IO E IO
Credo che la vita sia il mio principale aguzzino,
e quando ci sono quelle giornate umide
e le mosche bidonate nella lordura del momento,
mi ritiro nel mio bureau di taccuini,
guardo il cielo e mi rivedo spiaccicato
su quelle lente nuvole stracolme d’acqua,
in quei giorni stringati di dicembre
e i cortili imbiancati come lenzuoli d’avi e di morte!
IL COLPO
Schizzano sul muro sudato le imperfezioni
d’una vita vissuta sguaiata
come ritratti che furono sepolti
verso una sera incastonata tra le spine,
dubbi in crepe di polvere, graticole
interrotte nel calore inaffidabile
che lentamente strappa la sua carne al vento,
come dalla memoria d’un proiettile
sempre in eterno si scava.
QUI
Voglio declamare una preghiera ma non per paura;
le luci sono affievolite e le coronarie
suonano ad intermittenza,
come una slavina il mio cuore imbambolato
come quegli amori spenti presto e chissà,
quanto la mia vita dura!
GUIZZO
Sopra quel tenero fiore è spiaccicata l’ape tenera
che impollina l’attimo e fugge e sfugge al via di refoli,
che guarda in basso e ninnola,
e nidifica…
sopra quel ciuffo d’erba un eco immobile
è suono che basico di se stesso
oltre i cieli che sopra e al di sopra muoiono,
le api le più sveglie, il guizzo sulla foglia di brina!
“come dalla memoria d’un proiettile/sempre in eterno si scava”, una chiusa fulminate che racchiude il senso di queste poesie: lo scavo incessante e tormentato che porta a fissare in momenti il flusso dell’esistenza. Compito della poesia è prenderne nota, in un “bureau di taccuini” in cui “schizzano sul muro sudato le imperfezioni”.
Grazie a Fabio Strinati per queste poesie inedite, che costituiscono un nucleo molto promettente di quella che, ci auguriamo, diventerà una raccolta.
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mi piace soprattutto l’immagine (potente) delle “mosche bidonate nella lordura del momento”, del “muro sudato” e dello “spiaccicarsi” (che torna due volte e suona particolarmente vivo e tridimensionale, per uno strano ossimoro di sensi).
l’enfasi dei punti esclamativi, invece, la trovo pleonastica.
(occhio, refuso: un eco immobile)
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Uno scavo esistenziale molto materico, alla fine ci si ritrova come “docile fibra di universo” a partecipare nell’essenza all’esistenza delle altre creature, come l’ape, fraternamente.
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