TRAMONTARE DENTRO LO SCREENSAVER ORANGE E YELLOW
DI MARK ROTHKO – 18 Poeti dal web a cura di Patti Schneider
Edizioni lampi di stampa – 2015
Questa è un’antologia poetica squisitamente amatoriale, nata dall’iniziativa e dall’impegno di Patti Schneider che ha selezionato 18 autori tra i frequentatori del sito “Club dei Poeti”, alla quale ho partecipato anch’io.
C’è un elemento che accomuna questi testi oltre ogni diversità, ed è la sperimentazione sul linguaggio, l’ossessione speleologica nel sondare questa struttura che caratterizza l’umano, e che spinge a fare i conti con le sue concretezze e astrazioni. Ciascuno da bravo carpentiere ha cercato di costruire la sua casa nel linguaggio.
Nell’introduzione Davide Castiglione acutamente suggerisce una classificazione dei testi per raggruppamenti stilistici, che vanno dall’orfismo musicale alla tensione narrativa, da un neosurrealismo espressionista all’intreccio polifonico di gioco e mito. Accenna poi anche all’annoso problema del rapporto tra professionisti e dilettanti, e del sottobosco poetico:
“Farebbero presto i professionisti del settore poesia a parlare di dilettantismo, di sottobosco poetico; intanto, però, e parlo per esperienza diretta, Il Club dei Poeti è una vetrina e palestra molto più onesta, e per certi aspetti più gratificante, di molti siti poetici “di rappresentanza”, che selezionano dall’alto e che non formano comunità interagenti. E poi i poeti di valore esistono anche qui, basta pazientare e tenersi vigili”.
Su questo tema ho un mio pensiero specifico:
Ci sono gli autori patrimonio dell’umanità, come Dante o Joyce, ci sono poi le glorie nazionali (e uno ci metta i venti o trenta che vuole), quello che viene dopo è tutto sottobosco, che non è un termine dall’accezione negativa, individua delle persone che si organizzano e orientano i loro sforzi allo scopo di diventare parte del bosco, sono quindi ancora cespugli ma organici al bosco.
Il sottobosco è enorme ed estremamente articolato, per usare un paragone calcistico si struttura dalla seria c alla serie z. A me ispira molta simpatia, i pochi autori che passeranno al secolo successivo diventando querce secolari saranno selezionati da lì.
A latere ci sono gli amatori, sono quelli che fanno le gite nel bosco, nel paragone calcistico sono quelli che non fanno parte di una squadra che vuole scalare i campionati, ma una volta all’anno, al massimo, fanno la partita “scapoli-ammogliati”. A questa categoria mi sembra facciano parte gli autori dell’antologia, e ne faccio parte anch’io.
Ci distinguiamo perché il sottobosco è più impegnato a scrivere, noi invece siamo più impegnati a leggere. Anche a noi piacerebbe scrivere qualcosa für ewig, e apparentemente, passiamo dall’altra parte, come in questo caso pubblicando qualcosa, ma in modo disorganico, non organizzato e teso verso un fine.
L’interesse per la poesia ha i suoi sentieri tortuosi e strani.
Anche da ragazzo sono sempre stato appassionato di poesia, un giorno mi sono detto che sarebbe bello intraprendere un giro del mondo poetico, adesso che ho sessant’anni sono ancora impegnato a compierlo, e non c’è nulla che possa sostituire il piacere e la gioia che questo mi dà e mi ha dato.
Concludo con questa poesia di Patti che mi sembra possa ben rappresentare il senso dell’antologia.
L’art de la conversation
Sono andati gli uomini-
niente segni, niente ombre.
Sono pietra parole
e quelle, nello sbadiglio del quaderno
hanno lasciato l’impronta
del dente inghiottito dal mondo
e la bocca di un bacio violento
– forse non è –
che si renda così greve
quasi memoria recuperata
ferrigna fiaba immobile.
Da dove arriva
questo sogno esausto
perfettamente orizzontale
eppure il cielo non fa paura:
le sue nubi dense, viscide, oleose.
Non è indispensabile la nostra presenza , sia chiaro.
Patti Schneider è nata nella Svizzera centrale. Ancora piccola si trasferisce con la famiglia nel Canton Ticino dove frequenta le scuole e attualmente vive. Lavora in un istituto bancario. Suoi scritti sono apparsi su alcune riviste ticinesi. La sua poesia affronta il tema della complessità delle barriere culturali, nazionali, linguistiche ed emotivo-comunicative.
Possiamo essere d’accordo con Giancarlo quando dice che “quello che viene dopo è tutto sottobosco, che non è un termine dall’accezione negativa, individua delle persone che si organizzano e orientano i loro sforzi allo scopo di diventare parte del bosco”. Tuttavia, la sua autoinclusione, tra serie c e serie z, nei gironi amatoriali suscita un sorriso. Che a sessant’anni sia ancora preso dal viaggio e non dalla meta, preso e perso nella sua ricerca, è il presupposto, suo malgrado, perché un giorno qualcuno trovi le sue tracce, qualcuno che come lui si sarà perso nel bosco e, mai stanco di leggere, non si sarà fatto guidare solo dagli alberi grandi.
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