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Plinio Perilli
HOLLYWOOD ODIOSAMATA – Appunti per una piccola storia della Mecca del Cinema
1 – L’inseguimento degli indiani alla diligenza
Curioso pensare che l’americanissimo John Ford, abbia in fondo ripreso per Ombre Rosse (Stagecoach, 1939, con un indimenticabile John Wayne, e fior d’attori e caratteristi) lo spunto d’un famoso racconto di Maupassant, “Boule de Suif” – che qui sarebbe poi la prostituta disprezzata dai compagni di viaggio, e che li salverà poi tutti col suo sacrificio… E comunque, altro che western come genere facile!…
“Romanzo, senza dubbio, con tutti i suoi caratteri di ricerca psicologica e letteraria, può dirsi Ombre rosse, il nuovo film di John Ford.” – l’incorona Ennio Flaiano in una recensione del dicembre ’40 – “Eccoci davanti ad un film in cui l’ombra di de Maupassant si sposa a quella di un Murnau (per parlare di trapassati), o meglio, ad un film in cui allo stile di un Roberts si aggiunge quello di un Vidor. Sposalizio felice, diciamolo subito: tanto felice che vien voglia di togliersi il cappello. (…) Una parola sulla fotografia che è perfetta, tenuta, secondo il costume di Ford, a contrasti di luci e ombre e sempre campeggiante su paesaggi straordinari, lunari. Il fotografo è Bert Glennon; il montaggio di Walter Reynolds. E il soggetto di Ernest Haycox.”
“La celeberrima sequenza dell’inseguimento degli indiani alla diligenza (aperta da una panoramica laterale sui comanci appostati sulle colline entrata nella storia del cinema)” – precisa Mereghetti – “fu girata nella Monument Valley (fino ad allora sconosciuta allo spettatore cinematografico) e realizzata con una cinepresa che correva a 60 km orari a fianco della diligenza.”
Furore, poi, era Steinbeck in piena regola, col dramma di una famiglia di contadini in marcia verso la California alla ricerca di lavoro. Denuncia sociale e rappresentazione umana. Il romanzo uscì nel ’30, il film l’anno dopo (con Henry Fonda e John Carradine).
Tirannia e delizia dei “generi”… Eppure, già nel 1932, cioè a dire, ai primordi del sonoro, tutto il ventaglio era già perfettamente dispiegato – nel bene e nel male. La semplice analisi dei più svariati film in concorso alla prima edizione del Festival di Venezia, permette di distinguere uno ad uno i vari filoni già da allora in gran voga… La commedia sentimentale (The Faithful Heart, Cuore fedele, di Victor Saville), e quella di situazioni (Forbidden, Proibito, di Frank Capra); il dramma patinato, mondano (Grand Hotel, di Edmund Goulding), e l’horror di qualità letteraria (Dr. Jekyll and Mr. Hyde, Il dottor Jekyll, di Rouben Mamoulian); il grande film “sociale” (Putëvka v žizn’, Il cammino verso la vita, di Nikolaj V. Ekk) e il documentario poetico (Regen, Pioggia, di Joris Evens)… Non manca niente, e il casellario estetico ideale è già completo.
“Dal 1930 al 1940” – spiega André Bazin – “sembra essersi affermata nel mondo, soprattutto in America, una certa comunità d’espressione nel linguaggio cinematografico. È il trionfo a Hollywood di cinque o sei grandi generi che le assicurano allora una schiacciante superiorità: la commedia americana (Mr. Smith goes to Washington, 1936), il ‘burlesque’ (i fratelli Marx), il film di danza e di varietà (Fred Astaire e Ginger Rogers, le Ziegfeld Follies), i film polizieschi e di gangster (Scarface, I’m a fugitive from a chain gang, The informer), il dramma psicologico e di costume (Back street, Jezebel), il film fantastico e d’orrore (Dr. Jeckyll and Mr. Hyde, The invisible man, Frankenstein), il western (Stagecoach, 1939).”
(da: Plinio Perilli Costruire lo Sguardo “Storia Sinestetica del Cinema in 40 grandi registi” Mancosu, Roma, 2009)
© Plinio Perilli, casa editrice Mancosu (Roma), 2009
® Vietata ogni riproduzione e/o uso del testo se non previa autorizzazione dell’autore.
