In un café
Anche se i tempi sono duri con le buonanotte aggressive non si ottiene nulla. Una qualche buonanotte aggressiva, bassamente popolare non è giusta ma programmaticamente ruota intorno a una felicità che inciampa, si sgancia dal vissuto. “E allora, addio”, così diceva Angela all’amica seduta al bar. Io la guardavo e pensavo di essere talmente stanca da non riuscire nemmeno ad ingannarmi ad ascoltarle veramente, pensavo che se gli atti si compiono in due, loro due non ne sapevano compiere nemmeno uno buono. Avevo letto una poesia che era stata più volte citata nei grandi libri di letteratura e parlava di come si tenta una felicità, come la si regala. Chissà se quelle due potevano dirmi come fanno questi poeti che da bassamente popolari, senza una minima autenticità e sincerità finiscono sui grandi libri di letteratura. Sarà che i libri di letteratura non sono il mio paradiso interiore ma far passare per letteratura questa merda, insomma. Per raggiungere la felicità è importante evitare quanta più gente possibile, questo è chiaro.
Fuori per strada un uomo teneva una donna per la mano, mi sembrava le stesse tenendo il cuore come in un possibile collage. Fin tanto che non si vede il cuore si può sempre procedere in avanti, mi dico. Ma quelle due continuavano a parlare di cose accadute prima e compleanni. “Sì è nata a maggio, certo”, riuscivo a sentire che parlavano per aneddoti. Che tipe losche e ipotetiche. Mi stancavo di ascoltarle. Mangiavo il mio avocado pensando di essere capace a riuscire a depistarle, boicottarle insomma farle delirare con dei numeri diversi. “Certo, e parliamo di matrimonio è qualcosa di destinato”.
“Qualcosa di destinato?”, “Dio ma chi le autorizza a sganciare dall’ugola parole anatomicamente superficiali, narcisistiche e calde al parossismo senza alcun vaglio critico?”, non sono autorizzata purtroppo nemmeno io a risponderle. E mi annoio decisamente a scriverci un racconto o una pagina su quelle due. Due che invece di smettere di fumare pensano che il matrimonio è qualcosa di destinato, che la numerologia è la chiave per leggere la storia e non perdere nelle battaglie della vita, e che ogni orizzonte è un rivissuto inconscio. Non sono una di quelle che quando guarda donne stupide parlare di leggerezze inutili al bar si alza e grida un metoo, no. Preferisco pensare di somigliare a una di quelle mamme che trattengono il carrozzino anche quando devono fare un lungo tratto in treno col figlio piccolo e piove e non sanno nemmeno se qualcuno possa andarle a prendere.
Un numero mi è caduto sui piedi, ora. Sembra scritto dietro lo scontrino del bar che probabilmente sarà stato smarrito da qualcuno prima di me. Vorrei illudermi che si tratti di un codice segreto che sotto a “Pigna colada, tofee al latte” ci sia l’indicazione almeno per vincere quel pezzo di noia della vita che stavo vivendo. Dopotutto una data cosa cambia, un numero, una cifra? Un modo per creare qualcosa che non sia destinato ma che sia preciso. Una data è una passione costruttiva, un giorno preciso, un attimo.
Michela ha trovato una coccinella. Angela grida come se fosse accaduto l’evento dell’anno, ed ora colta dalla gioia si mette a raccontare di quando da piccola amava collezionare coccinelle. Mi sento autorizzata ad andare in bagno per evitare la scena, mi alzo, metto lo scontrino in tasca, mangio una caramella a menta.
Quando torno a sedermi qualcosa era cambiato nelle loro facce, avevano ora in mano delle foto dei loro cani. Dio, ora si passa a chi ha più animali domestici. Vorrei intervenire, giuro. Non sono più nella pelle, vorrei descrivere qualche aneddoto così all’impronta che deriva da quel pomeriggio di allegro nichilismo. Mi dico che è la seconda parte di una buffa storia, mi arriva un messaggio da lui.
“Stasera metti gli autoreggenti, ti amo”. Quelle due non sapevano nulla delle mie buonanotte, di lui, che mi distingueva, mi riempiva, mio in tutto. Avevo avuto anche io dei cani, ma ora quel numero sullo scontrino, quel codice segreto, il midori che sorseggiavo; forse oggi mi dice che non possiamo perdere e mi chiede di sposarmi. Queste caramelle a menta mi ricordano che sono incinta da due mesi e qualcosa dovrà pur cambiare.
Vorrei di tutto cuore depistare gli argomenti di Angela e Michela per dire loro di ascoltarmi. Non ho un uomo invisibile, ci amiamo. È solo che il midori non finisce, le sue parole di innamorato non finiscono e che non c’è nulla di sorprendentemente costruttivo in un neonato allo stesso bar, nello stesso giorno, con una stessa coccinella finita sulle sue dita sporche di latte. Sono codici segreti quelli delle coccinelle, quelle due lo sapevano. Codici che non potrebbero essere scritti nemmeno in una autobiografia all’italiana. Mi tolgo gli orecchini, Angela è più vecchia di sei anni e Michela pure, la prima ha un cappello bianco, l’altra un giubbino rosso con delle scritte in bianco. Tutto sembra uguale negli anni, tutto come scritto nei grandi libri di letteratura.
La vecchiaia non cambia, le coccinelle non cambiano, la morte è una cosa estemporanea. C’è un posto giusto anche qui, per un “not to be”, per un pubblico sconforto che di volta in volta con gentilezza si sopravvive, c’è un posto anche qui di controfigure e letture bibliche, di eleganti autoreggenti sfilati con appetito perché non sono una femme fatale ma lui mi fa sentire una femme fatale. È più facile amiche mie, non dirsi niente, continuate pure a guardare la foto dei vostri cani.
Sabatina Napolitano – Febbraio 2020
Sabatina Napolitano è nata nel 1989, poeta, freelance, scrittrice, critica. Sue poesie sono pubblicate nella rubrica di Silvia Castellani; su «Poetarum Silva»; nell’antologia «Secondo repertorio di poesia italiana contemporanea» di Arcipelago itaca; nel blog «Poesia ultracontemporanea» di Sonia Caporossi; su «Neobar», «Bibbia d’Asfalto», «Irisnews», «La poesia e lo Spirito», «Poesiadelnostrotempo», «Nazione Indiana». Ha collaborato con «Oubliette Magazine», e «Satisfiction». Nel 2019 pubblica «Scritto d’autunno» per Edizioni Ensemble. È nella giuria del premio Nabokov ed è redattrice del giornaleletterario.it.
ho letto tutto fino in fondo, mosso da speranzoso stupore: un racconto qui, nella casa dei poeti!! ahimè, non ho cose buone da dire, quindi mi fermo alloletto.
: )))
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Spiegami quando puoi cosa c’è che non va, o scrivimi qui: sabatina.napolitano@gmail.com
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