Dialoghi con l’altro mondo, Poesie, Salvatore Contessini, La Vita Felice, Milano, 2013.

I giovani e i poeti amano dialogare con la morte. Sarà perché sia gli uni che gli altri si percepiscono erroneamente invulnerabili. Poi, inesorabilmente, si scoprono limitati e mortali. Si scoprono così fragili e inadeguati rispetto alla realtà che li circonda. Forse questa è la ragione per la quale spesso giovani e poeti si suicidano.

Salvatore Contessini, poeta egli stesso, non cerca le ragioni esistenziali di queste scelte luttuose. Tenta un inedito dialogo con i morti. Non si tratta di un’orazione. Al contrario, è il tentativo, sentimentale prima che letterario, di riportare al mondo dei vivi la perduta forza vitale di undici voci poetiche troppo presto tornate al silenzio primordiale. Quello di Contessini è un vero e proprio “esorcismo” poetico.

Come egli stesso precisa nell’introduzione, la scelta, a parte il comune gesto finale, è stata fatta seguendo due criteri: l’esclusione dei poeti “famosi”; la predilezione per le voci femminili, “per un personale gradimento della sensibilità e della espressività creativa delle donne”.

Contessini dialoga in versi con questi “morti volontari”.  E i suoi versi fanno da controcanto agli “scritti degli assenti”. Perché questa scelta? Il risultato non è meramente intellettuale e culturale. Dopo averlo letto, senti che hai incontrato delle presenze vive, vite, parole, poesia. Questo libro è un piccolo pharmakon. Per il lettore e per lo stesso autore. Molto di più di “un luogo di rifugio meditativo”. E’ un atto di espiazione e allo stesso tempo di salvezza. L’espiazione di “una riflessione postuma”, di “un esame tardivo”, di “un pensiero privo di conforto”. Dunque, è un atto di salvezza perché porta “in nuce il superamento della transitorietà di quanto ci tocca nell’iperbole dell’esistenza”. “Instaurare un dialogo con i morti (il miglior modo per parlare ai vivi),  – ha scritto Giorgio Linguaglossa – è questo il suo modo per rendere dicibile ciò che è stato bandito dal dicibile, cioè l’indicibile, ovvero, il dialogo con gli undici poeti morti. Il dialogo con i poeti morti è propriamente la nominazione secondo Contessini. Direi che è questa tematizzazione «alta» che influenza il tono dell’intera opera e contribuisce in maniera determinante alla selezione del lessico”. E’ la profonda intimità di questo appello poetico che rende autentica questa opera.

L’ho già scritto altrove. Per i poeti, quelli veri, la scrittura è un “apprendistato alla morte”. Concludo rimarcando una presenza e consentendomi (per stima con l’autore) un’aggiunta. L’aggiunta ideale è quella di Simone Cattaneo. Egli ha scritto poesie civili solo in superficie, più intenso e profondo è lo sforzo di ristabilire un rapporto senza mediazione tra soggetto e oggetto, tra realtà esterna e vita. E forse, proprio dall’inanità di questo sforzo è nata la sua disperazione.

La presenza è quella di Salvatore Toma, poeta pugliese, visionario e onirico, eppure lontano da suggestioni decadenti. Si potrebbe parlare di “realismo magico” se non fosse che l’incantesimo non funziona. Anzi, la disperazione di Toma deriva proprio dalla coscienza di non riuscire, per quanti sforzi facesse, a passare oltre la cavità che lo avrebbe condotto fuori della realtà inaccettabile nella quale era piombato. Ci riuscirà con la morte. Ma senza poter tornare indietro.

Accanto a Toma (Dialogo settimo) segnalo altri due poeti pugliesi che meritano questo riconoscimento postumo: Stefano Coppola (Dialogo nono) e Claudia Ruggeri (Dialogo decimo).

 Pasquale Vitagliano

Salvatore Contessini
Salvatore Contessini

Che cosa ti accade

anima nera come pece

e a volte leggera

sotto forma di farfalla…

Salvatore Toma

Dialogo Nono

Sottile seduzione, la transizione

prelude a mondi illesi fuori dal mondo

crisalidi di spazi rarefatti per occhi pronti

indizio a chi la vita offende per altra vita.

Qual è l’alterazione del presente

che si fronteggia all’esistenza? Quante le libagioni

offerte come redenzione?

Vorrei morire mi dico

senza saperlo

a tradimento

in un momento

in cui non me l’aspetto

vorrei gettare dadi

nel gioco con la morte

barare sull’uscita

senza ritorno

per raccontarne il dopo.

Sì meglio dare il fianco

alla morte

insegnarle il perdono

che darle le spalle per viltà

o il petto per arroganza.

La fine come soluzione

diviene punto concorrente

un centro d’egotismo pieno

intorno al quale spira

l’unico cosmo esaminato.

Dolce presagio l’ombra

fino all’oscuro che confina

monaca con panni di silenzio

che sfida la natura muta.

Il suicidio è in noi

fa parte della nostra pelle

in essa vibra respira si esalta

appartiene alla nostra vita

plana sui nostri pensieri

spesso senza motivo.

Creati come miserabile schiatta

è meglio morire presto

nel modo in cui Sileno vaticina.

Anche se partorito

col cordone al collo

il rischio l’ho provato

prima di fiorire con giudizio.

Residua questo tempo

in cui recede la paura

quando appagato

d’ogni credibile reato

rimane solo pegno

a distillare l’esistenza.

Sembriamo

due strani innamorati

ma io ti sento

qui alle mie spalle,

a volte mi sento toccare

come un vento che alita sapere

un desiderio che conosce il sale:

quello di sguardo volto

ad un indietro infetto.

… a creare progettare ed approvare

la propria morte ci vuole coraggio!

Ci vuole il tempo

che a voi fa paura.

La favola vi occorre, quella di un Eden incolto,

una fatica sciolta dal concetto

che non conosca il tradimento del dolore

che specchi l’armonia della natura

come per un’eterna primavera.

Si scruti narrazione sotterranea,

quella composta in sogni svagati dal reale

legati all’esistenza precedente

dimenticata in un amniotico principio,

ne nasceranno segreti sotterranei

con spazi e luci che non allevano declino.

Meglio una morte

sola per noi soli

quest’ultima emozione

questo scoppio di felicità

questo smembramento leggero.

Le ali del cigno bianco

non sono adatte al volo.


3 risposte a "Dialoghi con l’altro mondo, Poesie, Salvatore Contessini, La Vita Felice, Milano, 2013."

  1. Grazie, Pasquale. Un libro che mi incuriosisce molto e non solo per l’inclusione di ben tre poeti salentini. Ho cercato su google gli altri poeti con cui Salvatore Contessini dialoga e colpisce la scelta davvero interessante:

    11 Dialogo Impari (Saffo)
    14 Dialogo Primo (Carlo Michelstaedter)
    18 Dialogo Secondo (Georg Trakl)
    21 Dialogo Terzo (Antonia Pozzi)
    24 Dialogo Quarto (Anne Sexton)
    27 Dialogo Quinto (Cesare Pavese)
    30 Dialogo Sesto (Amelia Rosselli)
    33 Dialogo Settimo (Stefano Coppola)
    36 Dialogo Ottavo (Nadia Campana)
    39 Dialogo Nono (Salvatore Toma)
    42 Dialogo Decimo (Claudia Ruggeri)

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