IX
Ah, quanto ebbi a dolermi
della permalosità che altri
credettero di trovarmi.
E quanto ancora ora che,
solo, disteso,
sento andare via l’effetto
del ricordo infantile
della barricata di pietre
che arrestò cavallo e carro,
del gioco del lupo attorno
al gabinetto posto al centro
d’un giardino di vicini,
del furto di coperchetti
alle biciclette poggiate lungo
la muraglia del campo sportivo,
della lucertola morta
offerta nel pane ad un’amica;
fino al ricordo della sera
della partenza per Roma
quando, già grande, per le vie
della campagna, sotto la pioggia
sonante a intervalli, un popolo
di rane con impermeabili lucenti
sull’asfalto procedeva, chissà dove.
Letterarie diventano le storie,
quasi fiabesche a dirle
e scopro, inzuppato nella
distanza della memoria,
la solitaria andatura del tempo,
mentre disteso sul letto,
come letto steso, il corpo s’allunga:
ombra di lampione nella via.
Che bei versi, Vincenzo. Il “IX” fa pensare che è o sarà un poemetto, nel bel mezzo della tua vita… Mi ritrovo nei furti di coperchetti; alla lucertola non ci sarei mai arrivato, semplicemente perché non avevo una buona mira.
un abbraccio
abele
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Ciao Abele, sì, è un poemetto di un pò di tempo fa, proprio nel mezzo della mia vita… Mi è venuto in mente, e l’ho proposto, in questi giorni di pensieri sull’andare, sul tornare…
Un saluto.
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letterarie diventano le storie, quelle di maggior valore
complimenti Vincenzo
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…..un popolo
di rane con impermeabili lucenti
sull’asfalto procedeva, chissà dove
……
sui furti dei coperchetti ci si ritrova tutti…:)…e alle
lucertole ben altre atrocità…:(…
Bella Vincenzo
Un saluto
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buffo voltarsi dietro e dirsi fiaba del passato, buffo ma vero. In fondo, niente e nessuno è quello che rimane. molto bella. Bravo.
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Davvero bella Vincenzo. Pescando nel tuo vissuto hai fuso vita e poesia, velando di mistero, come fosse un filtro della memoria (intrisa delle proiezioni nel passato della tua vita presente), i tuoi ricordi. Mi hanno colpito particolarmente, in questo senso, i versi:
“fino al ricordo della sera
della partenza per Roma
quando, già grande, per le vie
della campagna, sotto la pioggia
sonante a intervalli, un popolo
di rane con impermeabili lucenti
sull’asfalto procedeva, chissà dove”.
Bravissimo, come sempre del resto.
Fernando
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Un grazie a tutti per la lettura di questa trama del tempo che confonde, raduna e lascia…
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