Dominique Villa: Guardate le sabbie mobili dei deserti, poesie 2024-2025

GUARDATE  LE SABBIE MOBILI DEI DESERTI

( …Guardate le sabbie morte dei deserti,
i corpi morti dei bambini
chi morì in queste solitudini
le immagini del sangue, quell’abbruciamento
…)
Nella distaccata nuda bellezza
della – sua- campagna
(fredda in una inflessibile invernalità
come se avesse portato a consumazione
una simultaneita di bellezza e ceneri)
lei (dopo la arsione) presa da gelida febbre
come fosse vissuta in una palude
(il suo giardino verde come le pareti di un pozzo)
proprio da quella stanza
(-degli appartamenti insepolti-)
( e riempita da una luce colore di limone )
osservava la colorazione esterna bluastra come fosse poi determinata
da una pellicola a tungsteno,
le maniglie di ferro opaco
colore del cielo:
una detestazione,
una molle monotonia selvaggia…

3/03/2024


“ SUBLIMI IN MEZZO A GRAN PRECIPIZI”

Sublimi in mezzo a gran precipizi
le cime allontananti
( dove chi spia vede sorgere i voli )
dominano la membratura tutta
• di quella immensa porpora-
gli alti cardi delle sabbie,
le lastre di stagno
posate al suolo
come ingrigliate nei graticolati di ferro,
nel vasto (e chiaro e calmo) sommovimento gelido…
Essi erano sempre lì- nelle camere vermiglie-
erano stati tutti giustiziati:
ora si sfurierà,
quel cielo bodiniano di una macellata carne...

24/04/2024


“ DA UNA NUOVA MURATURA SAGOMATA”

Da una nuova muratura sagomata
( un unico terraneo)
e tra quei fiammeggiamenti
opachi, non risolti
( e con i tagli che ricordavano
tutti i suoi delitti )
nella notte nera della sua piccola stanza
osservava,
quel bianco di metallo, di porcellana iridescente
là, verso le mura bianche,
dietro gli alberi.
Tutto questo insieme era
selvaggio regolare violento
nella decorticazione,
in quella elettrica inchiodatura
nella vecchia consuetudine ai mostri.
C’ erano tutti fiori metallici,
anche i cardi di argento

21 maggio 2024


“ NELLA ENIGMATICA DEVASTAZIONE DEL BUIO “

( ..Nell’enigmatica devastazione del buio,
ecco la distesa di fuoco
viola
sulle mie muraglie…)
Restarono chiusi in questa fuga da fermi,
le pareti monocolore di velluto marrone
(con sopra quei volti tratteggiati)
davanti a uno specchio
nel quale gigli pallidi si protendevano
dall’esile vaso di cristallo:
l’orizzonte si stendeva
piatto e spietato,
con piccoli tratti di erba contorta
( e steli crestati di erbe desertiche
nelle zone calanchiche
)
in un giallo solforoso
come se tutti fossero illuminati
parimenti a città alla deriva…

29 giugno 2024


“ ERA AMORE IN UN CLIMA FREDDO”

( Era amore in un clima freddo,
come se anelasse alle fiamme
(bianche)
di sabbia e gesso,
-nella fratturazione-
sarebbe stata la sua vita (la sua via)- alla ombra)
Nell’immensità digradante
delle spighe agitate dal vento
(tra i grani era nato il ciano,
con fuochi azzurri)
tra quei secchi giunchi
imperava la particolare pianta
di cui non si conosceva il nome
-con quel suo manto estivo di talco rosso-
mentre le lame della luce cilestrina
erompevano in un lontano
sereno e tragico,
e la fioritura di sanguinella imbiancava i monti
anche di notte...
Oh, quella caldura,
l’annichilimento dello sconfitto,
tutti loro vestiti di bianco
come i bambini morti in un sogno!
Ma finalmente pioggia cadeva,
e da un cielo perfetto.

15/08/2024



“ AVREBBE CREATO UNA CAMERA NELL’OMBRA”

(… Avrebbe creato una camera in ombra,
per fuggire dalle rose persistenti,
dalle volte ossee.
---da una sua certa- perfetta -opacità…)
C’è il linguaggio dei modi di morire,
nel viola intenso del crepuscolo
in mezzo alle rovine basse,
in quei luoghi di improvvisa asprezza
(alcune volte azione significa sterminio)
in quel certo duro smassamento
a sorvegliare la opera intera cosi
pulita fredda splendente
capace di infinito disprezzo.
Eppure lei si svegliava
sotto l’acqua raccolta nel cielo
venato dalle foglie,
su i prati infuocati
immersa nella lucente indolenza
dell’erba
vicino alla quercia e l’olmo fulvo
e -alla fine- nel mondo rosso,
degli aceri incandescenti.
Un cielo incombeva sempre
un poco glauco un poco cinereo
su spuri circoscritti spazi:
sente i morti dentro la stanza,
le loro storie sobrie, a loro modo perfette, incomplete.


