
“compra e mangia libera la mente lo stress
puoi ammazzare statici intendere volere
annebbiato vomita il rimorso aderente
succulento gastrico fin sopra la gente”
“compra e mangia libera la mente lo stress
puoi ammazzare statici intendere volere
annebbiato vomita il rimorso aderente
succulento gastrico fin sopra la gente”
Venticinque ottave per comporre un canto duro, ricchissimo di allitterazioni, che è metafora e radiografia del vivere dei molti assuefatti dalla TV e dai vari monitor. Storia di un’alienazione progresssiva che si compie con la complicità dello spettatore-mitile che non riesce neanche ad immaginare la possibilità di un ri-scatto che lo renda autonomo: spegnere- fare altro/unica via d’uscita!
Rosaria Di Donato
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Lettori di NEOBAR…perdonatemi le tre s di …progressiva!
Un caro saluto,
Rosaria
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Spegnere, neanche voltarsi, il più delle volte…potrebbe aprire uno spiraglio…
Grazie della presenza e dell’attenta lettura, Rosaria!…:-)…
Un saluto
mm
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E’ come “La grande abbuffata” di Ferreri vissuta in solitario da Rolando, dentro e fuori il televisore si compra e si mangia, perfino il tempo rosola tra una danza e una salsa, la televisione è solo il televisore, non ha più nessuna funzione di occhio verso il mondo, stabilisce la necessità che il mondo del consumo crolli con le sue borse, e forse il cigolio del sole non sarà più un ricordo.
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Bella la similitudine al film di Ferreri, Giancarlo, regista che tra l’altro amo molto…penso anche a La Ricotta, a un bisogno che si fa più forte del bisogno e straborda e si annienta…
Ciao Giancarlo, molto lieto della tua nota.
mm
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la breve nota alle tavole da sola vale la lettura. il resto è un divenire *catodonico*, tecnicamente inappuntabile e pure televisionario (quindi assai gradito alla mia mente malata), anche se nel complesso mi domando: invece di criptare il segnale e dipingere uno *senario* non decodificabile dalla moltitudine degli utenti, si poteva inscatolare la sostanza in un più “comunicativo” racconto breve?
vabbè… lasciando da parte tale mia astrusa considerazione da affiliato alle “brigate prose”, a brutto musu ti dico ciò che più mi piacque: l’idea che lo schermo ci proietti addosso e dentro di sé contemporanea-mente, tramutandoci sia in sepolcreto pieno d’ecatombe che in coagulo infinito d’incosciente paradiso, coabitato da angeliche piume e da vomitevoli reflussi duodenali intestinali (fighissima l’idea del *danacool*). permettimi pertanto di chiosare una citazione *dotta*, tratta congiuntamente da un film famoso e da uno spot dei sofficini: siamo tutti alien-ati.
: )
parimenti a brutto musu ti dico ciò che meno mi piacque: la nuda vertigine intravista passando al setaccio cotanta saguara semola semantica che fritta s’indora a pacchi, lungo la chilo-metrica lunghezza di nove pagine, immaginando di leggerci i campionamenti d’un generatore automatico di poesie. ora, mi rendo conto che mai come in questo contesto, l’informa è funzionale allo spot-blob (e)escatologico (quindi, bingo! e tanto di scappello), epperò nonostante la mia nota tossicodipendenza da coca-ratteri tipografici, alla fine giungo col fiatone, restando col pene a pendolo (altra immagine che m’ha rintoccato il cuore).
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:-)…pensavo di non aver inserito il verso:
Tante volte il Malox(s) che cura che cuce…
invece riappare…:))…intanto grazie per esserti soffermato, per il mi piacque e il non mi piacque…la scelta della forma chiusa era inevitabile, struttura metrico ritmica che diventa scatola-teatrino dove esibirsi-esibito. Un racconto in prosa breve o lungo, a mio avviso, non avrebbe permesso di trasmettere lo stesso senso “d’inscatolamento”…però mi piace anche la prosa, se vuoi qui trovi un mio racconto, se mi è permesso lasciare il link…:)…
http://rebstein.wordpress.com/2011/10/22/il-mutamento/
La “nuda vertigine” rappresenta, o cerca di rappresentare, il “vuoto godibile”, infrangibile, insensibile al nostro tatto che ci sommerge o compare di colpo tra voli improvvisi rasenti “saguari” e semola che indora l’atmosfera.
