cinque racconti brevi, ben 44 pagine in un pdf liberamente scaricabile (id est, “a nano”) da leggere d’un fiato sotto l’ombrellone
buone vacanze a tutti i neòbari
cinque racconti brevi, ben 44 pagine in un pdf liberamente scaricabile (id est, “a nano”) da leggere d’un fiato sotto l’ombrellone
buone vacanze a tutti i neòbari
Wow! Che bel regalo, malos! Li centellinerò e diffonderò religiosamente quando finalmente sarò al mare! Avrai presto mie notizie 😊
"Mi piace""Mi piace"
buone vacanze malos, grazie per il dono… 🙂 ciao!
"Mi piace""Mi piace"
L’inconfondibile cosmicomica realtà – virtuale del non – che afferma la dis integrazione dell’uomo in se stesso.
Da leggere un totem alla volta celeste – troppo dà alla testa e si può cadere in disperazione – senza azione questi i fatti.
La diffusione social e non è un atto democratico?
Malos forevernelcuor.
iole
"Mi piace""Mi piace"
@Abele: mi fa molto piacere che tu abbia gradito… ché in effetti, mi son detto: se una testata minore come il Corriere della Serva regala racconti brevi per l’estate, Neobar può forse essere da meno? : )))
@Doris: prego! e buone…. ehm, buon rientro dalle vacanze anche a te : ))
@iole: iole! ma che bello trovarti in calce a questa comunione di parole (nonché di pensieri sghembi del nano) : ))
no, non dobbiamo cadere in disper/azione, almeno finché, come noti giustamente, ci rimane una seppur minima libertà d’/azione…
confesso, però, che negli ultimi anni, complice l’età che avanza, più che la falce ed il martello, brandisco soprattutto un mare di risate a mare… sarà il periodo estivo?
: ))
un abbraccio grande grandissimo dal tuo fratello più nano.
: )
"Mi piace"Piace a 1 persona
Riceviamo da Patty Schneider il seguente commento ai racconti di malos:
Ciao ! Sono in ritardo di due stagioni! Avevo letto i racconti frettolosamente
questa estate appena usciti, ma poi, tra una cosa e l’altra, il tempo è passato.
Ci ritorno volentieri e con più attenzione, ora. L’epigrafe promette bene, proprio quello che ho trovato nei tuoi testi: semplicità (nel senso di Calvino), ordinari
(nel senso di Carver), ironici e indagatori di costume (nel senso di Luca Goldoni, che probablimente ricordo solo io… ma ho passato un bel periodo leggendolo). Il primo
racconto, distopico, ma lo sono tutti, in fondo, mi è piaciuto tantissimo. L’accurata descrizione dell’aborto (spero…non ho controllato, ma mi fido, ho sentito che sei medico) – tra l’altro mi chiedevo di chi potesse essere incinta, visti i rapporti virtuali. Oppure era una trasgressione e perciò punibile? Interessante comunque, molto M. Atwood – spero non tu non ti offenda, io lo farei. In generale il discorso filosofico di fondo è molto interessante, stiamo ritornando a ritroso da Kant al dualismo binario razionalisti/ empiristi, per ri-immergerci nel Medioevo? Del resto mi sono ritrovata
qualche sera fa a dialogare con un terrapiattista, giuro, non ne avevo mai conosciuto uno in carne e ossa. Pensavo fossero spiritosi Bot in rete. Ora è possibile collegare l’omeopatia ai vaccini, la terra piatta, Putin, i gender, la fisica quantistica,il multiverso, ecc. ecc. ovviamente tutto condito in salsa cyborg, come hai fatto tu nel racconto che vedrei molto bene in una rivista on line tipo Tina, Cattedrale o Nazione Indiana. Ti segnalo anch’io un refuso: “Pesare al mare”. Comunque, scritto magistralmente, complimenti. Anche i dialoghi sono molto riusciti, secondo me.
Con gli altri racconti si scende un po’ di livello, come è anche giusto per
dei racconti estivi. Il secondo è molto divertente, i fantasiosi giochi di parole e l’assurdo (mi chiedevo se ti piacesse Beckett). Ho trovato molto gradevole e intelligente la visione di Moby Dick, una Ismaela un po’ Molly Flanders e che la vera chiave di lettura del romanzo di Melville fosse nel titolo, mi era proprio sfuggito.
Ti segnale che a un certo punto Dario.edu diventa Dario.org e che all’inizio ti è scappato un doc invece di prof. In questo ultimo racconto si fa fatica a distinguere il reale dal virtuale, ma il finale è iper-realista! (Troppo simpatico).
PS: sono solo io che faccio fatica a inviare i commenti a Neobar?
"Mi piace""Mi piace"
commosso ringrazio, al di là delle belle parole, soprattutto per la fisicità *corposa* del commento che mostra un non comune slancio comunicativo.
la condizione mentale che potremmo definire “disposizione all’ascolto” (e quindi anche alla lettura) è ormai quasi scomparsa tanto nel mondo reale quanto nel suo doppio virtuale.
essendo tale condizione una premessa *necessaria* (ma non sufficiente) al realizzarsi di qualsiasi comunicazione/scambio di idee, ecco che il tuo dire diventa – volente o nolente – un prezioso atto di ribellione e di impegno sociale.
e se da un lato, il mio nanaforisma preferito recita cinicamente “l’incomunicabilità muove il mondo”, dall’altro amo chiunque lotti per smentirlo con tutte le sue forze.