Plinio Perilli
CINEMARCHITETTURA
“Costruire lo sguardo”
Storia sinestetica del cinema in 40 grandi registi
Mancosu Editore, pp 500 ca
Estasi plastica e visiva, dinamismo immaginifico, narrazione iconografica, romanzo animato – il Cinema diviene e rinasce comunque, dono e svolta della modernità, come arte sintetica, autonoma ed emancipata, ma ricca di tutti i contributi, gli stimoli e i travagli delle altre estetiche o arti sorelle…
L’ambizione sarebbe quella di costruire, inseguire – dopo decenni di isterilito specialismo, ed esegesi stanche, statiche – una vera Storia sinestetica del Cinema, che si sforzi di analizzare e poi sublimare questa funzione unica, irripetibile, di mediazione e smistamento, sinergia centripeta e liberazione fantasiosamente centrifuga.
Sogno e trasgressione, crudezza e lirismi, insomma la memorabile, ritmata Poesia per Immagini che in un unico, caleidoscopico flash-back collettivo, o dissolvenza in progress, ci sveglia l’anima, per calibrarne, RICOSTRUIRLE LO SGUARDO… Dalla Corazzata Potëmkin a La dolce vita, da Tempi moderni a 2001: Odissea nello spazio, da Roma città aperta a Donne sull’orlo di una crisi di nervi, le romantiche idealità e invenzioni tecniche dei pionieri si sposano agli ultimi, rifrangenti enigmi o approdi emotivi della nostra irradiante, vorticosa postmodernità.
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NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA
Plinio Perilli è nato a Roma nel 1955, figlio dello sceneggiatore e regista Ivo Perilli, pioniere del cinema italiano, e dell’attrice Lia Corelli (i quali, guarda caso, si conobbero a Vercelli sul set di Riso amaro…).
Si occupa da sempre di sinestesie e incontri fra le arti. Ricerca che lo ha condotto a varare nel 1990 una vasta antologia, Storia dell’arte italiana in poesia (Sansoni Editore) che piacque agli storici dei riti “visivi” come Giulio Carlo Argan, Antonello Trombadori o Cesare Vivaldi, ma anche ai letterati puri come Mario Luzi, Maria Corti o Giacinto Spagnoletti… Ha poi curato numerose edizioni di classici, antichi e moderni: dalle liriche di Michelangelo ai Taccuini futuristi di Boccioni, dai saggi di Svevo su Joyce alle poesie di Carlo Levi, Elio Pagliarani e Amelia Rosselli.
Poeta con all’attivo varie raccolte (L’Amore visto dall’alto, 1989; Ragazze italiane, 1990; Preghiere d’un laico, 1994; Petali in luce, 1998) e il conforto, si fa per dire, di vari ed esimi premi (Montale, Gozzano, Gatto), collabora a “Close-up”, “Stili della Visione” fin dalla fondazione; ma anche a riviste di settore come “Arte e Critica”, e vari periodici di Architettura (“Metamorfosi”, “Luce”, “L’architetto italiano”).
Prende inizio con ‘Ombre rosse’ (Stagecoach), una serie di 22 post dedicati al cinema di Hollywood, tratti dal libro di Plinio Perilli Costruire lo Sguardo “Storia Sinestetica del Cinema in 40 grandi registi” (Mancosu, Roma, 2009). Avremo modo di ripercorrere alcune delle tappe più importanti di una storia che nel bene e nel male ha formato la nostra cultura, la nostra stessa esistenza. Un rapporto che per molti non può essere che di odio e amore per un cinema espressione di una cultura imperialista e di cui ne abbiamo subito, inesorabilmente, il fascino. Sarà un modo per parlare di cosa Hollywood ha rappresentato per noi. Il mio ricordo di ‘Ombre rosse’ dall’infanzia è una trama “tirata”, come la diligenza, a cui stavo dietro a fatica, consapevolole che era roba per grandi e aspettando la famosa sequenza dell’inseguimento, che rivedendola ora conferma le ragioni del mio piacere di allora: i nostri hanno una mira infallibile, ogni colpo un indiano fatto fuori, una sorta di videogame a pensarci bene. Da adolescente sono poi passato dalla parte degli indiani e ho perso completamente interesse per il genere. Ho poi avuto modo di vedere il film nella versione originale e rendermi conto di quanto la versione in italiano si allontani ancora di più dal delizioso racconto di Maupassant; quanto la “formalità” dei dialoghi non rispecchi l’originale in cui emerge chiaramente che è la storia di una prostituta in un Paese “chiuso” nei suoi spazi sconfinati.
Grazie Plinio!
Abele
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Quando il cinema era irripetibile…quando ogni scena andava vista con estrema attenzione, eprchè non esisteva la ripetibilità del video. Lo spettatore notava tutto, ricordava interiorizzando. Ogni film era un incontro d’amore. Con l’avvento dei video non è più la stessa cosa: c’è smepre un appello alla disttanzione. E vedere un film in CD a casa, fra uno squillo del telefono e una corsa al frigo, non ha la stessa atmosfra astrale di una sala cinematografica, questa magica agorà di suoni…
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Ottima iniziativa, Grazie Abele 🙂
un abbraccio.
mario s.
