Antonella Taravella: “La pietà del bianco”. Nota di lettura Doris Emilia Bragagnini

Quando un libro ci sceglie per essere letto c’è sempre una motivazione che sfugge alla nostra totale consapevolezza e che andrà rivelandosi durante il tragitto tra la prima e l’ultima pagina. Quando ho avuto tra le mani la prima edizione di “La pietà del bianco” ho subito compreso che andava avvicinato con delicatezza, premura. Prima ancora d’andare in perlustrazione del contenuto sono rimasta colpita dalla “presentazione” inusuale dell’oggetto in sé,  l’ospite delle parole. Una forma che mi ha incusso dalla prima occhiata una sorta di preventiva attenzione, come un’esitazione a essere ammessa in quello che ho presagito come libro dalla dimensione sacrale. Le pagine cartoncinate unite tra loro da un nastrino bianco, fattosi strada attraverso un piccolo foro, mi hanno dato l’idea di un messale da comunione. Innocenza, purezza. Dimensione del bianco: simbolo. Poi la lettura della dedica, l’autrice dedica il libro alla madre. Inizia così quello che si manifesta, si srotola, come un lento veritiero dialogo con un’entità d’ascolto che si vuole comprenda, senta, sappia, fin nei più piccoli dettagli, per sapere d’avere compreso, sentito, saputo, quando si è rimasti soli a trovare il coraggio di camminare, guardando alle cose. Solitudine rivelata, mediante l’eco di un grido muto che non torna, fino a quando non si osi “sperarlo”. Antonella Taravella si affida al potere della parola per definire punti certi e salienti sui quali erigere la dimostrazione più bella (e vera), da offrire come pegno d’amore alla madre, prova alla sua costante, implicita, parallela presenza. Ogni testo una tappa del cammino, l’autrice parte da lontano, rievoca sensazioni, emozioni, momenti di particolare intensità in cui “attraverso” passa qualcosa di fondamentale. È un colloquio fitto, denso, fatto di lampi brevissimi di particolare fluidità immaginifica, evocatrice. Parole  non concatenate a formare brevi versi dal senso impreciso, per accostamenti personali, declamanti un potente potere espressivo che va a sedimentarsi nel lettore lasciandolo assorto e introdotto, in ciò che diventa certezza d’essere pervenuti a un luogo dove la poesia si sia spontaneamente rivelata. Come dono, naturalmente, a chi, cercando il modo più onesto e aderente di “dirsi”, ne ha poi tracciata di così pregna. A chi, nel silenzio cosmico di cui necessitano intimità e fede nella parola, abbandonando ogni ruolo affabulatorio ha travalicato il mezzo, raggiungendo un punto rarefatto e mistico che è quello del significato e della bellezza.  Doris Emilia Bragagnini

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Antonella Taravella. La pietà del bianco

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 *

attendere in questo spazio d’aria
respirando le cose
dando la boccuccia in pasto al segno – sesso

(quante volte ho ripetuto l’ingordigia
spifferando alle foglie l’incendiare delle scusanti)

*

simbolica – lacuna
nella pelle attesa della luce
rinasco tesa
mentre una parola riemerge
dal bosco dei miei pensieri

(guancia a guancia
nella furente doppiezza delle nuvole)

*

nel bel mezzo dell’ultima ora
la tavola segna quattro nomi
cerchietti neri come incubi

una scomparsa che disegna corpi
sul fondo tremante della terra

(conta chi rimane
conta la pelle e l’angolo di un gesto)

che la mano spiana rompendo l’acqua
accucciata in questa pietà sbiancata
come un sorriso nel buio

*

stiamo in piedi tirando i capelli alla memoria
di quante volte accanto nel ricordarsi delle mani
dicendoci come fosse niente
che i vivi hanno la memoria del silenzio
credendo che qualcosa verrà a salvarci
da tutti quei gennaio arrampicati in grembo

*

fare della bocca l’immenso a cui mi celebro
rompere così gli accenni di nero
ingoiando la luce – nella linearità delle carni
le parole chiedono una pietà che si fa bianca
e cola fitta come un pianto a dirotto

*

Antonella Taravella nasce il 2 marzo 1977 nella città di Romeo e Giulietta. Vive e lavora, come cuoca, nella medesima città. Ha all’attivo diverse pubblicazioni ed è presente in varie antologie poetiche. Fondatrice nel 2012, del sito Words Social Forum e del relativo Collettivo WSF. Ha partecipato a vari concorsi nazionali con discreti risultati.

*

N.B.: dopo la prima edizione autoprodotta a tiratura limitata, “La pietà del bianco“, è ora disponibile per le edizioni “Carteggi Letterari“.


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