Il bikini di Belen conquista tutti

(Premessa: per rispetto alle persone più sensibili, in questo articolo si è evitato di inserire immagini di bambini morti e denutriti, di cui esiste ampia e straziante documentazione in rete)

Mentre il bikini di Belen conquista tutti, come ci informano svariate testate giornalistiche, proviamo a fare il punto della situazione sulla guerra di conquista (perché di questo si tratta), che si svolge in parallelo al genocidio del popolo palestinese, nella Striscia di Gaza.

L’italiana Francesca Albanese (laureata in giurisprudenza a Pisa e specializzata in diritto internazionale alla School of Oriental and African Studies dell’università di Londra), dal 2022 è Relatore Speciale sulla Situazione dei Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati.

Dopo le infruttuose pressioni del 2023 messe in atto da Stati Uniti e Israele per costringere il Consiglio per i Diritti Umani di Ginevra a rimuoverla dal suo incarico, il Dipartimento di Stato americano ha annunciato che saranno adottate sanzioni contro di lei.

Il suo nome va dunque ad aggiungersi a quelli di Solomy Balungi Bossa (Uganda), Luz del Carmen Ibanez Carranza (Peru), Reine Adelaide Sophie Alapini Gansou (Benin) e Beti Hohler (Slovenia), giudici della Corte Penale Internazionale (International Criminal Court, ICC) che all’inizio di giugno sono stati sanzionati dall’amministrazione Trump.

La ICC è politicizzata e rivendica illecitamente una discrezionalità illimitata per indagare, incriminare e perseguire cittadini degli Stati Uniti e di paesi nostri alleati” – ha tuonato il Segretario di Stato USA Marco Rubio – “tale pericoloso abuso di potere viola la sovranità e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e dei nostri alleati, incluso Israele”.

In effetti, Trump già in passato ha tenuto a sottolineare che gli Stati Uniti, non avendo aderito allo Statuto di Roma, sono al di fuori della giurisdizione della ICC; parimenti neanche Israele ha sottoscritto lo Statuto di Roma e ritiene pertanto illegittime e non vincolanti le raccomandazioni della ICC sulla guerra in Palestina. A riprova, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nonostante la ICC abbia emesso a suo carico un mandato di arresto internazionale per crimini contro l’umanità, di recente è stato tranquillamente ricevuto in visita ufficiale negli USA. Surreale il “siparietto” comico, nell’occasione, quando Netanyahu ha candidato Trump al Nobel per la Pace (ma nulla stupisce più di tanto dopo l’assegnazione del Nobel per la Pace a Barak Obama, sotto la cui amministrazione tra Afghanistan, Libia, Siria e Yemen, gli scenari bellici hanno ricalcato quelli dell’amministrazione guerrafondaia di Bush).

Le sanzioni adottate contro i giudici della ICC prevedono il blocco di tutti i loro averi e delle loro proprietà con sede negli Stati Uniti, proibiscono a qualsiasi ente con sede negli Stati Uniti di effettuare con loro qualsiasi transazione (anche attraverso la “fornitura di fondi, beni o servizi”) e vietano l’ingresso negli USA. Oltre a colpire direttamente il sanzionato, tali provvedimenti rendono ovviamente più difficile lo svolgimento delle sue funzioni lavorative per conto delle Nazioni Unite, basti pensare che in USA hanno sede i principali circuiti di carte internazionali come Visa, Mastercard, American Express, Discover e Diners.

Mercoledì 9 luglio è stato il turno di Francesca Albanese, colpevole tra l’altro di aver puntato il dito sui tanti interessi economici che traggono giovamento dalla prosecuzione della guerra a Gaza, Infatti, nel suo recente Rapporto alla cinquantanovesima sessione del Consiglio per i Diritti Umani (16 giugno-11 luglio 2025) in qualità di Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, fin dal titolo della relazione (“Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”), Albanese chiama in causa le élite finanziarie egemoni collegate alla guerra. E’ dunque inevitabile che tale atto di coraggio abbia infastidito non poco i poteri economici che tirano le fila del capitalismo globale.

Anche in questo caso il Segretario di Stato USA Marco Rubio ha fatto sentire la sua voce, accusando Albanese di “condurre una campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele”. Dopodiché ha annunciato sanzioni a suo carico e ha minacciato in modo tutt’altro che velato la ICC, affermando che sono “illegittimi e vergognosi sforzi di Albanese per fare pressione sulla Corte Penale Internazionale affinché agisca contro funzionari, aziende e leader statunitensi e israeliani. Non tollereremo queste campagne di guerra politica ed economica, che minacciano di violare la sovranità e gli interessi degli Stati Uniti e minano il fondamentale lavoro di sicurezza nazionale e di politica estera del governo degli Stati Uniti e dei nostri alleati, incluso Israele.” Ha ribadito inoltre che “USA e Israele sono floride democrazie che rispettano rigorosamente le leggi di guerra”.

Francesca Albanese ha già replicato che non ha nessuna intenzione di lasciarsi intimidire o di tacere perché parla a nome di coloro che non hanno voce e che possono soltanto “alzarsi la mattina e sperare di non morire e di non vedere i propri figli massacrati”. Restituendo al mittente le accuse, Albanese ha poi aggiunto che l’attacco portatole dell’amministrazione Trump “non è un segno di potere, è un segno di colpa”.

Trovo pertanto che sia doveroso anche su Neobar, tra una poesia e un “mi piace”, riflettere su come sia diventato difficile anche solo far sentire la propria voce in difesa dei diritti umani nei territori palestinesi, violati in modo sistematico e continuato da quasi due anni di conflitto fino a configurare apertamente un *genocidio*.

Di seguito, riporterò ampi stralci dei due Report di Albanese in cui denuncia con forza gli orrori della pulizia etnica e dei crimini contro l’umanità perpetrati nella striscia di Gaza. Il primo Report, pur essendo di 18 mesi fa, resta di assoluta attualità. Il secondo report prosegue nell’analisi facendo con coraggio i nomi dei grandi gruppi finanziari, delle aziende e della banche che traggono vantaggi dalle guerra e dal genocidio in corso a Gaza.

Genocidio contro il popolo palestinese che prosegue da oltre 600 giorni a tutt’oggi con ogni mezzo: dove non arrivano pallottole, bombe e missili, arrivano fame, sete e malattie. Non dimentichiamo, infine, che la Gaza Humanitarian Foundation (GHF) un’organizzazione creata per conto di Israele e Stati Uniti, dal 27 maggio è l’unico istituto autorizzato a fornire “aiuti umanitari” alla popolazione di Gaza. La catastrofe orchestrata da GHF prevede solo quattro mega centri di distribuzione a cui dovrebbero far riferimento oltre un milione di palestinesi. Tali centri sono tutti situati vicino a postazioni militari e circondati da “corridoi” e “kill zone” a macchia di leopardo dove i soldati possono decidere di sparare a chiunque si avvicini.

Ed ecco che decine e decine di migliaia di palestinesi provenienti da ogni punto della Striscia sono costretti a percorrere lunghissime distanze a piedi e ad accalcarsi attorno ai quattro siti di distribuzione. Ogni singolo sito è estesamente recintato e ha un solo varco d’accesso che resta chiuso fino alle sei, quindi ammesso che gli affamati ci arrivino vivi, sono costretti ad attendere attorno al sito e poi a lottare per accaparrarsi avanzi di cibo e qualche chicco di riso. Il criterio utilizzato per la distribuzione, infatti, è “mangia chi arriva prima, finché ce n’è”.