Ma non sempre poi si trasmette ciò che si vorrebbe…penso a ciò che subiamo davanti alla tv come al metodo di scrittura che Brion Gysin e Burroughs sperimentarono alla fine degli anni 50 il cut-up, ma senza alcuna consapevolezza sulla manipolazione da parte nostra…poi per il fiatone…
lascia al cuore gatorade sanare il furore…:D…
Ciao Malos
mm
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malos, che ha l’occhio tonico, dice bene della bella nota introduttiva.
Trovo inoltre indovinatissimo per il protagonista di questo poemetto il nome di Rolando, dato che, unito alle ottave inscatolate nelle cartelle catatoniche :), mi fa pensare all'”Orlando dell’Ariosto, con perdita di senno (ovvio qui è addirittura più difficile andarlo a ritrovare, dato che non è perduto, ma proprio si è fuso, un sol fuso con il mezzo)
epperciò a me ‘sto “inscatolamento” in versi decisamente piace!
ciao
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Anche Fiorella D’Errico aveva fatto lo stesso accostamento quando pubblicò sul suo Passaggi D’Anima alcune tavole dei Pixel…specialmente nei tratti dove affiora l’ironia e lo stato di anti-eroe di Rolando Musu…
Felice che ti siano piaciuti, Margherita!!…:)…
Un abbraccio
maurizio
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http://rebstein.wordpress.com/2011/10/22/il-mutamento/
grazie del link. letto il racconto e ne consiglio la lettura a tutti gli affiliati delle “brigate prose” (ho lasciato un commento sul link indicato, ma resta “in attesa di moderazione”… chevvordì?). vieppiù, a maggior ragione, ribadisco rigato (a salto di vinile), che il pur godibile “all’ombra dei pixel” sarebbe stato ancor più ficcante come lavoro in prosa. tiè.
: ))))
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:)))….su wordpress ogni primo commento dev’essere approvato dall’amministratore del blog…ho visto il tuo bellissimo approfondito commento di sfuggita…poi risponderò…intanto me lo studio e ti ringrazio…e ti dico che vorrei proporre altri brani per le “brigate in prosa”…:))…
buona domenica Malos
Maurizio
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Mi piace quando la forma si fa contenuto o comunque va oltre le distinzioni e diventa un tutt’uno. E qui, leggendo sillaba per sillaba, sull’onda del metro appare di fronte, o dentro la scatola cranica, il televisore. Ogni quadro un cambio di scena ma non di umore, tanto che Rolando più che nel torpore sembra vittima di un sortilegio, un cavaliere con la spada pendola che “assorbe simili tutti i desideri”- Non so se Maurizio vede il suo poemetto concluso, ma sento che Rolando Musu chiede di continuare la sua vicenda epica, imbarcarsi impelagarsi in altri metri, ritrovare la spada o perderla del tutto.
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Grazie a te, Abele
l’idea di continuare il vagare di Rolando nell’etere c’è già…esiste già una prima ottava delle II° parte, poi la posto…
interessante quest’idea che mi “lanci” di altri metri per uscire da dentro la scatodica(l’influenza di Malos..:))…una sorta di rinsavimento metrico…:)))
un caro saluto a tutti
Maurizio
O DELL’OPACO SOLE IL VENTO
Seconda puntata di All’ombra dei Pixel
nov16
I
Ma tu mamma voltati sul mio viso scarno
e guarda la pensile luce che riduce
a tratti gli zigomi in assenti sporgenze
del tuo sole mormora la luce terminata
farsi opaca toccala sciogliersi tra dita
distanti tra flebile aria d’ali farfalla
Elvira poi libera il peso sotto vuoto
del ricordo diafano del suo Rolando.
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poi (maurizio) ti dirò,,,
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