Abele Longo: Dacci oggi il nostro Pa’ – Pasolini e il corpo come scandalo

“Non dovete far altro che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare.” Dal testo dell’intervento che Pasolini avrebbe dovuto tenere al Congresso del Partito Radicale del novembre 1975, due giorni dopo che era stato ucciso.
Pasolini: “Chi si scandalizza è psicologicamente incerto, cioè praticamente un conformista”.
Moravia: “Non credo che Cristo si scandalizzasse mai, anzi non si è mai scandalizzato. I farisei si scandalizzarono, ma non Cristo”.
Dall’ intervista di Pasolini ad Albeto Moravia in Comizi d’amore (1965).

Pasolini partiva dal corpo, il suo, asciutto e atletico, e dalla fame di corpi: «Prima di tutto tu sei e devi essere molto carino. Magari non in senso convenzionale. Puoi anche essere un po’ minuto e addirittura anche un po’ miserello di corporatura, puoi avere nei lineamenti il marchio che, in là negli anni, ti renderà fatalmente una maschera». Il suo era un marxismo dei comportamenti, della sacralità dei gesti, un’antropologia del quotidiano e delle mode. È dall’esperienza corporea che nasce e prende forma il suo pensiero. Dell’attrazione, seduzione e sofferenza fisica si nutre la scrittura e il cinema in cui ai corpi si chiede di essere “segni”: poco importa se Citti o Davoli guardano in macchina, sono i corpi che “significano”: il primo una sorta di alter ego, che ha inciso sul volto il tormento e la contraddizione, il secondo invece, con l’immancabile ciuffo, ideale di bellezza, icona di un mondo a lungo vagheggiato.
Pasolini rimane solo perché gli intellettuali italiani non hanno mai avuto un corpo. Poche le eccezioni, Gramsci paradossalmente, che dal suo corpo gabbia con esercizi giornalieri, durante la sua prigionia, dava ordine a un fiume di pensieri. Tra chi ha riconosciuto l’importanza del corpo/Pasolini, troviamo Sciascia, scrittore scontroso e a volte rigido, che dopo la morte del Nostro, al quale molto doveva, ammette: “Dicevamo quasi le stesse cose, ma io sommessamente. Da quando non c’è lui mi sono accorto, mi accorgo, di parlare più forte”.
Il corpo di Pasolini era nato per fare all’amore, sudare in interminabili partite di pallone. L’omosessualità non è la spiegazione ma solo una, la più affascinante, chiave di lettura. Viveva la notte come un gatto in calore con la consapevolezza che poteva essere l’ultima. Sapeva dei vili che lo hanno ucciso, di chi ancora si nasconde dietro il corpo “minuto” e “miserello” di un minorenne che confesserà poi di essere l’unico assassino. Ricordo ancora le foto agghiaccianti della sua morte. Furono quelle immagini a farmi prendere coscienza di una grande vicenda umana che, fedele al copione di tanti suoi lavori, si conclude con la crocifissione, quasi l’avesse preparata secondo alcuni che continuano a confondere l’arte con la vita. La immagino ancora così quella notte all’idroscalo di Ostia, un Golgota dove in diversi con spranghe di legno infierirono contro chi alla vita era attaccato e confidava, ogni giorno, nella forza delle gambe.

Scandalo
Dal latino ecclesiastico, scandalum, parola riformata sul termine greco skandalon, ostacolo e insidia, imparentato al sanscrito skándatr, saltare. Scandalo è quindi un “salto”, nel caso di Pasolini “mortale”.

