Luciano Nota – Tra cielo e volto (Dante Maffia)

LUCIANO NOTA, Tra cielo e volto, Spinea, Edizioni del Leone, 2012

Illuminante e preziosa la prefazione di Paolo Ruffilli a questo volume che ha davvero l’impronta di una testimonianza, come è stato detto e ribadito, che vuole fare il punto sul nostro tempo di caducità e di povertà di valori umani e sociali.

Luciano Nota è uno di quei poeti che non si nasconde nelle parole o dietro di esse, anzi pretende dalle parole un’assonanza che dica in pienezza i suoi sentimenti e le sue idee e ciò ovviamente per effetto della raggiunta maturità di cui parla con perspicacia Giovanni Caserta.

Non ci sono sbalzi da testo a testo, non ci sono impennate, è come se il poeta volesse svolgere le sue tematiche partendo da assunti ben precisi e perciò da documentare di volta in volta attraverso le annotazioni liriche, attraverso gli inserimenti di “postille” pensate e calibrate, che tendono tuttavia a squarciare il velo delle assuefazioni.

Nel mondo di Luciano Nota c’è  quella che potremmo chiamare la poetica dell’umano, una sorta di sguardo felice sul mondo e non perché a lui vada tutto bene, ma perché al fondo c’è la speranza del mutamento, anzi la certezza che le cose miglioreranno. Un esempio: “Dovevi credere di trovare / il più nutrito dei respiri / il portale che poteva portarti / oltre la forma. / Appiccata la miccia / lo scoppio dei sensi / attutiva la scorza. / Il vortice del fiato / era la nostra forza”.

In un momento in cui la confusione dei linguaggi impazza e rende quasi impossibile l’orientamento nel ginepraio delle pubblicazioni, avere tra le mani questo volume di Luciano Nota è come bere un bicchiere d’acqua fresca mentre impazza la calura e lui cerca un “cunicolo di cielo”. Il tutto in un dettato che ricorda da vicino la grande lezione di Sandro Penna, di Leonardo Sinisgalli e di Libero  De Libero, ma già diluita in un tocco e in un tono personali che riescono a far vibrare le emozioni e rendere tangibili i sentimenti.

Luciano Nota non scrive di astratti furori, ma di cose concrete e visibili; lo fa con la grazia di chi è dentro il flusso magico del fluire del tempo ed anche perché ha “una lampada accesa / in una sala venosa /  e a differenza di tanti “ riesce a guardare se essa l’acceca, forse facendogli riuscire “a legare / incisi e illusioni. / Sicuramente i colori”.

Poesia fresca e profumata, dunque, aperta al vento delle controversie, all’arcobaleno, agli odori del mare e della montagna della sua terra d’origine, la Lucania.

Dante Maffia

***

NATURA MORTA

Se da me a te
L’anima è obliqua
Se in qualche spazio
Tu ti muovi
Giulivo
Rifugiandoti in contesti
Sovrumani.
Se custodisci il tempo
L’assetto d’ogni cosa
Consacra
Queste pere piene d’ansia
Questa mela putrefatta
Questo scarto di lattuga.

 

*

 

STANOTTE

Entra nel mio covo
e non strigliare ti prego le suole.
Entra e parlami di te
del tuo lido.
Dimmi se vuoi del tuo credo
degli amanti.
Io ti dirò del diamante
che non ho mai posseduto.
Quanto alla rena
lasciata sull’assito
la coglierò stasera
prima di mezzanotte.
Stanotte sarà vampa
la terra nella mia scarpa.


*

 

SUL CARSO

Schiaffi di sera ovunque
poso i miei passi.
E procedo a ritroso
schivando tonfi di moschetto.
Un masso crivellato
non più d’aria
mi porta dritto al fiume.
Devo giungere al greto
prima delle api.
C’è un fiore che mi aspetta.

*

LE ANZIANE LUCANE

Le puoi ancora incontrare
con bluse rammendate e scialli neri
poggiate agli usci delle case.
Col santino nel grembiale
parlano ligie dei figli lontani
limano con cura i grani dei rosari.
Sono loro le anziane lucane
abili querce che sfuggono i tempi.
Con gli occhi dipinti d’antico
e la tremola mano
sembrano tutte mia madre.

*

A MIO FIGLIO CHE NON HO

Vedo mio figlio passare.
E’ un sogno
Un progetto un po’ strano.
Vedo acque lisciarsi
Roteare su se stesse
In splendidi vuoti.
Ore ed ore passate a pensare
A sfogliare.
Anni a sperare.
Gessi, lettere, vuoti di memoria
Che inneggiano rami.
Cosa fare ora che frusto i miei panni?
Il colore dei campi non c’è
E non c’è il pennello
Il giallo secchiello che sorride alle larve.

 


Una risposta a "Luciano Nota – Tra cielo e volto (Dante Maffia)"

  1. “Consacra
    Queste pere piene d’ansia
    Questa mela putrefatta
    Questo scarto di lattuga.”

    e

    “Stanotte sarà vampa
    la terra nella mia scarpa.”

    sono versi, questi, che chiamano e ai quali ti giri senza rispondere, ma un saluto di riconoscimento con la testa lo dai.

    "Mi piace"

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