Va il ribollir di trino, l’anime a rallegrar
Periglioso parapen-Dio (parte A): sogno pupazzo
Sottotitolo esplicativo: colto in deflagrante!
Poi m’è tornato in mente questo sogno.
Disteso sotto il cielo nera ardesia, stavo. Ed era notte. Ed ero quasi bosco.
Estrassi da una tasca un gesso bianco
(giocavo al “cosa apparirà”)
unendo insieme i punti delle stelle
(da uno all’infinito).
M’apparve Dio, ritratto mentre usciva a prendere le sigarette
il giorno del *Big Bang*
lasciando il gas aperto in universo.
continua qui
poi m’è tornato in mente
malos
e il ribollir delle invenzioni
il defluir dell’emezioni.
mm
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Malos! Percorribile in mille direzioni tanto è grande. Che lui si dica minimizzandosi, mentre tesse di simili metafore un immenso poetico, è semplicemente inarrivabile.
Trovate un altro che mandi Dio a comprare sigarette per un big bang da dimenticanza (senile?) e perciò rendere comprensibile il malnato pianeta o tutti i pelouches appesi agli scaffali della terra.
“e aprimi il ventre:
sanguino gommapiuma.”
Poteva venire in mente solo a lui, che sa dire in due versi, cosa ci riempie, noi pupazzi.
Sostituzione materica:sanguineremmo segatura, se non avessimo artefatto quanto già naturalmente nato male?
Bravissima Mimma a coglierne l’essenza dolente sotto lo scoppiettare irresistibile delle immagini malosiche.
Il genio, ecco.
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