Non è un caso che spari, bombe a grappolo e amenità varie “allietino” ogni giorno l’attesa dei palestinesi in coda per il cibo, con centinaia e centinaia di morti solo negli ultimi due mesi e un trend in aumento nelle ultime settimane e nei giorni di maggiore afflusso. Di conseguenza, MSF e UNRWA hanno più volte accusato Israele di violare il diritto internazionale ostacolando gli aiuti e colpendo civili.

Un veloce riassunto della situazione ad oggi potrebbe essere il seguente (dati Euro-Med Human Rights Monitor):

– ad oggi, gli oltre 2 milioni di palestinesi nella Striscia sono stati letteralmente decimati: il 10% della popolazione è stata uccisa (circa 70.000 persone) o ferita in modo grave (circa 140.000 persone).

oltre il 90% dei morti sono civili

un terzo dei morti sono bambini (oltre 20.000) e oltre 42.000 bambini sono orfani di entrambi i genitori; donne e bambini rappresentano oltre la metà dei morti

– il 99% della popolazione è attualmente denutrita

– circa 230 giornalisti sono stati uccisi

– oltre 1500 operatori sanitari (tra cui più di 150 medici e più di 350 infermieri) sono stati uccisi

– il 90% degli ospedali sono stati distrutti o resi inservibili

– oltre l’80% degli edifici sono stati distrutti o strutturalmente danneggiati

– il 98% della popolazione è stata sottoposta ad ordini di evacuazione dalla propria abitazione (in caso non fosse stata distrutta); degno di nota, secondo le direttive dell’esercito israeliano, chiunque non obbedisca agli ordini di evacuazione “potrebbe essere accusato di complicità con le organizzazioni terroristiche”.

E veniamo dunque ai due Report di Francesca Albanese, di cui di seguito riporto alucune sezioni molto significative.

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Consiglio dei Diritti Umani, Cinquantacinquesima sessione

26 febbraio–5 aprile 2024,  Ordine del giorno oggetto 7

Situazione dei Diritti Umani in Palestina e in altri territori arabi occupati. Anatomia di un genocidio” – Report della Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nel territorio palestinese occupato dal 1967, Francesca Albanese

In cinque mesi di operazioni militari, Israele ha distrutto Gaza. Oltre 30.000 Palestinesi sono stati uccisi, tra cui più di 13.000 bambini. Oltre 12.000 sono i morti presunti e 71.000 i feriti, molti dei quali con danni permanenti. Il 70% delle aree residenziali è stato distrutto. L’80% per cento della popolazione è stata sfollata con la forza. Migliaia di famiglie hanno perso i propri cari o sono state spazzate via. Molti non hanno potuto seppellire e piangere i loro parenti, costretti invece a lasciare i loro corpi in decomposizione nelle case, per strada o sotto le macerie. Migliaia sono stati detenuti e sistematicamente sottoposti a trattamenti inumani e degradanti. L’incalcolabile trauma collettivo sarà vissuto per generazioni a venire. Analizzando i modelli di violenza e le politiche israeliane nell’attacco a Gaza, il presente rapporto conclude che ci sono ragionevoli motivi per credere che la soglia che indica che Israele abbia commesso un genocidio sia stata raggiunta. Una delle conclusioni principali di questo rapporto è che la leadership israeliana esecutiva e militare, nonché i soldati israeliani, hanno intenzionalmente distorto i principi dello jus in bello, sovvertendo la loro funzione protettiva, nel tentativo di legittimare la violenza genocida contro il popolo palestinese.

Camouflage umanitario”: distorcere le leggi di guerra per nascondere un intento genocida. Israele ha utilizzato la terminologia del diritto internazionale umanitario per giustificare l’uso sistematico di violenza letale contro i civili palestinesi come gruppo e l’ampia distruzione di infrastrutture vitali. Israele ha fatto questo utilizzando concetti di diritto internazionale umanitario come scudi umani, danni collaterali, zone sicure, evacuazioni e protezione medica in modo così permissivo da svuotare tali concetti del loro contenuto normativo, sovvertendo il loro scopo protettivo e, in ultima analisi, erodendo la distinzione tra civili e combattenti nelle azioni israeliane a Gaza. Le dichiarazioni ufficiali si sono tradotte in una condotta militare che ripudia la nozione stessa di protezione dei civili. Israele ha così alterato radicalmente l’equilibrio stabilito dal diritto internazionale umanitario tra la protezione dei civili e la necessità militare, così come le regole consuetudinarie di distinzione, proporzionalità e precauzione. Sul campo, la distorsione del diritto internazionale umanitario, articolata da Israele come politica di Stato nei suoi documenti ufficiali, ha trasformato un intero gruppo nazionale e il suo spazio abitato in un obiettivo distruttibile, rivelando una condotta eliminatoria delle ostilità. Ciò ha avuto effetti devastanti, costando la vita a decine di migliaia di civili palestinesi, distruggendo il tessuto strutturale della vita a Gaza e causando danni irreparabili. Ciò illustra un chiaro schema di condotta da cui l’intento genocida richiesto è l’unica ragionevole deduzione da trarre.

Le valutazioni di proporzionalità di Israele hanno quindi violato i requisiti giuridici definendo il vantaggio militare, in ogni attacco, in relazione alla distruzione dell’intera organizzazione di Hamas sia politicamente che militarmente. È manifestamente illegale dichiarare come scopo di guerra la distruzione della capacità politica della controparte (in particolare nel contesto di un’occupazione militare di 56 anni che priva la popolazione occupata del suo diritto all’autodeterminazione). Ma quando tale scopo bellico “politico” complessivo viene assunto come valore rispetto al quale misurare la proporzionalità in relazione ai danni previsti ai civili, non c’è praticamente nessuna entità di danni previsti ai civili che possa mai essere considerata “eccessiva” fintanto che l’obiettivo politico illegale, come definito dall’aggressore, non venga raggiunto. In questo contesto, l’uccisione indiscriminata di persone protette e la distruzione di obiettivi protetti saranno sempre rappresentate dall’aggressore come danni accidentali “proporzionati”, nonostante la loro manifesta illegalità. Presentare la violenza letale e indiscriminata contro il gruppo protetto come un “mezzo proporzionato” al fine di perseguire qualsiasi obiettivo di guerra, indica un intento di colpire la popolazione palestinese nel suo complesso, coerentemente con le dichiarazioni genocide che hanno annunciato l’ultima campagna militare. In altre parole, Israele sembra voler rappresentare se stesso come se stesse conducendo un “genocidio proporzionato”.

Al 28 ottobre, due settimane dopo l’ordine di evacuazione di massa israeliano, circa il 37% delle uccisioni a Gaza erano avvenute nelle aree dichiarate “sicure” di Wadi Gaza. Al 20 novembre, il 34% di tutti i Palestinesi uccisi a Gaza si trovavano in quell’area, e al 22 gennaio, il 42% si trovavano in quell’area, che a quel punto ospitava la maggioranza della popolazione di Gaza. In poche parole, le “aree sicure” sono state deliberatamente trasformate in aree di uccisioni di massa.

Scenari simili emergono dalla militarizzazione israeliana dei “corridoi umanitari” che Israele stesso ha indicato alla popolazione di utilizzare per evacuare e raggiungere le aree sicure. In contrasto con la retorica umanitaria con cui queste “strade sicure” erano state annunciate, questi corridoi sono stati sistematicamente e perfidamente bersagliati da bombardamenti, granate e colpi di cecchino, diventando “corridoi di morte”. Israele ha istituito posti di blocco per scansioni facciali e controlli di identità, dove i Palestinesi in fuga sono stati spesso detenuti e poi maltrattati e torturati.

