Moltitudine, solitudine: termini uguali e convertibili per il poeta attivo e fecondo. Chi non sa popolare la proprio solitudine, non sa neanche esser solo in una folla affaccendata.
Il poeta gode dell’impareggiabile privilegio di poter essere, a suo piacimento, se stesso ed altro. Come quelle anime erranti in cerca di un corpo, entra quando gli pare in qualsiasi personaggio.
Baudelaire
I poeti che s’attardano
sono girevoli
in moltitudine
sono tremendi
e non si beccano
se non per togliersi
qualche pulce a vicenda.
Se l’imbrunire
li coglie ancora fuori
si trasformano
animali da luna piena
e sbranano gli annali
per qualche rigo
mendicanti un giudizio.
A volte piani
oppure sdruccioli
con il respiro dispari
anziché pari
e il rimbombo dell’eco a capo
apolidi del corpo
sostano sciolti ovunque.
Di giorno i molti segni
lasciati invisibili ai più
si fermano sul corpo
e dentro il viso
un gonfiore piatto
come un disturbo muto
che illude udibile lontano.
è una chiusa fantastica “Di giorno i molti segni
lasciati invisibili ai più
si fermano sul corpo
e dentro il viso
un gonfiore piatto
come un disturbo muto
che illude udibile lontano.”
Molto molto belle, complimenti a Maurizio
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raffinatissima.. da ragazzo mi piaceva il senso della “folla solitaria2, cosa che cmq mi intriga tuttora..
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Un abbraccio a Anna e Roberto…eh, solitari nella folla intriga e deve intrigare…un saluto anche ai like e a chi è passato per leggere…
mm
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E’ un bel ritratto della poesia e dei poeti, che hanno regole da rispettare e quindi da travalicare; Le sottigliezze non sono dei poeti, a loro si gonfia l’anima con i lessemi.
Narda
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Sorriso e vigoroso cenno del capo di assenso e ammirazione. Istantanee dal passo di danza leggero dell’ironia, veritiere, efficaci, Grazie!
Anna Maria
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Un Caro saluto a Narda e Anna Maria…e grazie per il segno preciso!
maurizio
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bell*u* l’ululare dei due versi finali che richiama con efficace eleganza la doppiezza giorno-notte, ovvero l’invisibile “gonfiore piatto” diurno che si traduce a ritroso in “animali da luna piena” dopo l’imbrunire.
eh, anche il poeta dunque, non fa eccezione alla massima *homo homini lupus*, anche se s’affanna a mascherare il lupus dietro a un lapis…
: )))
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eh sì, caro Malos, nessuna eccezione…anzi…:))
un abbraccio
m
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