. dentro ciò che punge o rallegra. dentro il senso profondo e te ne sono grata.

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  14. “Si, fatico. Fatico nel dormire,
    perché voglio sognare.”
    non si vede il mondo se non si sogna ciò che si vede, diceva un tale. Continua a sognare, caro Massimo anche per noi.
    Grazie Abele ,le parole di Massimo sono profonde come le radici terrene e serene come i firmamenti. Maria

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  15. Massimo Botturi è il poeta che celebra con uno stile personale, elegante e privo di artifici e con una cura affettuosa del particolare, gli affetti autentici del mondo familiare. La sua poetica si ispira spesso alla natura, ai paesaggi noti e in essi inserisce gli elementi della fanciullezza con i suoi candori e i suoi entusiasmi.
    Grazie per le preziosità che ci regala

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  16. Una poesia calibrata e nello stesso tempo spontanea, canta una perdita, ma quello che pensa di perdere il disincanto di una poesia si ricompone magicamente nella successiva.

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  17. Non solo la capacità di fare delle immagini il verso della sua poesia, con fantasia e fermento inesauribile, ma la cura nello scolpire con una parola maestra un’intera descrizione, là dove le chiavi lessicali più aliche sanno sorgere anche nel terreno del più umile ritratto di una nudità dell’umano che lascia trasparire ogni riflesso del prisma emozionale, sempre trasporto con ritmo e che, a distanza di anni, confermano Massimo un vero Poeta ed uno splendido ed autentico Uomo, la cui sensibilità e fantasia, fusi nella lirica, aprono sempre sipari che dovrebbero fare riflettere su cosa voglia dire leggere le emozioni, proprie ed altrui, nonchè saperle tradurre.
    Qui si cela un cuore come pochi.

    Grazie ad Abele per la proposta
    e complimenti vivissimi al mio caro Massimo 🙂

    Francesca

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