Tra la fine di dicembre e febbraio, Israele ha intensificato la sua offensiva nelle “aree sicure” di Al-Mawasi e di Rafah, al confine con l’Egitto, che costituivano un rifugio per la maggior parte della popolazione sfollata. Queste aggressioni sono continuate anche dopo che la Corte Internazionale di Giustizia ha emesso il suo ordine riguardante le misure cautelari, ordinando ad Israele di “prendere tutte le misure in suo potere” al fine di prevenire il genocidio. Al contrario, a febbraio 2024 Israele aveva ucciso altri 3.135 Palestinesi, molti dei quali sono stati uccisi mentre stavano cercando un rifugio.

Un altro tipo di tattiche di “camouflage umanitario” riguarda lo sforzo di fornire una  giustificazione legale agli attacchi sistematici contro le strutture ospedaliere e il personale medico, causando il progressivo collasso del settore sanitario di Gaza.

Nel novembre 2023, l’ospedale di Al-Shifa, nel nord di Gaza, ospitava decine di migliaia di sfollati quando è stato assediato e invaso. Il 27 ottobre, l’esercito israeliano ha  pubblicato un video in 3D che rappresentava i sotterranei dell’ospedale come una complessa rete di tunnel che funzionano come “centro di comando di Hamas”. Il 2 novembre, il Ministero degli Affari Esteri ha pubblicato un documento legale che designava l’ospedale come un centro militare che nascondeva oggetti militari. L’ospedale è stato successivamente posto sotto assedio ed è stato invaso a metà novembre, con Israele che ha accusato Hamas di usare il personale medico come “scudi umani”. Dopo giorni di attacchi, l’ospedale è stato trasformato in una “zona di morte”.

In seguito, non sono emerse prove che suggerissero che le stanze collegate all’ospedale fossero state usate da Hamas; gli edifici dell’ospedale (contrariamente alle immagini militari israeliane in 3D) non sono risultati collegati alla rete di tunnel; e non c’erano prove che i tunnel fossero accessibili dai reparti dell’ospedale. Inoltre, l’esercito israeliano avrebbe riorganizzato le armi all’Al-Shifa prima delle visite delle troupe giornalistiche, sollevando ulteriori sospetti di falsificazione dopo che l’esercito israeliano aveva affermato che una “lista di terroristi” trovata in un altro ospedale di Gaza, l’Al-Rantisi Hospital, si era rivelata essere un semplice calendario dei giorni della settimana in arabo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riferito a metà novembre che a Gaza si stava sviluppando una “catastrofe sanitaria”, con 26 dei 35 ospedali non più operativi a causa dei bombardamenti e dell’assedio inflitti da Israele.

Conclusioni

La natura devastante e le proporzioni dell’attacco israeliano su Gaza, assieme alle condizioni di vita distruttive che ha inflitto, rivelano l’intento di distruggere fisicamente i Palestinesi come gruppo. Questo rapporto ritiene che ci siano ragionevoli motivi per credere che sia stata raggiunta la soglia che indica la commissione dei seguenti atti di genocidio contro i Palestinesi di Gaza: uccisione di membri del gruppo; inflizione di gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; e inflizione deliberata al gruppo di condizioni di vita calcolate per portarlo alla distruzione fisica in tutto o in parte. Gli atti di genocidio sono stati approvati e resi effettivi a seguito di dichiarazioni espressione di intento genocida rilasciate da alti funzionari militari e governativi israeliani. Israele ha cercato di nascondere la sua condotta bellica eliminazionista, avallando la commissione di crimini internazionali con argomenti mutuati dal diritto internazionale umanitario. Distorcendo le regole consuetudinarie del diritto internazionale umanitario, tra cui i principi di distinzione, proporzionalità e precauzione, Israele ha di fatto trattato un intero gruppo protetto e le sue infrastrutture vitali come “terroristi” o “sostenitori del terrorismo”, trasformando così tutto e tutti in un bersaglio o in un danno collaterale, quindi uccidibili o distruggibili. In questo modo, nessun Palestinese a Gaza è al sicuro per  definizione. Ciò ha avuto effetti devastanti e intenzionali, costando la vita a decine di migliaia di Palestinesi, distruggendo il tessuto di vita di Gaza e causando danni irreparabili a tutta la sua popolazione. Questo costituisce un modello di condotta dal quale l’unica deduzione ragionevole da trarre è una politica statale di violenza genocida contro il popolo palestinese a Gaza.

Il genocidio israeliano sui Palestinesi di Gaza rappresenta l’acuirsi di un processo di natura coloniale di lunga data. Per oltre sette decenni questo processo ha soffocato il popolo palestinese come gruppo – demograficamente, culturalmente, economicamente e politicamente -, cercando di spostarlo altrove, di espropriarlo e di controllarne la terra e le risorse. La Nakba in corso deve essere fermata e risolta una volta per tutte. È un  imperativo dovuto alle vittime di questa tragedia altamente evitabile e alle future generazioni di quella terra.

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Consiglio per i Diritti Umani, Cinquantanovesima sessione

16 giugno-11 luglio 2025. Punto 7 dell’ordine del giorno: Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati

Dall’economia dell’occupazione all’economica del genocidio” – Rapporto della Relatrice Speciale Francesca Albanese sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967.

Questo rapporto indaga i meccanismi aziendali che sostengono il progetto coloniale israeliano di sfollamento e sostituzione dei palestinesi nei territori occupati. Mentre i leader politici e governi si sottraggono ai propri obblighi, troppe entità aziendali hanno tratto profitto dall’economia israeliana di occupazione illegale, apartheid e ora genocidio. La complicità denunciata da questo rapporto è solo la punta dell’iceberg; porvi fine non sarà possibile senza chiamare a rispondere il settore privato, compresi i suoi dirigenti. Il diritto internazionale riconosce diversi gradi di responsabilità, ognuno dei quali richiede esame e accertamento delle responsabilità, in particolare in questo caso, in cui sono in gioco l’autodeterminazione e l’esistenza stessa di un popolo. Questo è un passo necessario per porre fine al genocidio e smantellare il sistema globale che lo ha permesso.

Mentre la vita a Gaza viene cancellata e la Cisgiordania è sottoposta a un assalto crescente, questo rapporto mostra perché il genocidio di Israele continua: perché è redditizio per molti. Facendo luce sull’economia politica di un’occupazione trasformata in genocidio, il rapporto rivela come l’occupazione perenne sia diventata il terreno di prova ideale per i produttori di armi e le Big Tech – fornendo un’offerta e una domanda illimitate, poca supervisione e zero responsabilità – mentre gli investitori e le istituzioni pubbliche e private traggono liberamente profitto. Troppi enti aziendali influenti rimangono inestricabilmente legati finanziariamente all’apartheid e al militarismo di Israele.

