Iole Toini: Se c’è un posto dove abita la primavera questo è Napoli

Napoli 1- Iole Toni
Se c’è un posto dove abita la primavera questo è Napoli: vicoli appesi ai panni sbandierano voci da mattina a sera. Qui ogni cosa cade dall’alto e in alto torna. Qui ognuno può contare sulla felicità.

Il marciapiede è il posto più vicino a Dio.

Una gioia contagiosa e irriverente sa toccare il nervo e, se necessario, ingoiarlo intero.

Un traffico sguaiato di pedoni mangia sfogliatelle e pizze, a sua volta è inghiottito da bancarelle luccicanti che si accalcano fuori dai negozi, dondolando cornetti che sembrano saltellare in un incantesimo vispo e dirompente.

Pasta a forma di fighette e cazzetti, recita il cartello che invita all’acquisto, in bella mostra vicino a sacchi di immondizia, scarpe spaiate, sedie rotte e una serie interminabile di santelle di Madonne, di Santi e ricorrenze religiose, con i loro lumini fiori finti baldacchini.

Un fiume di gente rotola sul decumano centrale senza altra occupazione che fagocitare e farsi fagocitare dallo sguardo limpido e impertinente di una città sbragata, dove ogni cosa ha slancio verso il sole.

Cosce di ragazze in carne con troppo rossetto aspettano la  circumvesuviana; invadenti turisti le osservano frastornati da una libertà senza riparo.

Il cielo cade sui tetti come sui resti di nobili sassi.

Qui tutto è nobile: la casa diroccata in vico Scassacocchi, come l’ardente via dei Tribunali dove un vecchio ingobbito trascina una borsa di plastica rotta.

Ed ecco il garzone che con la motoretta e senza casco zigzaga fra banchi di pesce e furgoni fermi sui marciapiedi; ecco la donna che sporge dal balcone le sue grasse tette e cala il cesto per la spesa giornaliera; ecco il pescivendolo, il lattaio, il venditore di frattaglie, ognuno fissato dentro un quadro vecchio come i ciottoli che sgusciano verso il mare con una risata gorgogliante e libera.

Il traffico congestionato è il più gentile ci possa essere. I pedoni sparano a destra e a manca in un disordine che si compiace di se stesso, trascinati in una guerriglia divertente e senza danni; gli automobilisti rallentano e si fermano pazienti, acconsentono a questo svaccato turista che alimenta il trambusto con il disgusto proprio di chi solleva il mento dello snobismo mentre si scaccola il naso.

Cercare di cogliere intero il quadro e fissarlo sulla tela della comprensione è difficile quanto forse non lo è stato per Giuseppe Sanmartino scolpire nel marmo l’orma dolente e bellissima del Cristo Velato.

Ma lui apparteneva a questa terra spalancata, aveva lo stesso sguardo affamato e trascinante come solo la dismisura sa essere.

E così la primavera si stiracchia fra questi vicoli come un cane docile che aspetta solo il sole a dire che questo, che quello, il sole a fare dorato il cuore e Napoli ci saluta col suo largo volto rovesciato in uno strascicato bacio.

Iole Toini

Napoli2 – Iole Toini
Napoli 3- Iole Toini
Napoli 4 – Iole Toini
Napoli 5 – Iole Toini
Napoli 6 – Iole Toini

6 risposte a "Iole Toini: Se c’è un posto dove abita la primavera questo è Napoli"

  1. Lo sguardo di una grande poetessa su una città grande, tanto grande da essere un mondo a parte. Un mondo che resiste, tra le sue tante contraddizioni e tinte contrastanti, nella sua intima e chiassosa Primavera. Molto belle anche le foto di Iole – immagino che nella numero 5 lo scheletro di sedia per strada stia a significare parcheggio riservato 🙂

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  2. amo le parole di Iole da sempre (quindi amo Iole).
    : )
    come notavo in epoche storiche, la sua prosa *non* è poesia che esonda i vincoli formali: è vera anima prosa. a differenza di quanto sosteneva nonna Virginia (“la prosa migliore è quella che è più piena di poesia”), prosa e poesia hanno pari astratta dignità, comunicano verbalizzazioni diverse e non è una buona idea montare un mobiletto dell’Ikea con un cavatappi. ciò non vuol dire che non si possa stappare una bottiglia di Grechetto e brindare mentre si avvitano le parti da assemblare come da istruzioni, ma tant’è purtroppo assai spesso capita di vedere prose “poetiche” smarrirsi in solipsismi artificiosi e ridondanti.
    la prosa di Iole, invece, racconta il mondo, sa comunicare il nucleo polposo di Napoli e anche stavolta ogni parola è al posto giusto. le pagine scritte “sbandierano voci” in modo addirittura vertiginoso: si cade dentro, si muta prospettiva fino a scoprire “vicoli appesi ai panni”. è allora che ti guardi intorno, vedi esseri umani e li *comprendi* per mano… un vero e proprio camminare insieme, un passo narrativo dotato di grande sensibilità.

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  3. Ritornare alla lettura ( da qui, da un blog – come anche da altri) dove c’è la possibilità di leggere e scambiarsi alcune opinioni che hanno una vera e propria funzione: oltre che di comunicazione, di vero scambio e confronto.
    L’avvento di fb purtroppo ha in parte ucciso questo tipo di mezzo che è senza dubbio secondo me uno degli strumenti migliori per crescere all’interno dell’universo “letteratura”.
    Grazie a Abele per questo binario ritrovato, e grazie delle sue parole.
    Grazie a Malos (che amo anche io ora e sempre amen )

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  4. Lietissimo per la presenza di Iole, poetessa che apprezzo e stimo notevolmente, su Neobar. A Napoli ho vissuto poco più di due mesi, nel 1979, ai tempi del servizio militare in località San Giorgio a Cremano. Vedo che, dopo 40 anni, la città è sempre la stessa.

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  5. Quando si è poeti,penso sia impossibile disgiungere in quello che si scrive prosa da poesia. Una mia idea, ovvio che nasca allora qualcosa di grandioso.Ad esempio non mi è facile inquadrare in una sola categoria questo rigo nel testo:

    “Una gioia contagiosa e irriverente sa toccare il nervo e, se necessario, ingoiarlo intero.”

    Di un posto ognuno che lo attraversa si fa un racconto che poi permane nel tempo sfrondato di mille particolari, ma qui la gioia, il sole, la felicità fortemente contrastano quell’immagine che arriva di un luogo, Napoli, duramente e ingiustamente provato dai mali della contemporaneità. Ci riconsegnano invece l’umanità partenopea, fermento della sua grande tradizione letteraria e artistica, Eduardo in testa, che sopravvive intatta con i suoi frutti tra i vicoli,

    “Il marciapiede è il posto più vicino a Dio.”

    sono d’accordo con te, grazie per questa pagina
    Franco

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