
Poiché danzavi
e il vento ti trovò
leggera
tra le sue braccia
il vuoto lasciò cadere
il tuo ventre
sciolto alleato del mare.
Il cuore era un rumore
di more acerbe
le guance del colore
di cocco appena
versato
si fecero remote
tra gli occhi e la mente
persa come una scheggia
di fuoco d’artificio.
Bellissima
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Ha una interessante musicalità. Un saluto Tiziana
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Mi piace molto. Bravo!
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Un’ideazione originale, una processione amare, un ritmo interessante.
Buona, mi ha incuriosito
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Un caro saluto a Avaloki11 Tiziana Nunzia e Narda per la la lettura e anche ai “mi piace”…:)
maurizio
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è quel “vuoto” non astratto, ma che anzi agendo come vortice – forcipe (sul ventre, quasi figliando), rende
questa “danza” di dissipazione in tutto il suo andare. è dolce, leggera, ma fa male.
Grazie Maurizio!
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e sì, cara Margherita, questo testo ha un lato molto affilato…
aguzzo come te!…:)
Grazie e un caro saluto!
mm
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una danza un poco grave (e il grave, secondo leggi della fisica, ovvio che cade) e un poco greve (nel senso di dolente ed angoscioso di quella scheggia persa). forse financo gravi (danza).
affascinante per il conflitto vita/morte appeso a un volo (salto nel vuoto) di madre e figlio oltre il parapetto del non essere.
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Grazie Malos,
ogni tanto sparisci,poi…
una scheggia che si riaccende…:)
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