Anna Laura Longo, “Questo è il mese dei radiosi incarnati del suolo” (ed. Oèdipus, 2016)
Il titolo del libro che recita “Questo è il mese dei radiosi incarnati del suolo”, credo abbia tutte le caratteristiche, per essere definita come una esplicita dichiarazione poetica, ma al contempo ispirata – come spesso avviene – da una esigenza artistico-espressiva, fra le più convincenti ed urgenti, che appartengono all’innata poliedricità di Anna Laura Longo. Vale a dire, quella di concreare con la costruzione dei versi, un’architettura complanare a più livelli che, in alcuni momenti, i più estatici, pare convertirsi e trasfigurarsi in un ipercubo psichico-poetico – destinandoci nel corso della lettura – al di là e attra-verso ulteriori spazi sconosciuti e nondimeno inconsueti, ma che Ella ci descrive come percorribili e perlustrabili, per mezzo di un meditato efficace utilizzo di una sua personalissima visione quadridimensionale medianico-poetica, che si rivela dispiegandosi e sfrangiandosi in un opus tassellatum tutto suo: un mosaico dipinto con colori primari “puri”, nel quale a volte è più complesso, altre più agevole individuarne le tessere, i materiali interagenti, che qui gemmano e defluiscono sulla carta come radici contrattili (metafora botanica della trasmissione della sostanza-essenza lirico-linfatica alle sue cellule epidermiche e poetiche radicali). La modulazione del suo sistema poetico-atonale, sembra cadenzato da un sorprendente e onnipresente Basso Continuum di concatenazioni, che trasmutano le poesie-partiture, ora in una energica e mirabolante miscela comburivora, ora in un accurato e curativo composto officinale alchemico-lirico e plastico-sonoro: prova ne è l’offerta tattile e visiva, di una micro-installazione all’interno della pubblicazione. Il libro contiene in sé delle parole chiave, prime fra tutte “il mese”, che oltre ad essere una suddivisione temporale, è qui inteso come segno declaratorio/delimitativo, circoscritto e circonstanziato: una specie di cromlech… di cerchio magico, per la predilezione – Forse? – di una forma oratoria e oracolare dell’autrice, secondo la quale prende vita e si manifesta (oserei dire, assumendomene tutte le responsabilità J) una Pizia performativa, che in diverse occasioni, è sostenuta da un premeditato ed equilibrato linguaggio del corpo e dell’azione mimica, in sinergia al dinamismo dei versi e alla congiunzione commisurata dei riverberi e delle consonanze – Cimenti e simulazioni fonematiche e fenomeniche… frutto dell’armonia e dell’invenzione? Efficaci tecniche interpretative non convenzionali? Certo! Affermerei – E chi sarebbero, quindi, questi “Radiosi incarnati”…? – Sono forse Entità ectoplasmatiche? Messaggeri Ermetici, Eretici ed Ermeneutici? Ebbene sì, essi sono coloro che rappresentano l’humus (e gli homunculus?) della Terra, che alimenta i suoi germogli in questo mese – in questo preciso arco temporale – affiorando da un suolo, che nelle sue viscere, è per sua natura tellurico e magmatico – si riamalgama il Tempo – scrive Anna Laura… forse dopo un esorcismo poetico… un rituale misteriosofico/metafisico. La poetessa è quindi una Ierofante?… i testi poetici sono scritti per gl’Iniziati… sembrando essi il sostrato e il sunto delle sue Rivelazioni? La lettura di questo suo libro è simile ad una breve ma intensa peregrinazione, perché mi ricorda fra le sue trame… le sue pieghe e righe… i suoi righi pentalinei, certi fotogrammi della “Via Lattea” di Buñuel, poiché al suo termine, ci è riferito che il Camino verso Santiago De Compostela, è tutta un’illusione e il miracolo della vista ai ciechi, dura solo per poco – essi infatti tornano subito a procedere tastando il terreno con i loro bastoni!! Ma mi piacerebbe ancor di più avvicinare, questa raccolta poetica di Anna Laura, alle sue composizioni musicali, nelle quali si articola scientemente una “concreta” materia sonora… composta da ascolti ed auscultazioni, permutazioni e premonizioni – aggiungo io – che ci consegnano esiti eccellenti e risultati versatili di ottima fattura in entrambe le due forme d’arte. Alcuni suoi versi: Viale […] ossuto […] ricoperto di rame, città longilinee, rimbalzo-nitido-riverberante, resta il volto anticato, e lo straordinario, spiazzante e drammatico: un decesso di ombre, mi fanno pensare ad un primo acchito, seppur lontanamente, a molte esperienze e sperimentazioni poetiche delle avanguardie del secolo passato, che Anna Laura ci dimostra di averle sapute oltrepassare, come in questo verso – estrapolato a pagina 27 – che trovo straordinario e, che nello stesso tempo (a mio modo di vedere) rappresenta la prova tangibile e la mantenuta promessa di un autentico atto creativo e performativo, mediante il quale, riesce ad imprimere alle sue parole una vera potenza poetica, scrivendo: forgia un grido di trasformazione. Insomma per dirla con l’autrice un’ombra della voce che c’è… – o c’è sempre stata – e di cui se ne avverte la presenza. Ma non ne si conosce la provenienza e la matrice… così come in questi versi illuminanti e conclusivi a pagina 25: […] C’è un chiarore/nelle fenditure del manto della conoscenza.
Stefano Amorese