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Mi ha colpito,in particolare, la consapevolezza di una lettura più matura che ha diretto la tua partecipazione emotiva verso i nativi americani che Hollywood presentava come i cattivi.
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Che splendida iniziativa Abele!
la seguirò con patatine e pop corn (scherzo)
bellissimo post questo, arricchito dai commenti.
ciao
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Faccio parte di coloro i quali hanno la fortuna di possedere nella propria libreria questo libro monumentale, che attraversa la storia del cinema, quasi una microenciclopedia per la quantità di notizie ed approfondimenti, fantasmagorico per le numerose illustrazioni a colori, avvincente per i retroscena narrati. Un’opera-serbatoio di grande valore, che nella sua esposizione-excursus poggia lo sguardo (e la penna) oltre la pura iconografia della settima musa, assume le sembianze di un ampio trattato sinestetico, fornendo la prova che la cinematografia, è la sintesi, quando è al suo massimo splendore, dell’interazione fra le arti.
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Condivido in pieno il commento di Meteosès, anche io ho la fortuna di avere questo straordinario libro in biblioteca. Una sinestesia delle arti, un vero (capo)lavoro di cesello, un’opera completa sul cinema, chiara e raffinata vista con lo sguardo di Plinio che è un umanista a 360° gradi!
Complimenti Plinio e grazie
Monica
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Come gli amici Meteosès e MonicaMartinelli anche io posseggo questo libro-dono, ma soprattutto ho anche il privilegio di poterne parlare direttamente con l’autore, Plinio Perilli, tra l’altro amatissimo e stimatissimo amico.
Ma non sono certo qui per elogiare Plinio, uomo di infinita umiltà come pochi ne ho incontrati, bensì per lasciare un mio seppur modesto, ma sincero e sentito pensiero sul testo riportato e sul libro in genere: quello che mi colpisce in modo particolare è la prospettiva, il modo di raccontare “il cinema” da un’angolazione nuova che fa scoprire tutto il mondo che si nasconde dietro alla mera visione dello spettacolo finale. Si evidenziano quindi significati più profondi, ma anche la “fatica” del cinema e la sua trasformazione in “arte”. Seguirò queste puntate con grande interesse!
Cinzia Marulli
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Credo che il testo di Plinio Perilli sia uno studio di cui bisogna parlare, e anche molto!
Sono contenta di vederne degli estratti pubblicati qui: è un’ottima iniziativa e direi, necessaria.
Ecco il cinema come un’arte viva pulsante che vive di mille angolazioni e suggestioni diverse, mille interazioni fra le arti in apparenza più disparate. La più sinestetica delle arti!
E poi ho sempre trovato lo stile di Plinio coinvolgente: quello che salta agli occhi subito, prima ancora del suo sapere enciclopedico, è la passione, l’amore per la Settima Arte. A mi parere, è un’opera che va diffusa e va conosciuta come merita: per il grande lavoro e il grande studio che l’ha prodotta, per la passione per il cinema che sa comunicare, in maniera non strettamente ortodossa. Posso solo ringraziare Abele e Plinio per farci dono di una opera che trovo davvero preziosa.
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Presentazione del 19/10/2009
“ Costruire lo sguardo – storia sinestetica
del cinema Europeo”di Plinio Perilli
Ribadisco ciò che in precedenza è stato detto: avere questo meraviglioso libro vuol dire impreziosire la propria collezione, in quanto questo è un vero e proprio libro da collezione. Orgogliosamente posso dire che alla Presentazione io c’ ero e questa è la mia testimonianza
A Roma dal 15 al 23 ottobre 2009 , dopo i successi delle prime tre edizioni, è tornato il Festival internazionale del film con il suo programma di film retrospettive, incontri eventi speciali.
E PROPRIO NELL’ AMBITO DI QUESTO EVENTO STRAORDINARIO,
NELL’ AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA DI ROMA, CUORE PULSANTE
PRESSO LA LIBRERIA BOOKSHOP A CURA DELL’ ASSOCIAZIONE HERMES 2000, È STATO PRESENTATO DA PERSONAGGI DI SPICCO
QUALE IL PROF. SPAGNOLETTI DOCENTE DI STORIA E CRITICA DEL CINEMA ALL’ UNIVERSITÀ TOR VERGATA RUGGERO MARINO, GIUSEPPE MOLINARI, LUIGI SAITTA, IL LIBRO
“COSTRUIRE LO SGUARDO” STORIA SINESTETICA DELCINEMA
EUROPEO,DEL LETTERATO , CRITICO CINEMATOGRAFICO E CRITICO
D’ ARTE PLINIO PERILLI, FIGLIO DELLO SCENEGGIATORE E REGISTA
IVO PERILLI PIONIERE DEL CINEMA ITALIANO NEO-REALISTA,
CRESCIUTO COME LUI STESSO DICE NELLA CONFERENZA A PANE
E FILM.
