Stefano Vitale SI RESTA SEMPRE ALTROVE
Prefazione di Alessandro Fo – Postfazione di Alfredo Rienzi
In quest’ultima tappa del suo percorso poetico, Stefano Vitale prosegue l’insistita esplorazione del mondo e del proprio esserci, del divenire in esso e del nominarlo. Il titolo, schietto e icastico al tempo stesso, confessa come l’azione di avvicinamento all’antinomico qui, l’assedio al centro, il pienamente dimorarsi in esso, restino ancora una volta, «sempre», vani o quantomeno provvisori e parziali. Per quanto inseguita, indagata, a volte subita, la strada verso la città perfetta non si lascia possedere fino in fondo, si oppone, così che un «altrove» (o una miriade di altrove) resti meta sconsolata e confine, ma per il poeta – che questa ricerca sa essere il suo compito – anche nuovo punto di partenza.
Dalla Postfazione di Alfredo Rienzi
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Stefano Vitale è nato a Palermo. Il primo di una rosa di Ricordi palermitani, torna a insistere sul tema guida della raccolta, l’intreccio di essere e non essere, di bene e male – parafrasando Gozzano, «vive tra il Tutto e il Niente/ questa cosa vivente/ detta stefanovitale» –. Il nostro intervenire, come meglio possiamo, su una scena esposta al soffio dell’entropia, dell’ineluttabile declino:
Un tempo eravamo marrani
scaltri mercanti ignoti marinari.
come fosse la nuda bellezza
d’un mondo che intanto cade in rovina.
Nessuno conosce meglio di noi
l’arte di vendere quel niente che siamo
Dalla Prefazione di Alessandro Fo
Stefano Vitale
SI RESTA SEMPRE ALTROVE
Prefazione di Alessandro Fo
Postfazione di Alfredo Rienzi
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SI RESTA SEMPRE ALTROVE
Vi chiedo coraggio, sognate
Con la dignità degli esuli
E non con il rancore dei malati
Antonella Anedda, Residenze invernali
Ovunque sia
Io sono ciò che manca
Mark Strand, Tenere insieme le cose
In “Motivi per muoversi”, 1968
(Tutte le poesie, Mondadori, 2019)
Il tempo di una rosa
quello di una vita
improvviso fiorire
lento disfarsi
nel profumo dell’erba
ricamato di luce
nell’istante del disastro
di petali precipitati
cercare la salvezza
nel taglio estremo
c’è il calore del corpo
dimora in cammino
verso l’altro capo delle cose.
E’ un mondo immeritato.
Occorre gratitudine.
Nanni Cagnone, XIV, da “Le cose innegabili”
Passare oltre
la perdita di noi
sciolti tutti i legami
rami senza peso
soglia che si confonde
nell’imparare il senso
della grazia ricevuta
senza merito d’esserci
non più domandare
soltanto stormire
arresi, laceri nella gioia
di questo sostare
______ e non morire.
*
Variazioni di luce per voce sola
Luce dimenticata accesa
luce sprecata direbbe qualcuno
lume-lama che segna
lo sforzo del nostro apparire.
C’è chi vive di stelle nate morte
felice nell’eco della loro luce
chi nelle crepe dei muri cerca la voce
disperato per la sua sorte.
Abbi cura che tutto intorno
sia terso e brillante
silenzio che non sia pietra
ma sguardo rapace e felice.
Inghiotte la luce altra luce
mastica i giorni, ai piedi del muro
s’accende un lumino
in memoria del buio che verrà.
*
Ricordi palermitani
I.
Un tempo eravamo marrani
scaltri mercanti ignoti marinari.
Nessuno conosce meglio di noi
l’arte di vendere quel niente che siamo
come fosse la nuda bellezza
d’un mondo che intanto cade in rovina.
II.
Ho portato a spasso
il tuo sorriso in carrozza
dalla Stazione all’Acquasanta
la valigia odorava di treno e di mare
nel traballante scalpiccìo
degli zoccoli sul pavé
il vento ci lavava la faccia
dalla fatica del viaggio.
