Lorenzo Pataro: “BRUCIARE LA SETE” ed. Controluna 1018
Dalla prefazione di Eleonora Rimolo…
I versi di Lorenzo Pataro nascono dalla necessità di soddisfare la sete. L’autore è mosso dal desiderio di abbeverarsi alla fonte della parola (Quando sfogli la tua anima / con parole/ che vorresti dire, / ma non dici), e nello stesso tempo avverte una secchezza delle fauci che diventa gradualmente un vero e proprio bruciore (Ti sei accorta / del fumo / quanto ho bruciato per te).
[…]
È dentro un amore che Pataro arde, e a causa di quell’arsura insopportabile, sfuggente, cerca disperatamente una fonte a cui abbeverarsi (Ti tenevi per mano, / come una bambina / che ha troppa paura / di attraversare, / sulle strisce pedonali del tempo. / Ti accarezzavi senza gentilezza, /cresciuta a pane e ferocia): il tormento provato viene scandagliato in tutte le forme poetiche possibili diventando immagine fotografica, cercando la compagnia, il contatto, tentando di raggiungere un’ideale condivisione con l’Altro che manca, o che va via…
[…]
Lo stile prediletto è quello del frammento, che suggerisce la visione
sfuggente di un momento che si rivela all’improvviso per poi tornare nell’oblio: in questo modo le ombre della memoria felice cercano asilo in uno spazio e un luogo del presente che però non esiste, se non all’interno della pagina bianca…
[…]
È quindi vero, come recita il verso di Emily Dickinson (L’acqua è insegnata dalla sete), che soltanto attraverso l’esperienza della perdita di ogni coordinata esistenziale riusciamo a riabbracciare totalmente il nostro Io, frammentato all’interno di un complesso sistema di relazioni non sempre lineari, e che questo processo di riappropriazione e di rinascita può essere serenamente completato seguendo il percorso tracciato dalla poesia.
Oltre te
Vorrei leggere
le poesie che hai letto,
per leggerti.
Guardare
i film che hai visto,
per guardarti
con nuovi occhi.
Vorrei percorrere
tutte le strade
che hai attraversato,
per attraversarti.
Eppure mi basta solo l’indifferenza
delle tue palpebre,
per sentire
la tua voce.
Quando sfogli la tua anima
con parole
che vorresti dire,
ma non dici.
Quando accendi la tua anima
col desiderio
che susciti in me
anche senza suscitarlo.
Quando premi la tua anima
contro la mia
coi baci che mi dai
anche senza baciarmi.
Per conoscerti
mi basta
non conoscerti
affatto.
Amo
ciò che è impossibile
vedere
oltre l’Oltre.
Oltre te.
*
Darsi al vento
Ingoiare per sbaglio i noccioli delle ciliegie:
errore di fatalità diresti
istante negato che si partorisce dal buio
emerge dai cunicoli della gola
e li addenta come una madre quando vorace
trascina dai polsi il suo bambino
per insegnargli la ferocia dell’ascolto.
Ritirare la sete:
difetto di volontà diresti
istante scelto che si contorce
al sole, come ritira la lingua la serpe,
la saliva amara.
Spezzare la punta della matita
sentire le vertebre stridere
con la grafite:
errore di precisione diresti
pugile flaccido
bersaglio mancato per un soffio
troppa superbia nell’impugnare l’arma.
– Siamo fatti per cadere –
ti dico
mente ti ergi a un millimetro
dal mio gettare
e vorresti che i coltelli
non sviscerassero il vuoto.
*
L’incendio
Dopo l’inutile attesa,
il Bosco del Nontempo
si è incendiato
e ha illuminato alle tue superbe pupille
la mia buia forma da dissetare.
Ti sei accorta
del fumo
quanto ho bruciato per te.
Ora insieme
ondeggiamo a unirci
come radici naufraghe
che si intrecciano di notte,
vermi che fanno all’amore
tra le fauci di fuochi fatui.
*
Mollette di notte
Spogliamoci adesso
senza mollette addosso
vestiti di notte
stesi alla luna
altrimenti a domani
non ci arriviamo.
*
Loop di te
Sei quell’ossessiva canzone
che continuerei a riprodurre
dalla mia playlist
senza mai stancarmi.
Perché sei l’unica melodia
che merita di farsi voce
– e spazio –
fra le mie stonature.
*
Viversi
Abbi la forza
d’ora in poi
di guardare sotto
e continuare a camminare
sul filo della speranza
anche senza speranza.
Guarda in basso
solo per darti coraggio
e spingerti più in alto,
senza perderti fra le voci
che ti indurranno a cadere.
E se dovessi ascoltarle
fallo solo per poter poi raccontare
il loro volto
stanco della vita.
*
Lorenzo Pataro, nato a Castrovillari (Cs) il 14/11/1998, vive a Laino Borgo (Cs) da sempre. Diplomato al liceo scientifico di Lagonegro (Pz), da ottobre studia Lettere Moderne presso l’università degli studi di Salerno. Scrive anche racconti e uno di questi, “Storia di un violino e di un corallo”, nel 2015, è stato pubblicato in un’antologia per scopi umanitari, Uomini su carta vol. 2, a cura di Gemma Gemmiti. Non ama definirsi né un poeta né uno scrittore, per ora, soprattutto per il rispetto che nutre verso i grandi degni di questo nome che lo hanno formato. Gli piace chiamarsi con l’appellativo di “scrivente”, persona che scrive, che si libera scrivendo, ma senza pretesa alcuna. Due testi del libro sono stati pubblicati in anteprima dalla prestigiosa rivista di poesia Atelier Poesia e uno di questi è stato tradotto in spagnolo dal Centro Cultural Tina Modotti di Antonio Nazzaro. Altri testi sono usciti per altre importanti riviste come PoetarumSilva, YAWP: giornale di letterature e filosofie, Frequenze poetiche, Menti sommerse per la rubrica “I fiordalisi”.
il ragazzo è giovane, sicuramente ha da dire e dare ancora il meglio di sé, che almeno per il momento si nota particolarmente sul breve
"Mi piace""Mi piace"