Dopo l’ottobre 2023, quando il bilancio della difesa israeliana è raddoppiato e in un momento di calo della domanda, della produzione e della fiducia dei consumatori, una rete internazionale di società ha sostenuto l’economia israeliana. Blackrock e Vanguard sono tra i maggiori investitori in aziende produttrici di armi che sono il fulcro dell’arsenale genocida di Israele. Le principali banche mondiali hanno sottoscritto i buoni del tesoro israeliani, che hanno finanziato la devastazione, e i più grandi fondi sovrani e pensionistici hanno investito i risparmi pubblici e privati nell’economia genocida, il tutto affermando di rispettare le linee guida etiche. Le aziende produttrici di armi hanno realizzato profitti quasi record dotando Israele di armi all’avanguardia che hanno cancellato una popolazione civile praticamente indifesa. I macchinari dei giganti mondiali dell’edilizia hanno contribuito a radere al suolo Gaza, impedendo il ritorno e la ricostituzione della vita dei palestinesi. I conglomerati estrattivi e minerari, pur fornendo fonti di energia civile, hanno alimentato le infrastrutture militari ed energetiche di Israele – entrambe utilizzate per creare condizioni di vita calcolate per distruggere il popolo palestinese. E mentre il genocidio infuria, l’inesorabile processo di annessione violenta continua. L’agroalimentare continua a sostenere l’espansione dell’impresa di insediamento. Le maggiori piattaforme turistiche online continuano a normalizzare l’illegalità delle colonie israeliane. I supermercati di tutto il mondo continuano a rifornirsi di prodotti degli insediamenti israeliani. E le università di tutto il mondo, con il pretesto della neutralità della ricerca, continuano a trarre profitto da un’economia che opera ormai in modalità genocida. Anzi, sono strutturalmente dipendenti da collaborazioni e finanziamenti coloniali. Gli affari continuano come sempre, ma nulla di questo sistema, in cui le imprese sono parte integrante, è neutrale. Il duraturo motore ideologico, politico ed economico del capitalismo razziale ha trasformato l’economia di occupazione di Israele, basata sullo sfollamento e sulla sostituzione, in un’economia di genocidio. Si tratta di una “impresa criminale congiunta”[316], in cui gli atti di uno contribuiscono in ultima analisi a un’intera economia che guida, rifornisce e rende possibile questo genocidio. Le entità citate nel rapporto costituiscono una frazione di una struttura molto più profonda di coinvolgimento delle imprese, che traggono profitto dalle violazioni e dai crimini nei Territori palestinesi occupati e ne sono la conseguenza. Se avessero esercitato la dovuta diligenza, le entità aziendali avrebbero cessato il loro coinvolgimento con Israele molto tempo fa. Oggi, la richiesta di responsabilità è ancora più urgente: qualsiasi investimento sostiene un sistema di gravi crimini internazionali. Gli obblighi delle imprese e dei diritti umani non possono essere isolati dall’impresa coloniale illegale di Israele nei territori palestinesi occupati, che oggi funziona come una macchina genocida, nonostante la Corte internazionale di giustizia abbia ordinato il suo completo e incondizionato smantellamento. Le relazioni aziendali con Israele devono cessare fino alla fine dell’occupazione e dell’apartheid e fino al risarcimento. Il settore aziendale, compresi i suoi dirigenti, deve essere chiamato a rispondere delle proprie azioni, come passo necessario per porre fine al genocidio e smantellare il sistema globale di capitalismo razziale che lo sostiene.

In quanto principale fonte di finanziamento del bilancio statale israeliano, i buoni del tesoro hanno svolto un ruolo fondamentale nel finanziare l’assalto in corso a Gaza. Dal 2022 al 2024, il bilancio militare israeliano è cresciuto dal 4,2% all’8,3% del PIL, portando il bilancio pubblico a un deficit del 6,8%. Israele ha finanziato questo bilancio in crescita aumentando le emissioni obbligazionarie, tra cui 8 miliardi di dollari nel marzo 2024 e 5 miliardi di dollari nel febbraio 2025, oltre alle emissioni sul mercato interno dello shekel. Alcune delle più grandi banche del mondo, tra cui BNP Paribas e Barclays, sono intervenute per aumentare la fiducia del mercato sottoscrivendo questi buoni del tesoro internazionali e nazionali, consentendo a Israele di contenere il premio sui tassi di interesse, nonostante il declassamento del credito. Le società di gestione patrimoniale, tra cui Blackrock (68 milioni di dollari), Vanguard (546 milioni di dollari) e la filiale di Allianz PIMCO (960 milioni di dollari), sono state tra gli almeno 400 investitori di 36 Paesi che li hanno acquistati. Nel frattempo, la Development Corporation for Israel (DCI) (ovvero, La DCI ha triplicato le vendite annuali di obbligazioni per convogliare quasi 5 miliardi di dollari in Israele dall’ottobre 2023, offrendo agli investitori la possibilità di inviare il rendimento degli investimenti obbligazionari a organizzazioni benefiche che sostengono le forze armate israeliane e le colonie.

Queste entità finanziarie convogliano miliardi di dollari in buoni del tesoro e in società direttamente coinvolte nell’occupazione e nel genocidio di Israele. Blackrock (e la sua sussidiaria iShares) e Vanguard sono tra i maggiori investitori istituzionali in molte società, che detengono queste azioni per distribuirle tra i loro indici di fondi comuni e fondi negoziati elettronicamente (ETF). Blackrock è il secondo maggiore investitore istituzionale in Palantir (8,6%), Microsoft (7,8%), Amazon.com (6,6%), Alphabet (6,6%) e IBM (8,6%), e il terzo in Lockheed Martin (7,2%) e Caterpillar (7,2%).Vanguard è il maggiore investitore istituzionale in Caterpillar (9,8%), Chevron (8,9%) e Palantir (9,1%), e il secondo in Lockheed Martin (9,5%).2 per cento) ed Elbit Systems (2,0 per cento). Attraverso la loro gestione patrimoniale, coinvolgono università, fondi pensione e persone comuni che investono passivamente i loro risparmi attraverso l’acquisto dei loro fondi ed ETF.

Anche le compagnie assicurative globali, tra cui Allianz e AXA, investono ingenti somme inazioni e obbligazioni implicate nell’occupazione e nel genocidio, in parte come riserve dicapitale per le richieste degli assicurati e per i requisiti normativi, ma soprattutto per generare rendimenti. Allianz detiene almeno 7,3 miliardi di dollari e AXA, nonostante alcune decisioni di disinvestimento, investe ancora almeno 4,09 miliardi di dollari in società tracciate citate in questo rapporto. Le loro polizze assicurative sottoscrivono anche i rischi che altre aziende necessariamente assumono quando operano in Israele e nei Territori palestinesi occupati, consentendo così la commissione di abusi dei diritti umani e “de-rischiando” il loro ambiente operativo.

Anche i fondi sovrani e i fondi pensione sono finanziatori importanti. Il più grande fondo sovrano del mondo, il Fondo Pensione Governativo Norvegese Global (GPFG), sostiene di avere le “linee guida etiche più complete del mondo”. Dopo l’ottobre 2023, il GPFG ha aumentato i suoi investimenti in aziende israeliane del 32%, raggiungendo 1,9 miliardi di dollari. Alla fine del 2024, la GPFG aveva 121,5 miliardi di dollari – il 6,9% del suo valore totale – investiti solo nelle società citate in questo rapporto. La Caisse de Dépôt et Placement du Québec, che gestisce 473,3 miliardi di dollari australiani (328,9 miliardi di dollari) nei fondi pensione di sei milioni di canadesi, ha quasi 9 miliardi di dollari australiani, 6 miliardi di dollari (6,67 miliardi di dollari) investiti nelle aziende citate in questo rapporto, nonostante la sua politica di investimenti etici e di diritti umani. Nel periodo 2023-2024, ha quasi triplicato gli investimenti in Lockheed Martin, quadruplicato quelli in Caterpillar e decuplicato quelli in HD Hyundai.

Raccomandazioni

La Relatrice speciale esorta gli Stati membri a:

(a) imporre sanzioni e un embargo totale sulle armi a Israele, compresi tutti gli accordi esistenti e i prodotti a doppio uso come la tecnologia e i macchinari civili pesanti;

(b) sospendere/impedire tutti gli accordi commerciali e le relazioni di investimento e imporre sanzioni, compreso il congelamento dei beni, a entità e individui coinvolti in attività che possono mettere in pericolo i palestinesi;

(c) imporre la responsabilità, assicurando che le entità aziendali affrontino le conseguenze legali per il loro coinvolgimento in gravi violazioni del diritto internazionale.

