Di farsi accettare
Dai sarti dei versi.
Senza camicia sono
Le parole, le puoi
Quasi toccare, o
Sentire con le
Voci off dentro
La testa, la
Fiera,
La vena,
La lingua,
Privata del
Plasma,
Le lettere,
Le sillabe,
Come globuli,
Addensate,
Solo per caso
Prive di senso;
Agglutinate
Come pasticche
Di ogni colore,
Per ciò che
Chiamiamo
Senza ritegno,
Malattia.
![apple,painting-77afc42bda03a25b5da692782472b4a7_m[2]](https://i0.wp.com/neobar.net/wp-content/uploads/2011/08/applepainting-77afc42bda03a25b5da692782472b4a7_m2.jpg)
Senza camicia sono
Le parole
Grande!
Ciao Pasquale, Abele
Fernando
"Mi piace""Mi piace"
Senza camicia, senza ritegno: non c’è più verso.
Non più direzione, né senso apparente.
I sarti delle parole, gli operai del sillabare.
Non so esattamente, ma trovo evocativa questa poesia di Pasquale e mi piace l’aut aut del suo significante dire.
Un abbraccio.
Vincenzo
"Mi piace""Mi piace"
Mi piace questo “giocare” con ironia sul verso – dei versi. Belle quelle “sillabe addensate”…”agglutinate come pasticche” che rappresentano una cura, un lenitivo magari, per ogni malattia.
un saluto
monica
"Mi piace""Mi piace"
sarà di sicuro una malattia, Pasquale, il nostro corteggiare incauto le “voci off”, ma senza questo spleen non ci sentiremmo vivi… bella questa tua ricerca linguistica e di senso.
a presto, guariti o non…
annamaria
"Mi piace""Mi piace"
Splendida, Pasquale! Ci sto piangendo su questo testo (è non è l’unico) – è pieno di verità nella sua “privazione”. Non è solo un togliere le parole, dichiararle nude (e senza orpelli).
Tutto è perfetto, tutto corrisponde… Disarmante quest’asciutta dichiarazione di poetica.
Annamaria, dovremmo guarire, sì: dalle sillabazioni dai versi malati – tra raccordi sanguigni inesausti. Siamo oltre il limite consentito.
“La vena
La lingua,
Privata del
Plasma,
Le lettere,
Le sillabe,
Come globuli,[…]”
*
Grazie di Cuore, Pasquale!
Un caro abbraccio a te e al resto della band:-)))
"Mi piace""Mi piace"