Da “Neon ‘80” edito da Zona (2008) nota introduttiva di Edoardo Sanguineti
I
Erano tempeste prima che fuochi d’artificio
erano tempeste
quelle che si abbatterono sulle nostre ragioni.
Negli anni del neon mancava ovunque il sole mio,
nascondevamo il falso d’autore dentro i dischi
perché non amavamo da secoli e
si occultavano beni come plastica e raso,
si risparmiava sulla gomma,
luccicavano gli aghi e l’allucinazione
era l’unica sostanza del padre.
II
Si conservavano i materiali del riciclo corrosi
nelle grandi città
con erba e ammoniaca, tenuti dentro confezioni lucide.
Eh sì che per costruire la nuova mente sauna
dovevano pur gelare.
Pronta la generazione dei facenti il nulla,
a piedi e a rotelle si andava
nell’anno ottanta punk e ciliegio, le anime
erano solo ragazze, tanto biondo violava il gusto
e il retro delle mutande era compromesso dalle
stupide cuciture del mercato delle pulci.
Era tutto poco originale, visto da dietro.
III
Le donne nell’età del neon preparavano le prime
fiale celesti con apprensione e senso del dovere,
splendenti, assolte dalle colpe delle madri,
assorte nel corpo dei giovani padri,
assortite nella vendita di rigeneratori e di
produttori di ruoli.
Belle, volpi nei giardini reali, quasi intatte all’alba
La madre in anni neon scelse di non generare più
se non tra bestie addomesticate e schive,
così generò il multiplo dell’enigma
(il bambino nacque col destino tenue, in diretta).
IV
Fu uno shock
in età celeste avanzata, e non sapendo come fermarci
trovammo riparo anni dopo in un restauro
di legno con nessuna vista sul cielo.
Solo dal vetro e dalla resina ricavammo una consolazione,
poi ci consumammo con il dettaglio di stare dietro alle
montagne, avvento di una nuova strana confidenza,
un sesto termine della conoscenza,
vicina al declino del senso.
Si manifestò al neon una verità strillo d’anatra
V
Presa nessuna direzione
l’Anno Ottanta se ne volò, punk e irrisolto
come infanzia di marmo o di alghe,
e i nipoti di Stalin
diventarono adulti nelle città d’Europa
in crisalidi noir.
Tuttapunk l’azione politica,
tutto rosso vedevano i puri di spirito
Da “Ritorno al Video” – Signum (Bergamo, 2009) Video/testi

I
Nel primo video sembravamo essere passati
dal primo canale alla vastità di praterie.
Ma le nature sintetiche che ci stavano nutrendo
invasero la terra ( uno squalo di carta, uno squalo di creta!).
E la periferia si illumino’
di America.
Senza intervallo, la trasmissione
delle onde magnifiche e solide
devasto’ il campo di grano,
la mamma stava appena dando un nome
al vuoto materno.
Al nord passavano bombe intanto
decisamente lineare il paesaggio
senza appellativi new romantic.
Si chiama paesaggio precostituito
trovi di che alimentarti ma non altro.
II
Nel settimo video la decisione fu improrogabile:
moquettes in sconto solo per gli asmatici.
E si respiro’ con polmoni artificiali
teneri, colorati, abbaglianti e
quasi commovente fu lo sforzo collettivo
di respirare tutti insieme per il prossimo.
Ci lasciammo alle spalle le scorte di animali
di fiume.
Non sapevamo ancora rifiutare, nell’inorganico
eravamo abituati a inspirare e respirare, un’ esercizio
che ci fu imposto dalle lezioni della mattina di aerobica.
Una nuova disciplina alla quale si obbediva senza paura.
Il brivido fu dell’autore che scriveva la nostra storia.
Un autografo per favore, e lo sconto per mio figlio.
Bella scoperta, per me, questa autrice. Ripensa gli Anni Nefasti. risale alla sorgente. Grazie ad Abele per questo post.
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Grazie!
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il rumore della genesi. lo sforzo silenzioso e puntuale del divenire. un’ identità manipolata, quella della donna, da sempre. ed ancora cì è tanto da fare. bravissima Lidia.
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una scrittura davvero notevole.
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solo una frase ,un lampo che attravesa tutta una generazione e forse di più. si scambiava il luccichio della canna del fucile .dell’ago che buca l’anima e come prendere una pastcca si confondeva dio con l’idealismo. dentro le pietre venivano rinchiusi i nostri sogni ma i furbino .loro sono arrivati all’europa e dall’alto del loro arrivismo oggi pretendono di indicare la strada. è ora di rompere la pietra ,di liberare i sogni mai morti e di essere acora protagonisti di un cambiameno possibile
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Su una poesia come questa, imperniata e così tenacemente organizzata intorno all’immagine e alla prassi della propria perentorietà linguistica, può sembrare addirittura irriverente sollevare questioni di senso o di contenuto.
Da parte mia solo tanti complimenti
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Bella, molto! (supero anche il fatto che in genere non mi piace il dirsi al passato, ma qui è davvero “giustificato” “perfetto”, giusto per usare due parole che in questo contesto non stanno bene)
Bellissimo post Abele (così in poche parole :)). Un caro saluto a tutto neobar
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Grazie a Pasquale per questa proposta molto interessante (vanno a lui tutti i meriti, care Fiorella e Margherita) e il mio benvenuto a Lidia Riviello e a chi commenta per la prima volta. Di solito non mi piace fare dei confronti, ma trovo delle affinità tra la poesia di Lidia e la poesia di Pasquale, nello sguardo puntuale, ironico, sferzante e malinconico a ciò che eravamo. Mi ritrovo in pieno nella “generazione dei facenti il nulla”, quella degli anni Ottanta, appunto, che nel mio caso si nutriva di mito per la generazione precedente, modello tutto sommato che mi sopravvive ancora 🙂
Abele
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Sono felice di aver proposto i versi di Lidia Riviello, che ringrazio. E ringrazio
Abele Longo per la generosità che ha dimostrato nel condividere questa “officina” di parole, immagini e storie.
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anche io ringrazio Pasquale di averla proposta.
i passati li conosco e perfino i trapassati remoti delle donne della mia generazione, tanto che questi testi, ottimi, arrivano come conferma di un percorso al femminile, inclusivo della realtà maschile e quindi un’analisi approfondita, che, nella sintesi peculiare alla poesia, i versi rendono essenziale.
cb
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raffinatissima poeta che non conoscevo, che brava!
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Sanno di nostalgia gli anni del neon, e sanno di lotte e consapevolezza le donne nell’età del neon…Bello il linguaggio forte, moderno, originale, e queste immagini corali che scolpiscono un universo in crescita.
Complimenti a Lidia Riviello e grazie a Paquale per questa notevole segnalazione.
saluti
monica
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alcuni bei sussulti (“era tutto poco originale, visto da dietro”, “il bambino nacque col destino tenue, in diretta”, “non sapevamo ancora rifiutare, nell’inorganico”), ma nel complesso il passato remoto ingessa un po’ il ricordo, e l’elaborazione viscerale-poetica resta più aerobica formale che vivamente sudata (ecco: diciamo che non mi sanguina lo shock)…
ohi, magari i pochi testi riportati qui non fanno testo… e comunque io sono un nano qualunque, mica un Sanguineti (era necessario specificare la “nota introduttiva”?)
; )))
(occhio, refuso: un’esercizio)
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Grande Malos…
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Mi riferisco (ovviamente) non al merito delle osservazioni, ma alla loro franchezza affettuosa, refuso compreso (che ho eliminato).
PVita
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questo è uno dei libri importanti…
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