La Relatrice speciale esorta le entità aziendali a:

(a) cessare prontamente tutte le attività commerciali e terminare le relazioni direttamente collegate, che contribuiscono e causano le violazioni dei diritti umani e i crimini internazionali contro il popolo palestinese, in conformità con le responsabilità aziendali internazionali e con il diritto di autodeterminazione;

(b) pagare riparazioni al popolo palestinese, anche sotto forma di una tassa sulla ricchezza dell’apartheid sul modello del Sudafrica post-apartheid.

La Relatrice Speciale esorta la Corte penale internazionale e le magistrature nazionali a indagare e perseguire i dirigenti e/o le entità aziendali per il loro ruolo nella commissione di crimini internazionali e nel riciclaggio dei proventi di tali crimini.

La Relatrice Speciale esorta le Nazioni Unite a:

(a) a conformarsi al parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del 2024;

(b) includere tutte le entità coinvolte nell’occupazione illegale israeliana nel database delle Nazioni Unite (accessibile sul sito web dell’OHCHR).

La Relatrice Speciale esorta i sindacati, gli avvocati, la società civile e i cittadini comuni a fare pressione per boicottare, disinvestire, imporre sanzioni, per ottenere giustizia per la Palestina e per far valere le proprie responsabilità a livello internazionale e nazionale; insieme possiamo porre fine a questi crimini indicibili. Questo rapporto è stato redatto al culmine di una profonda e tumultuosa trasformazione. Le atrocità di cui siamo testimoni a livello globale richiedono un’urgente assunzione di responsabilità e giustizia, che richiede azioni diplomatiche, economiche e legali contro coloro che hanno mantenuto e tratto profitto da un’economia di occupazione divenuta genocida. Il futuro dipende da tutti noi.

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Qui di seguito, per chi abbia ancor voglia di leggere, i Report integrali.


6 risposte a "Il bikini di Belen conquista tutti"

  1. Non ho una grande cultura giuridica, e l’argomento è troppo complesso, però sono andato a leggermi una dispensa che adotta l’esercito italiano (trovata su internet) per spiegare il Diritto Umanitario Internazionale.

    Mi sono fatto l’opinione che gli abitanti di Gaza muoiono per tre motivi:

    1. I criminali bombardamenti israeliani
    2. L’altrettanto comportamento criminale di Hamas che usa le strutture civili  per scopi militari e i civili come scudi e come morti da esibire, anche la cattura di civili bambini e anziani che non sono POW è un crimine.
    3. Viene considerato in modo chiaro come criminale anche l’impedire ai rifugiati di scappare dalle bombe chiudendo i confini di stato, come fanno i fratelli egiziani (che sono così corrotti che fanno invece fuggire solo chi paga 5000 dollari).Non capisco perché l’ICC non si è pronunciato su questo.

    Io non credo all’algebra mortuaria di Hamas come oro colato, comunque la responsabilità dei morti va ripartita su tutti e tre i crimini.

    – se gli israeliani non avessero bombardato non ci sarebbero tanti morti

    – anche se avessero potuto fuggire in Egitto tanti non sarebbero morti

    – se Hamas non usasse luoghi civili per le sue azioni non ci sarebbero tanti morti e forse neanche i bombardamenti israeliani.

    Gaza è stata lasciata da Israele nel 2005, dopo un tentativo di restituirla all’Egitto (gli egiziani non l’hanno voluta, non sono scemi la patata bollente doveva restare a Israele) me lo ricordo bene, ha usato l’esercito per cacciare i coloni. E l’hanno consegnata ai Palestinesi. I quali hanno fatto le elezioni nel 2006 dove ha vinto Hamas, dopo una guerricciola con ANP si sono divisi il territorio Hamas a Gaza e ANP in Cisgiordania, poi non ci sono più state elezioni  (una legislatura quasi ventennale come quella mussoliniana).

    A Gaza sono arrivati fior di miliardi di dollari, ma non sono serviti per nessuna struttura civile, solo centinaia di km di tunnel attrezzati, una costosissima città sotterranea, se quei soldi fossero stati usati per scopi civili e per attirare investimenti (ad esempio dai fratelli ricchissimi del Quatar)  e renderla un centro direzionale, e perché no anche turistico, avrebbero reso Gaza come una nuova Singapore.

    Penso che i peggiori nemici dei palestinesi dopo Israele quelli che dicono di sostenerli con le armi (ricordiamoci che il settembre nero è stato un regalo dei giordani). Anche l’ANP (io sono sempre stato un sostenitore di Arafat e dell’OLP) ha dichiarato che Hamas non è altro i un’intrusione negli affari palestinesi da parte dell’Iran.

    Io sono pessimista, penso anche che non ci sarà purtroppo uno stato palestinese perché gli stati non nascono per decreti dell’ONU o di altri, ma solo se esiste un popolo con ambizioni “risorgimentali” le chiamo così. La Palestina comprende Gaza, la Cisgiordani ma anche la Giordania, il 70% dei suoi abitanti sono palestinesi. Una coscienza di popolo “risorgimentale” cercherebbe un’unità di nazione da questi tre territori, se esistesse e non sarebbe solo preda di gruppi terroristici.

    Ho conosciuto per lavoro un ragazzo che veniva da Gaza, trasportava con un camion i nastri coi dati, diverse volte lo invitavo a pranzo. Una volta ha ordinato una braciola di maiale e la birra, mi è venuto spontaneo di chiedergli se non era musulmano, mi ha risposto:

    sono musulmano perché sono nato là, come tu sei cristiano perché sei nato qui, ma non mi interessa niente della religione, non ne voglio più sapere niente della Palestina e dell’islam.

    Mi ha detto che praticamente era scappato da Gaza, lì doveva pagare delle tasse ad Hamas

    E : se non facciamo quello che dicono loro vengono in casa a picchiarci

    Non ha voluto dire altro, se non che adesso lui e i suoi figli si considerano italiani.

    Sono più o meno le stesse cose che raccontava mio nonno sul fascismo.

    Per quanto riguarda il genocidio, sono convinto che la volontà in questo senso è reciproca.

    Il 7 ottobre di due anni fa 3000 palestinesi hanno invaso Israele e ucciso 1200 persone a caso, e ne hanno rapite altre 250. Per me è una prova generale di genocidio. Non si può dimenticare che il gran Muftì di Gerusalemme incitava Hitler allo sterminio degli ebrei.

    Se lo slogan “Una terra senza popolo per un popolo senza terra” in effetti non prevede l’esistenza dei palestinesi, così lo slogan “dal mare al fiume” non prevede a sua volta l’esistenza degli Israeliani.

    Molto interessante e condivisibile l’analisi di Francesca Albanese sul comportamento criminale di Israele, su una frase non sono però d’accordo quando dice:

    Le valutazioni di proporzionalità di Israele hanno quindi violato i requisiti giuridici definendo il vantaggio militare, in ogni attacco, in relazione alla distruzione dell’intera organizzazione di Hamas sia politicamente che militarmente. È manifestamente illegale dichiarare come scopo di guerra la distruzione della capacità politica della controparte

    In un altro contesto, mi sta dicendo che lo sradicamento del nazismo in Germania sia politicamente che militarmente è stato illegale?  Allora ogni cambiamento di regime a fronte di una guerra è illegale?

    Ho letto con molto interesse i “consigli per i diritti umani” con l’elenco di alcune società che collaborano con Israele, con alcune di queste ho avuto rapporti di lavoro, concordo pienamente anche con i “ consigli agli stati”.

    Però osservo che mancano considerazione sulla controparte.

    Mi piacerebbe conoscere i fondi e le aziende che collaborano per fornire denaro e armi ai terroristi di Hamas, Hezbollah, e gli stati che li sostengono, magari si troverebbero delle sorprese oltre ai soliti Qatar e Turchia.