: ))
vabbè, massimi sistemi a parte… perché dovrei offendermi per la Atwood? in primis non sono permaloso, eppoi mi sta pure simpatica, anche perché suo padre, come il mio, era un entomologo… con l’occasione, a proposito, le prime due stagioni (poi svacca un po’) della serie TV tratta da “the handmaid’s tale” sono davvero ottime, se non le hai viste te le raccomando.
Calvino, Beckett e Carver sono autori che amo (ma mi sento più figlio di Vonnegut, Rodari, Kafka e PK Dick). Goldoni non mi fa impazzire (fa parte di quegli intellettuali “autorazzisti” di sinistra che un pasoliniano come me non riesce a digerire al 100%)… allora mille volte meglio Flaiano, genio indimenticabile.
: )
sulle “riviste” in rete, beh… un tempo frequentavo Nazione Indiana, ma forse è tempo perso (tra chi faceva gara di celolunghismo, guastatori, integralisti e compagnia bella, non sempre era facile comunicare… tra i pochi che ricordo con piacere c’è Andrea Inglese: era davvero in gamba).
sul livello dei racconti non so, credo siano tutti più o meno sullo stesso livello essendo che l’autore è sempre lo stesso.
: )))
poi, come sempre, a seconda delle nostre particolari inclinazioni, com’è logico, c’è sempre la dovuta varietà nei gusti.
un abbraccio fraterno e grazie infinite anche per la segnalazione dei refusi.
(e grazie anche ad Abele, nostro “nume tutelare” che qui ci ha fatto da tramite)
"Mi piace""Mi piace"
Anche per me è stata una lettura più invernale che estiva,
molto bello il primo racconto, introduce con naturalezza, come se ci fossimo sempre stati, uno dei possibili mondi futuri, sovrappopolato ma in via di estinzione. Le nuove generazioni sono un grumo di carne e sangue che cade nel water. Il mondo virtuale, cioè una brutta copia artificiale dell’uomo (non del mondo), è agglutinato a quello reale, ma dall’unione non nasce il superuomo niciano, bensì al massimo una macchina biologica con la coscienza infelice che non arriva ad agire nella prassi.
Una volta sparita l’umanità biologica, sparirà anche la copia virtuale, quando non ci sarà più nessuno a risolvere i “bug” e ad aggiornare la programmazione.
Brillante lo stile solito di malos con i suoi giochi di parole e di senso, ne sono zeppi il secondo e il terzo racconto, che ironicamente e surrealisticamente osserva come l’oggettività venga sostituita dalla virtualità, è più bello il mazzo di fiori sul cellulare che quello reale, il cerotto sull’app funziona più semplicemente di quello vero…etc.
Di Molly Dick devo dire che non l’ho capito molto, riassumendo: gli immigrati cercano di “spremere la speranza che lubrifica gli ingranaggi dl capitalismo”, ma non capisco il senso, in particolare della migrante bianca.
La “siepe” l’avevo già letto e commentato sempre qui su neobar.
"Mi piace""Mi piace"
fratello! tra te e Patty oggi riuscite quasi a farmi ricredere sul non-senso della scrittura sul web.
; ))
bellissima la definizione dell’umanità 3.0 come “macchina biologica con la coscienza infelice che non arriva ad agire nella prassi”. la quoto in toto.
mi fa piacere di essere riuscito a farti compagnia e ti ringrazio per le belle parole.
: )
in Molly Dicks la “migrante bianca” (un po’ come la balena bianca agli occhi di Achab nel romanzo di Melville) simboleggia il male, e lo simboleggia perché è migrante, ma *nel contempo* è bianca, ovvero corto-circuita i meccanismi di identificazione-appartenenza del soggetto con la sua comunità. in pratica, non solo è subdolamente indistinguibile da Achab e dai compaesani di Achab, ma minaccia l’intera visione del mondo Melvilliana (nonché quella cristiana e “religiosa” in generale), che si fonda sulla contrapposizione dicotomica e antitetica tra bene/male, luce/ombra, bianco/nero e così via…
difatti, nel finale, le bollicine che risalgono dall’abisso sono *grigie* (“M’incantai a guardarle schiumare: non erano perfettamente bianche. E neanche nere. Erano formate da infinite sfumature di grigio”… il che, in un certo qual modo, ricalca un topos tipicamente malosiano riguardo la complessità del reale e dell’umano).
circa lo spermaceti, non sono gli immigrati a spremerlo, ma i marinai (ovvero i trafficanti di uomini): i migranti lo *producono*, è nella loro testa “è un sogno untuoso, è il viscido miraggio d’un mondo migliore” (ovvio che sia “viscido” agli occhi di Queequeg, ovvero di chi li considera umanità di serie b venuta a rubare benessere).
allegoricamente, come noti nel virgolettato, è l’olio che “lubrifica gli ingranaggi dl capitalismo” il che, innesca un ulteriore livello di “grigitudine” (riassunta dalla soggettiva sofferta di Ismaela) tra retorica dell’accoglienza e frontiere nazionali, tra immigrato e clandestino, tra vittime e sicari, tra pietà umana e spietato liberismo, tra stato sociale e guerra tra poveri e poverissimi…
circa “la siepe”, quella passata su neobar in periodo covid era una prima stesura in bozza. se confronti i due scritti vedrai che è qui è stato rieditato in buona parte (anche se, e non potrebbe essere altrimenti, la sostanza è quella).
grazie ancora per la tua preziosa presenza, un abbraccio forte fortissimo.
: )
"Mi piace""Mi piace"