L’ECCEDENZA APPESA
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Taglio quello che resta dei sogni
li appendo dove chi passa li vede
a colori sono anche le interruzioni
dei suoni del rumore bianco
poi arriva il vento che asciuga
il sudore e ogni dinamica si inceppa
e siamo fermi come nelle stampe
sappiate e sfinite.
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Quando ti scuotevano
i rumori nella testa
ti brillavano gli zigomi
come un muro invaso da un’ombra
una carezza eccessiva
prima della sospensione
da e tra il respiro
un fiato che sfiora e scompare.
***
Le troppe annacquate emozioni
destinate negli angoli delle stanze
si ravvivano sospinte dal brusio
da un’apparente stimolo
un riflesso condizionato
che muove in tondo
ogni pensiero insistito.
****
Non sempre il gomito
si accarezza quando si spella
lo zigomo come finisce
un ciclo e ciò che rinizia
rimbalza non riesci a trattenerlo.
*****
L’annuncio è di quelli che fa
paura e lascia inermi
non riesci a distogliere la mente
non ne parlano ma ti passano
accanto ti sfiorano
e rivelano che l’apparenza
non sempre inganna.
E’ quel taglio la poesia? Una camera oscura che si apre agli intrusi? Domanda retorica, e a seguire le istantanee un annuncio che toglie il fiato.
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le cose più segrete di noi rese materiche si appendono come panni
(o come il libro di geometria appeso in “2666” di Bolano)
o come I tagli delle carni macellerie,
da essere così esposte così alle crudeli leggi del mondo fisico.
Il riflesso (in)condizionato dell’interazione col mondo
ci mostra come, a differenza di noi, lui non ha segreti ed è quello che appare.
Buona poesia, che svela qualcosa.
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Grazie, Giancarlo.
Un caro saluto a te e Abele e buon anno a tutti!!
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uno dei miei poeti preferiti che leggo costantemente in rete
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Grazie, Flavio
Un abbraccio!
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terribile l’immobilità impotente delle stampe seppiate (sappiate che lo siamo), che entra in risonanza (rumore bianco, rumori nella testa) col fiato che sfiora, sfiorisce e scompare. lasciandoci appesi al peso di un’eccedenza di pensiero che è tanto più evidente quanto più entro le quattro mura, ormai disabitate di coscienza, (ri)emerge da un angolo “invaso da un’ombra” un riflesso condizionato. un’apparenza che non sempre inganna. un sogno che non sempre sfinisce. un gomito che non sempre si spella con una carezza. mi son venuti inermi a fior di pelle: davvero liriche di grande forza maieutica. se l’atto fosse un gesto atletico, direi quei fotogrammi al ràlenti del salto con l’asta quando l’atleta quasi “muove in tondo” sopra l’asticella.
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Ué Malos, grazie.
Ti auguro un grande anno!
Un abbraccio!
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