III.
Con mia madre
in punta di piedi la mattina
verso Monreale
su per corso Calatafimi
e San Martino delle Scale
sotto il cielo ancòra grigio
saliva il filobus
sussurrando alla strada
parole gommate
morbide scariche elettriche
di sorrisi non ancora smarriti.
A mia madre Maria Grazia
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Stefano Vitale (1958), nato a Palermo, vive e lavora a Torino. Nel 2003 ha pubblicato (con Bertrand Chavaroche e Andy Kraft) Double Face (Ed. Palais d’Hiver, Gradingnan, Francia), nel 2005 Viaggio in Sicilia (Libro Italiano, Ragusa) e Semplici Esseri (Manni). Seguono Le stagioni dell’istante (Prefazione di Mauro Ferrari, Joker 2005); La traversata della notte (ivi, Prefazione di Giorgio Luzzi, 2007); Il retro delle cose puntoacapo 2012, Prefazione di Gabriella Sica); Angeli (illustrazioni di Albertina Bollati, PaolaGribaudoEditore 2013). Nel 2015 ha curato (con Maria Antonietta Maccioccu) la raccolta Mal’amore no (SeNonOraQuando). Del 2017 è La saggezza degli ubriachi (La Vita felice) e del 2019 Incerto confine (illustrazioni di Albertina Bollati, prefazione di Vittorio Bo) per PaolaGribaudo Editore, Torino. Del 2021 è Il colore dei gatti per Ventura Edizioni, 12 filastrocche per bambini con illustrazioni di Albertina Bollati. Poesie da La saggezza degli ubriachi e da Incerto confine sono tradotte in inglese sul Journal of Italian Translation (2019 e 2020) e sul sito Italian Poetry (2018). È presente in Ossigeno Nascente. Atlante dei poeti contemporanei sul portale griseldaonline dell’Università di Bologna, oltre che sul sito internazionale Italian Poetry diretto da Paolo Ruffilli. Direttore Artistico dell’Associazione Amici dell’Orchestra Sinfonica della Rai, giornalista pubblicista, scrive su http://www.ilgiornalaccio.net, occupandosi delle rubriche letterarie e curando la rubrica “Oggetti smarriti” dedicata alla poesia.
Hanno scritto e detto sulla sua poesia:
“La forte presenza dei limiti dell’esperienza come qualcosa che non penalizza ma invece aiuta a creare senso e vita, è il tratto più coinvolgente e umano della sua poesia” (Cesare Viviani)
“Il suo lieve inno alla vita, testimonianza di un superstite, sfuggito al naufragio della modernità ridotta entro i confini di un acquario, ha un ritmo maturo che punta sull’essenza e sulla mortalità, due condizioni dello spirito che fanno la differenza nell’orda dei tanti che affrontano la loro traversata del nulla” (Giovanna Ioli).
“ è da apprezzare la serietà dell’impegno lirico, la scrittura sorvegliata, mai strepitante, l’attenzione alla forma, il dialogo con la tradizione.” (Umberto Fiori)
“stupisce la rastremata bellezza delle sue poesie apparentemente chiare e immerse nel giorno che si consuma e finisce ma attraversate da una tensione sottile e lacerante …una poesia che è “un’arte raffinata” che rimane ancorata a una duplicità, alla luce che si intravede e al buio che ci sommerge, e fa una scommessa, punta al rischio, al sorriso che spunta dalla ferita” (Gabriella Sica)
“il nocciolo della poetica di Vitale è da trovarsi in questo corpo a corpo, feroce e incandescente, fra le cose e la lingua che le nomina. È in questo senso che deve essere inteso il retro delle cose, questo continuo smascheramento dell’apparenza, che si manifesta come forma di libertà della poesia, capace di rompere schemi e costrizioni, per essere all’interno di una materialità che si mostra attraverso mutevoli sfaccettature” (Luca Benassi).