L’ APPASSIONATO AUTORE FIN DA BAMBINO, VISTO I SUOI NATALI, SOSTIENE DI ESSERE STATO STREGATO DAL CINEMA, MOSSO DA
QUESTA PASSIONE , HA VOLUTO CON IL SUO PREZIOSO CONTRIBUTO RENDERGLI OMAGGIO.
L’ AUTORE CON UNA CARRIERA RICCA DI RICONOSCIMENTI E DI DIVERSI
PREMI INTERNAZIONALI ( MONTALE, GOZZANO, GATTO) E TANTI ALTRI
CHE LO HANNO RESO UN VERO PROFESSIONISTA ,HA VOLUTO
RIPERCORRERE A RITROSO LA STORIA DEL CINEMA DA FRITZ LANG
ALLE AVANGUARDIE, RESTITUENDO COSÌ IL DEGNO TRIBUTO A
QUEST’ ARTE MERAVIGLIOSA CHE FA DA SPECCHIO ALLA REALTÀ, E HA
MESSO SOTTO LA LENTE DI INGRANDIMENTO BEN QUARANTA REGISTI
APPARENTEMENTE DIVERSI CHE HANNO FATTO LA STORIA DEL
CINEMA BERGMAN, RENÈ CLAIR, ROSSELLINI, DE SICA, KUBRICK,
HITCHCOCK, FRITZ LANG, PASOLINI E TANTI ALTRI. HA RICOSTRUITO
CON MAESTRIA, PRECISIONE E FANTASIA I RAPPORTI INESAURIBILI TRA
IL CINEMA E LE ARTI CHE, COME LUI STESSO SOSTIENE SIINTERSECANO,
S’ IRRADIANO, SI CONTAMINANO, SI MISCHIANO .
ESAMINANDO ACCURATAMENTE I FILMS DEGLI AUTORI, È RIUSCITO A RICOSTRUIRE QUEL FIL ROUGE CHE LI ACCOMUNA. L’ AUTORE NEL PRESENTE VOLUME HA VOLUTO METTERE IN LUCE L’ AMORE VISCERALE CHE DA SEMPRE LO LEGA AL CINEMA E ALLE VARIE ARTI , RIMARCANDO RIGOROSAMENTE CHE NESSUN’ ARTE PUÒ PRESCINDERE DALL’ ALTRA . NEL DIBATTITO TENUTOSI, RICORRENTEMENTE HA USATO IL TERMINE “ SINESTESIA” COME DEL RESTO NEL TITOLO DEL SUO LIBRO, IN CUI È RACCHIUSO UN SIGNIFICATO BEN PRECISO “ INTERAZIONE DELLE ARTI”.
UNA PRESENTAZIONE ALL’ INSEGNA DELLA CULTURA E
DELL’ ELEGANZA CHE HA COINVOLTO UN PUBBLICO COLTO E
ATTENTISSIMO, COMPOSTO DA SCRITTORI, PITTORI E AUTORI DI TESTI
TEATRALI ACCOMODATI SULLE GRADINATE DEL BOOKSHOP ,COME
ACCADEVA NELL’ ANTICA GRECIA, , CHE HANNO AMMIRATO CON
MERAVIGLIA E STUPORE ,IN UN’ ATMOSFERA QUASI MAGICA
DALL’ INIZIO ALLA FINE TUTTO L’ INTERO E CARISMATICO
DIBATTITO, DOVE IL PROTAGONISTA RACCONTA E SI RACCONTA.
AD IMPREZIOSIRE LA SERATA LA POETESSA PERFORMER FIORENTINA NINA MAROCCOLO VINCITRICE NEL 2009 DEL CONCORSO DI LETTERATURA ON-LINE “ LE RETI DI DEDALUS” CHE SI È ESIBITA NEL CONTESTO CON PIÙ DI QUALCHE PERFORMANCS, TRA LE QUALI : “ IO CERCO LA TITINA” MAGISTRALMENTE INTERPRETATA.
AL TERMINE DELLA PRESENTAZIONE SCROSCI
DI APPLAUSI ED ELOGI ALL’ UNISONO .
ANITA NAPOLITANO
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