La crocifissione

Ma noi predichiamo Cristo crocifisso:
scandalo pe’ Giudei, stoltezza pe’ Gentili. (Paolo, Lettera ai Corinti)

Tutte le piaghe sono al sole
ed Egli muore sotto gli occhi
di tutti: perfino la madre
sotto il petto, il ventre, i ginocchi,
guarda il Suo corpo patire.
L’alba e il vespro Gli fanno luce
sulle braccia aperte e l’Aprile
intenerisce il Suo esibire la morte
la morte a sguardi che Lo bruciano.
Perché Cristo fu ESPOSTO in Croce?
Oh scossa del cuore al nudo
corpo del giovinetto … atroce
offesa al suo pudore crudo … Il sole e gli sguardi! La voce
estrema chiese a Dio perdono
con un singhiozzo di vergogna
rossa nel cielo senza suono,
tra pupille fresche e annoiate
di Lui: morte, sesso e gogna.
Bisogna esporsi (questo insegna il povero
Cristo inchiodato?),
la chiarezza del cuore è degna
di ogni scherno, di ogni peccato
di ogni più nuda passione …
[…]

da Pier Paolo Pasolini, L’usignolo della chiesa cattolica, Garzanti.

Abele Longo


11 risposte a "Abele Longo: Dacci oggi il nostro Pa’ – Pasolini e il corpo come scandalo"

  1. Pasolini e il corpo come “scandalo” … un’angolazione di lettura Abele che mi ha molto affascinato allora e che ora mi fa nascere nuove domande, come sempre una buona riflessione dovrebbe fare.
    Quando penso a Pasolini lo vedo tra i banchi che insegna ai suoi ragazzi e penso che la sua lezione sia appena cominciata…
    Saluti

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  2. Grazie Antonella,
    Se solo fosse insegnato nelle scuole! Pasolini fa nascere sempre nuove domande e continua ad essere ‘più moderno di ogni moderno’.
    un abbraccio

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  3. che grande post Abele e quanto acuto e attuale.

    “il corpo come scandalo”:
    “essere voi stessi: ill che significa essere continuamente irriconoscibili”

    il corpo abitato dal mutamento e dal mondo, un corpo completo, che si fa pane e sangue (non a caso il richiamo del Cristo)

    non un corpo simulacro, svuotato, manichino tutto uguale, quale ci viene propinato come unico corpo possibile, perché ricambiabile, merce di scambio-

    Pasolini incarna anche la sua stessa preveggenza. Ecco ciò che ancora a distanza, sciocca della sua parola.

    grazie Abele.
    ciao

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  4. Grazie Margherita, si’ “incarna la sua stessa preveggenza”:
    Tutte le piaghe sono al sole
    ed Egli muore sotto gli occhi
    di tutti: perfino la madre
    sotto il petto, il ventre, i ginocchi,
    guarda il Suo corpo patire.

    (buon fine settimana)

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  5. Quando lessi Pasolini per la prima volta avevo 13 anni. Mi aiutò a capire quanto possa essere dannosa l’ignoranza. Torno spesso a rileggerlo per non dimenticarmi dei rischi che corro. Grazie Abele per questo post.

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  6. Grazie a te Pasquale. Io avevo 13 vanni quando Pasolini e’ morto, ricordo soprattutto i commenti sprezzanti dei molti. Ho cominciato a leggerlo e a “vederlo” piu’ tardi e continua ad accompagnarmi.
    un abbraccio
    Abele

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  7. Pasolini ha pagato caramente la libertà di essere e di apparire se stesso. Per questo e soprattutto per questo la poesia deve tornare ad essere, secondo me, voce che si fa corpo, che si fa relazione e scandalo. E’ così liberante e bello fare salti… Quantici.

    Grazie Abele per il Pa’ che ci riporta alla poesia e ammutolisce le questioni di lana caprina.

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  8. il corpo e il suo salto, una fisica quantistica del darsi come mancante. il vedere oltre. scopia e scopare il vuoto. il cannocchiale del corpo liberato, anziché disinvestito. gli ostacoli che ci si deve porre per saltare oltre. il corpo come insidia per sfiorare il puro.

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  9. il corpo come testo, regia di un quotidiano raccontato con parole dirette e sicure. ho amato tantissimo Pasolini, le sue poesie, i testi, la nuda bellezza dei suoi film. mi è piaciuta tanto la tua lettura. grazie.
    mirella

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