15 settembre 2024

“ ERA LI’ CHE IL PAESAGGIO DATTORNO “

Era lì che il paesaggio dattorno
(qualcosa di seminascosto e sfolgorante)
l’aveva consumata,
lei disposta a farsi dissanguinare
in certi momenti sonnambolici, - e ferini,
dentro una spalancatura interminabile.
La pioggia era totale,
batteva vacua
su quelle balconature di ghisa,
come se fossero le costole di certi fili di erba.
Lei aveva bisogno di vivere in piccole stanze polverose
con stratificazioni interne fuori dalla portata di realta vertiginose,
dai mondi enormi e scintillanti dei bambini.
C’era un vaso di anemoni sul tavolo,
la collina diventava di cento verdi,
quella volta i fiori di pesco erano subito divenuti
mollicci e resinosi
come se lei avesse poi sognato
accanto alla cascata azzurra,
a un mare di smeraldo:
le ombre fisse sull’erba
le facevano pensare alla notte assoluta,
a un momento potente della morte.

27/10/2024

“ IL BAGLIORE DEL TRAMONTO”
“Il bagliore del tramonto
tramontava scarlatto e inverosimile
negli spazi turchini dell’orizzonte,
sul ciglione glauco della bianca collina…”
Tra i fiori sbiaditi (dagli odori incerti)
e quasi rassomiglianti
compariva un bianco bagliore reticolare
che divampava,
su la appastata terra,
su l’avorio delle stoppie,
con quel siero, del suono autunnale,
e quegli scheggiali
luminosi di un verde metallico,
che anneravano ormai.
E tutto
( lago cascata fiume cimitero)
tutto era di un verde scuro e silenzioso,
in una sorta di aspettazione liquida
in mezzo a quel livido

di dilagante carne umana,
• e alla costura-.

23 novembre 2024


“ CON LA FEBBRE RIVELATA”

Le luci slavate
o fulminate,
in quel convulso irraggiungibile cielo,
nella acidula opalescenza
di cenere e olivastro…
Il crepuscolo dell’ inverno
calava ormai rapidamente,
e attorno la dilavatazione,
di tutti i verdi seppia ,
delle tonalita del mattone:
bellissimi bellissimi
bellissimi quei panorami
( sulle ringhiere fallate di ghisa
permanevano i boccioli morti
delle corniole bianche)
Un rumore vi era,
come di cavi che si intrecciano
e si sciolgono,
e poi si disfano nel nulla.
Come se si venisse a vivere in un altoforno magmatico,
ogni cosa diventa incandescente e poi si liquefa:
oh oh
perdere per un solo momento la lontananza
che abbiamo bisogno di dare alla morte,
con la febbrilità potente
rivelata da ciò che è immobile,
simile alla bellezza intoccata
di un fiore selvaggiamente rosso.

11 gennaio 2025




10 risposte a "Dominique Villa: Guardate le sabbie mobili dei deserti, poesie 2024-2025"

  1. Sempre un grande piacere ospitare la poesia di Dominique su Neobar. A leggere queste liriche ad alta voce, perché così vanno lette in quanto pensate per essere declamate, termini come ‘abbruciamento’ ‘arsione’ ‘annerare’ ‘appastata’ ‘caldura’ ‘costura’ ‘dissanguinare’ ‘detestazione’ ‘invernalità’ ‘scheggiali’, sospendono il tempo fissando eventi tragici, un senso di pericolo, incombenza, decadimento, morte, in uno spettacolo sinestetico che si consuma in “circoscritti spazi”, stanze lunari in cui anche il tramonto è lontana  rievocazione:

    Cade a pezzi a quest’ora sulle terre del Sud
    un tramonto da bestia macellata.

    Vittorio Bodini

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  2. prima di ogni cosa esprimo la mia contentezza per comparire in questo sito, dove sono sempre stata accolta bene, fin dai primissimi inizi ( come ben sa il caro Abele Longo).Ringrazio per l’ opportunità regalata e nel complesso.in sovrappiù ringrazio per le inaspettate note di lettura, che considero una vera presentazione capace di evidenziare i punti focali , evitare le ambigue e abbassanti banalizzazioni e anche il predominio delle tonalità espresse con un preciso stile cui tengo davvero molto.Considerevole da parte di Abele Longo non avere timore di usare il riferimento a un determinante ( nel mio specifico caso)concetto di Tragedia, termine che si ha quasi timore di usare anche quando giusto . Grazie di tutto cio, grazie.

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  3. Ho letto, apprezzato e riconosciuto la cifra poetica di Dominique Villa che passa attraverso il fuoco e il gelo dell’esistenza e della ferocia senza abbandonare la dedizione e la cura dell’altro da sé. Nel passaggio «modi di morire» ho colto il richiamo alle Todesarten, progetto narrativo di Ingeborg Bachmann. Grazie a Dominique Villa per la sua poesia e ad Abele Longo per la pubblicazione su “Neobar”.

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  4. ringrazio qui per il suo intervento Anna Maria Curci che a ogni suo nuovo imbattersi nei miei testi riesce a arricchirmi con nuovi approfondimenti lasciandomi anche input di spessore oltre a confermare le mie strutture fondative, da lei già messe in luce in sue recensioni sempre di livello e convinte.Tanti ringraziamenti.

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