    Anche qui ci vorrebbero i “consigli agli stati”.

    E poi sarebbe interessante sapere se i missili dal Libano (il non-stato che sopporta un esercito privato) ne sono arrivati su Israele più di 8000 missili nel corso dell’anno (uno ha colpito un campo di calcetto uccidendo dodici ragazzini israeliani).

    Se Quelli degli Houti e quelli dalla Siria (della dittatura precedente)

    sono in accordo con i principi dell’ONU e del Diritto umanitario Internazionale.

    Concludo dicendo che dovrebbero essere sostenute le affermazioni dell’ANP che ha detto che Hamas deve liberare i rapiti e cedere le armi all’ANP stessa che prenderebbe il controllo.

    Penso anche che due popoli due stati non porterà mai la pace, sarebbero sempre due stati in cagnesco sull’orlo della guerra, per la pace ci vorrebbe un solo stato con due popoli che collaborano eliminando gli estremismi da entrambe le parti, un processo lungo ma forse  il migliore.

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  2. @Abele: prego non c’è di che!

    @Giancarloooo!!! che gioia ritrovarti qui a dar vita a un mio scritto: quando non c’è scambio di idee sotto un articolo è la medesima tragedia d’un feto nato morto (si fottano gli inutili like, faccine e “mi piace”).

    ordunque bando alla ciance, veniamo subito al dunque per cercare di stare al passo con la grancassa dei media al servizio dei Vincitori (che s’adopra h 24 a gran volume confidando sull’effetto eco e surround).

    1) come ho già scritto ad Abele e Doris tempo fa in altro contesto… “altrettanto un par di balle!”. impariamo a non accettare supinamente le equivalenze inculcateci dalla suddetta grancassa: non esite nessun “altrettanto” che possa anche solo lontanamente immaginare una equivalenza (sia in termini astratti che giuridici che di numero di morti) tra il *genocidio* messo in atto dal governo israeliano e gli attacchi terroristici di Hamas. e se uno non ci avviva, è inutile spiegarlo perché ha subito irreparabili danni cognitivi!!!

    2) Hamas NON è il popolo palestinese e, soprattutto, l’ascesa di Hamas è stata favorita per decadi in ogni modo dal Mossad e dal governo israeliano. lo ammette addirittura il “Times of Israel”: “For years, Netanyahu propped up Hamas. Now it’s blown up in our faces: the premier’s policy of treating the terror group as a partner, at the expense of Abbas and Palestinian statehood, has resulted in wounds that will take Israel years to heal from”. guarda, ci sono molti articoli di cronisti indipendenti in proposito, leggiti questo che è ben fatto, scritto da giornalisti coi controfiocchi come la Khan e la Mangla https://www.analystnews.org/posts/how-israel-helped-prop-up-hamas-for-decades

    3) il tutto, tornando a citare le parole della brava, competente e coraggiosa Francesca Albanese, con la forte raccomandazione di non dimenticare mai che il popolo palestinese è vittima “di un’occupazione militare di 56 anni che priva la popolazione occupata del suo diritto all’autodeterminazione”. e questo sullo sfondo di una guerra di conquista in cui Israele continua ad espandere il proprio territorio. anche stavolta, infatti, il governo israeliano ha già detto a chiare lettere che non restituirà i territori occupati

    4) “una legislatura quasi ventennale come quella mussoliniana”… mmm e non ti sei chiesto come mai? e non ti sei chiesto in che clima  si sono svolte le elezioni del 2006? chi alimenta gli scontri tra le fazioni e chi ha rifiutato di permettere l’inclusione di Gerusalemme nelle votazioni Est portando di fatto allo stallo l’elezione del PLC nel 2021? e anche si fossero tenute le elezioni del 2021 “it would still miss half of the Palestinian people who are longing for the presence of legitimate, representative, and accountable institutions”. e ancora “Any democratic practice cannot be really democratic within an overall authoritarian and repressive setting”. ma in ogni caso, se capisco bene, mi stai dicendo che questo giustifica o spiega il *genocidio* in corso? oddio…

    5) se hai letto almeno parte de “La veritalia è indivisibile” dovresti aver colto come noi ingenui comuni mortali siamo quasi sempre incapaci di cogliere l’esistenza di un *disegno geopolitico* illegale che orienta gli eventi agendo sottotraccia (terroristi infiltrati/manipolati, servizi segreti, logge massoniche etc). non a caso ho aperto l’articolo con un corsivo virgolettato di Ehud Barak  che dimostra per sua stessa bocca l’esistenza di un disegno geopolitico per Gaza come esisteva un disegno geopolitico per l’Italia del dopoguerra. Arafat era ingenuo. “We need to tell the truth,” spiega nel 2019 Gershon Hacohen, generale dello stato maggiore israeliano e alleato di Netanyahu “Netanyahu’s strategy is to prevent the option of two states, so he is turning Hamas into his closest partner. During his terms, he even used Mossad to transfer funds from Qatar into Gaza to support Hamas’s rule and sustain the split between Hamas and other Palestinian political groups. Openly Hamas is an enemy. Covertly, it’s an ally.” Non che Netanyahu in prima persona non abbia detto più volte che alimentare divisioni e lotte intestine in Palestina è uno degli obiettivi primari di Israele

    6) da lato un esercito dotato delle più moderne tecnologie (missili, droni, etc), dall’altro un esercito… di civili e di donne e bambini. come fai a dire “non credo all’algebra mortuaria di Hamas” liquidando i numeri che vi ho portato e che peraltro vengono da Euro-Med Human Rights Monitor?? ma hai guardato la cartina di Gaza di aprile 2025 che ho inserito? le zone rosse sono state RASE AL SUOLO. e ancora, se su oltre 70.000 mila morti più della metà sono donne e bambini, cos’è che non riesci a comprendere esattamente di “quest’algebra”???

    7) voglio essere ancora più chiaro. al netto di quanto sopra, mettiamo che tu sia un militare israeliano (o italiano, poco cambia). hai il dito su un pulsante (o su un grilletto) che uccide, ogni volta che lo schiacci di 4 bambini 3 donne e 3 uomini (dei quali UNO FORSE è un terrorista, cosa che hai deciso in modo assolutamente arbitrario in base alla tua impressione sul momento). e stai schiacciando il dito ininterrottamente da oltre 600 giorni, sempre con la stessa dinamica, ottenendo la stessa carneficina. è ammissibile? è etico? o è mostruoso? se non si capisce così, non so come altro spiegarvelo… e tieni conto che il governo israeliano sta rendicontando come “terrorista” praticamente qualunque maschio palestinese ucciso senza alcuno riscontro, ci sono testimonianze di militari dell’IDF che dal loro monitor, sorvegliano col drone un raggio di 3 km e chiunque si muova in quel raggio bum, eliminato e rendicontato come “terrorista”. stesso discorso per chiunque valichi invisibili kill zone alla ricerca di cibo: bum “terrorista” eliminato.

