“L’undici settembre dei Pugliesi” di Tommaso Parisi
Sono le ore 8.00 del “giorno dopo”. Il centro trasfusionale dell’Ospedale di Molfetta è affollato da circa 150 persone, e nelle ore successive ne arriveranno almeno altre 200. Tra loro tantissimi giovani. In massa i donatori abituali, per altri invece è stata la “prima volta”. Tutti doneranno una parte di sé, mossi da un sentimento vero, commovente ma anche letale, perché capace di annichilire discussioni sterili in un momento che deve essere di cordoglio e silenzio. Alle ore 11.00 l’emergenza sangue è rientrata.
Alle 13.00 a Molfetta già 100 persone hanno contribuito a quello che definisco come “piccolo grande miracolo”. Alla stessa ora medici e infermieri prendono una pausa, appena 5 minuti per un panino, poi ricominciano ad accogliere altri donatori. Ci sono gruppi di amici, signori e signore di tutte le età. Tra tanti noto un ragazzo con la Gazzetta del Mezzogiorno, il giornale però è piegato in modo tale da nascondere la prima pagina, quella con la foto aerea dell’incidente. Per me non è stato un caso, perché lì per lì ho pensato che a queste tragedie bisogna reagire nell’immediatezza, nascondendo un dolore che non si potrà mai dimenticare. Seppur nel silenzio e nell’attesa, è stata un momento di unione e lo sarà fino alle ore 19.00. Oggi Molfetta, Corato, Andria, l’intera Puglia insomma ha dimostrato che siamo un posto meraviglioso, una terra bella ma anche dannata. Una terra dove gli alberi di ulivo si abbracciano con i corpi delle vittime, come per accoglierli e piangere insieme. Oggi è un giorno diverso: è la giornata dei donatori, dei pugliesi, dei volontari, dei medici, delle forze dell’ordine ma soprattutto dei parenti delle vittime. Ieri la nostra Puglia si è fermata. Oggi ha ripreso a correre, riempiendo gli ospedali di donatori e i cuori di solidarietà. Detto questo mi chiedo: solo di fronte a questi drammi siamo capaci di confermarci una comunità unita? Dovremmo farlo ogni giorno, almeno proviamoci! E’ vero, spesso la rabbia ci spoglia di ogni senso di rassegnazione e lucidità. Ci arrabbiamo se pensiamo al binario unico, o se pensiamo al “dobbiamo fare chiarezza” di qualche politico che solo ieri, attorno alle ore 12.00, ha notato finalmente un Sud forse dimenticato da molti. Ci incazziamo se pensiamo che questa vicenda sarà una “pena” per i superstiti e per i parenti delle vittime, che dovranno aspettare i soliti tempi della giustizia italiana che spesso ”ama” dimenticare. Ma questa è un’altra storia.