E’ l’aggettivo a qualificare
cosa non è stato ancora
definitivamente stabilito
e il suo sinonimo è incerto,
come la vendita che tutt’ora lo è,
qualcosa che è ancora aperto
a varie possibilità
e il suo sinonimo è impregiudicato,
come l’esito della battaglia che così resta.
Poi, se si vuole, c’è l’esitante,
il titubante, come un carattere,
o l’indefinito, l’impreciso,
come un contorno,
infine, il dubbio.
Ho deciso, stavolta, voterò con il culo.
Il dubbio rimane l’unica certezza, in un Paese di facce da culo che dividono il bene e il male, il bello e il brutto, con fervore messianico o atavico livore. Io, in quanto italiano all’estero, ho gia’ votato. Ho mandato le mie schede al consolato scegliendo degli illustri sconosciuti dopo aver verificato il curriculum su internet (nessuno per fortuna ha dei master negli USA). Ho votato a naso, a sinistra.
Grazie, Vincenzo!
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…non so se sia peggio millantare un titolo alla chicago university o insegnarci…mah. Non posso perdere tempo, devo esercitarmi a tenere la matita elettorale tra le natiche!
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Nel mare magno del dubbio tengo una bussola nella mia barchetta, che punta a un “dream”: che svapori nel nulla la parte di destra.
Attendo fiducioso l’esito della battaglia.
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seppur con (in)decisione ho votato forse con il cervello più che con parti basse!
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in realtà, fuori dalla metafora, anche io ho votato usando la testa.
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