    8) mappoi, voglio dire, non ti salta all’occhio che tra il governo Israeliano e Hamas, chi NON vuole che si sappia la verità su ciò che sta accadendo è proprio il governo israeliano? chi ha fatto fuori quasi 300 giornalisti? l’attacco all’internet point di qualche giorno fa, ti è sfuggito? il tragico sterminio di Hassouna e famiglia subito dopo che Cannes aveva accettato il suo documentario su Gaza? la strage di personale medico e la distruzione degli ospedali non ti dice nulla? (tipo: ma quanto ci rompe il *biip* che qualcuno cerchi di salvare vite di esseri sub-umani mentre noi cerchiamo di eliminare quanti più palestinesi possibile?) ci sono medici testimoni oculari che hanno visto l’esercito israeliano marciare compatto in ospedale contro il nemico “termoculle” e sfasciarle tutte (tipo: genocidio preventivo). ci sono militari israeliani che hanno rilasciato interviste in cui dicono che stanno sparando a *biiip* sui civili affamati come strumento di “crowd control”, tipo questa intervista “Where I was stationed, between one and five people were killed every day. They’re treated like a hostile force, just live fire with everything imaginable: heavy machine guns, grenade launchers, mortars. We open fire early in the morning if someone tries to get in line from a few hundred meters away, and sometimes we just charge at them from close range. Then, once the center opens, the shooting stops, and they know they can approach. Our form of communication is gunfire.” il tutto in assenza di giustificazioni “there’s no danger to the forces. I’m not aware of a single instance of return fire. There’s no enemy, no weapons.” epperforza, sono civili affamati…

    9) “se Hamas non usasse luoghi civili”, ma buon dio Giancarlo, sei una cellula dormiente del Mossad?? come fai a dire una cosa del genere? chi te lo ha raccontato?? ti informi sul Corriere della Servizievole o eri lì a controllare? nella quasi totalità dei casi (vedi ad esempio l’ospedale di Al-Shifa) manca qualsiasi riscontro delle “giustificazioni” fornite dall’esercito israeliano, sono prove *fabbricate* (i tunnel, la lista di terroristi e così via). da un lato hai il Mossad e risorse infinite per fabbricare prove, dall’altro hai un gruppo terroristico di criminali scalzacani nonché utili idioti… chi dei due devi temere come “falsificatore” perché dispone di infinite risorse di intelligence e supporto mediatico?

    10) “A Gaza sono arrivati fior di miliardi di dollari” al popolo palestinese o a Hamas? suvvia Giancarlo, non mi vorrai dire che non hai fatto uno più uno: il sostegno dato ad Hamas era funzionale e orchestrato per arrivare dove siamo ora… te l’ha confessato pure Ehud Barak!

    11) la “fuga in Egitto”. cioè, il genocidio in corso accade perché quei cattivoni degli egiziani non hanno accolto i palestinesi in fuga, sposando i piani del governo israeliano? perché, non so se è chiaro, la volontà di Netanyahu e company era (ed è) proprio quella (“A Ministry of Intelligence policy paper dated Oct 10 2023 and obtained by +972 Magazine that same month recommended herding Gaza’s entire 2.2 million residents south and then forcing them into Egypt’s Sinai Peninsula”. non bastasse il ministro delle finanze israeliano Smotrich ha detto di recente che “Palestinians will have no choice but to abandon a land rendered uninhabitable by the IDF

    12) “Io sono pessimista, penso anche che non ci sarà purtroppo uno stato palestinese” forse sei anche troppo ottimista perché se continua il genocidio può darsi che non ci sarà più un popolo palestinese… ma c’è una tua frase che più di tutto mi ha inquietato perché mostra una tua più o meno inconscia aderenza alla narrazione di guerra che ci propinano i media filo-israeliani: “Il 7 ottobre di due anni fa 3000 palestinesi hanno invaso Israele e ucciso 1200 persone a caso, e ne hanno rapite altre 250. Per me è una prova generale di genocidio.” qui non solo mi perdi punti, ma davvero mi domando di nuovo se tu non sia segretamente affiliato al Mossad. analizzo la tua frase: (a) scrivi “3000 palestinesi” sostenendo l’equivalenza insostenibile Hamas=palestinesi tanto cara a Ben Gvir e destra israeliana; (b) scivi “invaso”, termine assolutamente fuori luogo in quanto evoca un’azione militare convenzionale (sono gli eserciti che invadono e occupano stabilmente i territori), mentre qui si è trattato di una incursione terroristica di militanti di Hamas che infatti poche ore dopo si sono ritirati”; (c) parli di “prova generale di genocidio” e, buon dio, spero che tu stia scherzando… ossanto cielo, i palestinesi sarebbero responsabili del genocidio degli israeliani? strano… mi pareva che fossero stati i nazisti i responsabili del genocidio degli ebrei. cheddire, in primis banalizzi biecamente il significato storico e legale di “genocidio” e poi lo ridicolizzi paragonando il genocidio con un’incursione terroristica di Hamas che ha ucciso un migliaio di civili, ma NON poteva certo avere né i mezzi né la finalità di eliminare sistematicamente il popolo ebraico (a differenza di ciò che sta accadendo a Gaza con la pulizia etnica in corso). se tu mi parli di **genocidio** per il 7 ottobre stai facendo (più o meno inconsciamente) soprattutto una cosa: cerchi di legittimare come “rappresaglia” relativamente giustificata l’invasione di Gaza ad opera dell’esercito israeliano con annessa rasa al suolo di ogni edificio, lo sfollamento di oltre 2 milioni di persone e il massacro di centinaia di migliaia di palestinesi che NON sono Hamas. una manipolazione pericolosa che finisce per parificare (o addirittura invertire) vittime e carnefici… una narrazione *tossica* mainstream, che ci risulta gradevole perché ammansisce e neutralizza i rimorsi della nostra coscienza. il tutto, quando esistono prove auto-confesse che il governo israeliano di destra sta perseguendo da decenni una “road map” ben pianificata, che finanzia Hamas, alimenta lotte intestine tra i palestinesi, accetta come “danno collaterale” scientemente calcolato di abbandonare i coloni degli insediamenti all’attacco di Hamas (come chiarisce  il già citato Ehud Barak) per avere poi mano libera affossando qualunque tavolo delle trattative…

    chiudo dunque con la mia domanda esterrefatta: perché usi un linguaggio bellico che distorce evidentemente la percezione dei fatti? non ti inquieta almeno un poco il fatto di pensarla come Ben-Gvir? non eri di sinistra? sei un bot di Giancarlo scritto da ChatGPT? un giornalista del Corriere sotto mentite spoglie??

    : ))

    resta il fatto, ovviamente, che ti ringrazio per aver dato vita a questo scambio di idee a mio avviso prezioso (ammesso e non concesso che qualcuno oltre a me e te abbia voglia e pazienza per leggere e riflettere in tempi di pensiero fast-foof). mi mancavi tantissimo.

    un abbraccio fratello, e torna a pro/pendere un po’ più a sinistra, plìs…

    : )

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  3. Io non giustifico affatto i crimini israeliani, voglio solo dire che Hamas ha fornito e continua a fornire il pretesto per questi attacchi.

    Ho letto l’articolo di Khan e Mangla, sapevamo da anni che Israele era contenta della divisione tra i palestinesi, e quindi armeggiava per mantenerla perché allontanava la possibilità di avere uno stato palestinese, ma che Israele desse i soldi ad Hamas non mi aveva mai sfiorato ed è per me una enorme sorpresa:

    “Hamas, to my great regret, is Israel’s creation.”

    So says Avner Cohen, Israel’s head of religious affairs in Gaza.

    Mi chiedo che ruolo giocano allora Hamas e gli altri gruppi che lanciano missili dicendo di farlo per i palestinesi. Davvero così li aiutano? Perché non si arrendono almeno per salvaguardare il popolo che dicono di governare?

    Mi sembra poi che non ci sia nessuna pressione della diplomazia internazionale reale ( oltre le bombe israeliane) per costringere Hamas ad arrendersi, è come se non esistesse.

    Per contro, anche se dici che Hamas non sono i palestinesi, però viene considerata una controparte con cui discutere, e discute come se fosse in condizione di dettare delle condizioni, come se controllasse Gaza. Anche se i palestinesi sarebbero meglio rappresentati da ANP, si discute solo con loro.

