Poesie inedite di giovani poeti. La smaterializzazione del corpo di Francesco Cagnetta

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Lasciate in pace i morti
lasciateli nel loro pensiero.
La linea longitudinale
si distende sui loro corpi.
Il battito è eterno.
Ma i veri morti
sono linee verticali, respirano.
Assolvono con diligenza
le funzioni vitali.
Tacciano, accusano.
Si riproducono per sottrazione
per poi accartocciarsi
nelle camere chiuse
alle intermittenze delle tende
e rivendicare
l’immediata espunzione
da questo corpo mai vissuto.

*

Sono usciti dalla pancia
gli inganni luccicanti
della parola dormiente.
Nella dispensa del ventre
si sono annidati proliferi
per poi risalire l’esofago
e sgorgare dalla serratura
con i vestiti della domenica.

*

Sudo le macerie di questa terra
nera e non mi taccio.
La mia lingua si rivolta
batte come un sicario
i solchi cavi dell’ulivo
le pietre affilate, zitte.
Tra i dardi della menzogna
e questo sole sfuocato
non si spegne solo la carne.

*

Serpeggia come un raggio
il bitume coprente dell’asfalto
la pozzanghera obliqua
del mio sangue.
Il turbine dello pneumatico
non sente oscillazione.
Rimane a tacere l’orma
inspiegabile alle sue spalle.
*

La caduta è nel sussulto che complotta
il principio dello sguardo
nelle erbe sporadiche, senza verso
negli scorci dei grilli sovrapposti.
La caduta è questo Sud che tace
cede e tace sotto la mitraglia
che s’incaglia e si fascia il polso.
Questo sole che raggruma l’ulivo
questa terra che soccombe
alla notizia del giorno
al fatto che non accade.
La caduta è questa latitudine di contrada
in cui rotolarsi immobile.

*

Glabro, senza un filo di protesta
è questo promontorio grigio.
Il vento cade d’un fiato
e non ci son più vele da spingere.
Il canottiere sporadico
cala il suo impeto:
rema solo per sé.

*

Come i bambini di latte
puzzo di lutto eterno.
Purgarmi non è servito
così come scontare una ad una
le cavità che mi affondano.
Le arterie spruzzano macigni
di contrordini.
Volontà impotente.
Oltre le spoglie banchise
tra le falangi e l’attaccatura
dei capelli,
allargo la pelle alla brezza
e l’ardore si quieta.

*

Le anguille accrescono il polso
risalgono passo passo
il magistero dell’ignobile.
Il veleno urbano pompa
liquido esplosivo
nelle lande remote della pelle.
Le ossa crepano al battere
robotico del cuore.
Il flusso coprirà di stagnola
il clivo flesso del respiro.

*

La smaterializzazione del corpo
è ciò che le ossa non sanno più dire.
La polvere da conservare
nel torace dell’innocenza.


2 risposte a "Poesie inedite di giovani poeti. La smaterializzazione del corpo di Francesco Cagnetta"

  1. Poesie consapevoli, direi una somatizzazione del vivere che passa e agisce attraverso questi versi rivelando e osservando il malessere e la fatica, per un’appropriazione di significato che diventa obiettivo indispensabile. Che bella lettura, grazie …

    D.

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  2. “Lasciate in pace i morti” risuona come monito a esistere. Un esistere in cui la poesia stessa si fa corpo, nasce dalle viscere, suda/risale dalle macerie di un Sud martoriato “che tace e cede” . Versi puntuali e penetranti. Grazie a Pasquale per la proposta, un altro poeta da tenere d’occhio.

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