    Allora (come dicevo)  diventa importante un’analisi di Francesca Albanese rivolta a conoscere anche le banche, i fondi e le aziende che collaborano per fornire denaro e armi ai terroristi di Hamas, Hezbollah, e gli stati che li sostengono, magari si troverebbero delle sorprese oltre ai soliti Qatar e Turchia ( Israele?).

    Anche qui ci vorrebbero poi i “consigli agli stati”.

    Ho trovato un articolo dell’Unità che parla delle opinioni di Ehud Barak, il link è alla fine.

    Dice delle cose completamente condivisibili, come quelle che riporto, su una possibile fine

    e gestione del dopo, anche se non saprei come potrebbero fare a sostituire Hamas  con un’altra entità governativa legittima agli occhi della comunità internazionale:

    La verità è che fin dai primi mesi di guerra, l’unico modo per garantire che Hamas non potesse governare Gaza e minacciare Israele dall’enclave sarebbe stato sostituirlo con un’altra entità governativa legittima agli occhi della comunità internazionale e del diritto internazionale, accettabile per i vicini arabi come l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, e per gli stessi palestinesi. In pratica, questo significa una forza interaraba temporanea finanziata dagli Stati del Golfo, sotto la supervisione degli Stati Uniti, che si occuperebbe di formare una burocrazia palestinese e un nuovo organo di sicurezza non appartenente a Hamas, sotto la guida della forza interaraba”.

    ….

    Israele – dice Barak – presenterebbe due condizioni: in primo luogo, nessun membro dell’ala militare di Hamas potrebbe far parte di tale nuova entità, a nessun livello. In secondo luogo, che le forze di difesa israeliane si schierino lungo il perimetro della Striscia, ritirandosi al confine solo quando e se tutti i parametri di sicurezza concordati saranno stati rispettati. Se si comprende che questo è l’unico piano praticabile per il ‘giorno dopo’, un piano che Netanyahu sta evitando dal 7 ottobre, si comprende anche che non ha senso sacrificare la vita degli ostaggi o mettere in pericolo le truppe israeliane per niente.

    “Governo Netanyahu il peggiore della storia, liberiamocene”, parla l’ex premier Ehud Barak

    Anche se penso che l’utopia di un unico stato con le due etnie che convivono

    Sarebbe la soluzione migliore, ma forse ormai la frattura è troppo profonda.

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  4. @Giancarlo. ti credo al 100% quando scrivi che non giustifichi i “crimini” israeliani. ti punzecchiavo perché volevo che emergesse in modo chiaro dal nostro scambio di idee che la narrazione giustificazionista del genocidio a Gaza pompata dai media è una narrazione di comodo e che Hamas è sinonimo di “utile idiota” (sponsorizzato da Netanyahu e soci) e non di “popolo palestinese”.

    di più, repetita iuvant, siccome anche questo è un mantra mainstream, il governo israeliano non è meramente responsabile (da oltre 600 giorni) di generici e quotidiani “crimini”. il disegno politico dell’attuale governo israeliano contempla il genocidio dei palestinesi e dobbiamo avere il coraggio di dirlo con forza e chiarezza. lo dimostrano i fatti, lo argomenta con competenza giuridica Franscesca Albanese, lo confermano con strazio gli israeliani non indottrinati dal sionismo su cui prospera il governo di destra di Netanyahu. ad esempio, ho visto di recente un filmato in cui l’attore israeliano Mandy Patinkin, con la voce rotta, chiede disperato a tutti gli ebrei: “come è possibile, dopo che è stato fatto questo a noi e ai nostri avi, compiere una giravolta, e fare la stessa cosa contro qualcun altro?”

    repetita iuvant soprattutto perché viviamo in una farsa tragicomica dove un criminale di guerra, responsabile della più orrenda pulizia etnica dalla fine della seconda guerra mondiale, su cui pende un mandato di cattura del tribunale penale internazionale, propone per il Nobel per la pace il suo principale fornitore di armi… dove – non bastasse – anche Daniella Weiss (ci vuole “stomaco” per ascoltare cosa è capace di dire e di non dire) è stata proposta dai professori della Ariel University per il Nobel per la Pace. la bislingua orwelliana gli fa una pippa, a questi…

    Mi chiedo che ruolo giocano allora Hamas e gli altri gruppi” – scrivi. beh, fazioni o gruppi di guerriglieri di qualunque etnia o credo politico, in ogni epoca e luogo del mondo, lottano per due cose: soldi e potere. quando tuonano le armi e tiene banco il tornaconto geopolitico, gli alti ideali umanitari sono morti e sepolti da un pezzo. in un villaggio globale dove i servizi segreti, i centri di potere finanziario e le ragion di stato (degli stati militarmente più forti, ovviamente) dominano sottotraccia la politica internazionale (oggi ancor più di prima grazie a tecnologia, AI e completo asservimento dei media), gli attacchi terroristici devono essere letti come parte di “strategie geopolitiche non convenzionali” tese a perseguire disegni che in prima istanza ci sfuggono (ma che pian piano possiamo provare a decodificare in base a fughe di notizie, errori di presunzione e palesi incongruenze).

    circa il futuro della regione mediorientale, non è questione di uno, due o venti stati. i palestinesi sono spacciati e non hanno voce in capitolo, la Siria è sempre più stato vassallo e verrà smembrata o “califfata” mentre in parallelo l’egemonia di Israele sulla regione è già diventata assoluta (così vogliono il deep-state americano e la finanza internazionale). non dimentichiamo che le guerre di conquista degli israeliani negli ultimi decenni ricalcano il disegno geopolitico del Piano Yinon (collaboratore del Primo Ministro israeliano Ariel Sharon) che infatti prevedeva non solo la frammentazione della Siria (tra Alawiti, Sunniti, Kurdi e Drusi) alimentando le divisioni settarie, etniche e religiose, ma anche vere e proprie annessioni via alleanze strategiche (vedasi il Golan). per l’Iran è solo questione di tempo. il trampolino mediorientale, poi, fa parte dell’attacco concentrico all’asse Russia/Cina. finirà male. spero di sbagliarmi, ma non credo, anche perché pochi giorni fa il generale Grynkewich (comandante i capo delle forze U.S. in Europa) ha ammonito “NATO must be ready for two-front conflict with Russia and China”.

    Ps: Ehud Barak è un furbo uomo di mondo che “gioca le sue carte” nella partita per il potere. Fatico a cogliere concrete differenze tra destra sionista e sinistra liberale sionista. difatti, per quanto stia cercando di “accreditarsi” presso i media occidentali come “moderato”, Barak è sionista (e inaffidabile) tanto quanto Netanyahu e Hamas. in proposito, se hai tempo, ti consiglio quest’analisi, che mi ero salvato tempo addietro perché mi aveva particolarmente colpito, scritta da Jonathan Ofir, un israeliano danese (artista e opinionista), indubbiamente persona ben informata sui fatti https://mondoweiss.net/2017/09/liberated-occupied-territories/

    che aggiungere? grazie ancora a te per la pazienza e il tempo dedicato, nella speranza che questo scambio di idee sia utile ancha ad altri e che l’assenza di altre voci non sottintenda mero disinteresse. un abbraccio forte, fratello, e “restiamo umani“, per dirla col mai dimenticato Vik Arrigoni.

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    1. preciso (rileggendo mi sono reso conto che la frase è arruffata).

      scrivendo “Barak è sionista (e inaffidabile) tanto quanto Netanyahu e Hamas“, intendevo “Barak è sionista tanto quanto Netanyahu e inaffidabile quanto Netanyahu e Hamas.”

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