Giancarlo Locarno: Pantoum

by-g-locarno_schizzo
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La telemachia sull’aereo: una cartelletta slabbrata con dentro i disegni
lascia la vanitas vanitatum dietro la tenda e diventa l’amante del cantico dei cantici
come una lastra che scende dai cieli e ci schiaccia e ci accorcia per esplorare
il rossetto acceso fatto di squilli colorati e blues scuri di un Qoelet primaverile

lascia la vanitas vanitatum dietro la tenda e diventa l’amante del cantico dei cantici
sei sempre un planth nel cantare la cassa integrazione delle simplegadi
quasi un rossetto acceso fatto di squilli colorati e blues scuri di un Qoelet primaverile
rimario per cicale, cigolii di bicicletta e rose di plastica al nido dove nacque

c’è sempre un planth nel cantare la cassa integrazione, tra le simplegadi
le sussistenze soprannumerarie sono disposte a reticolo di rosa
nel rimario per cicale, cigolii di bicicletta e nebbie di plastica, al nido dove nacque
un funferal, a volte per furare o per offerere il mormorio di un padre

le sussistenze soprannumerarie disposte a reticolo di rosa
hanno la salacità di quella parola che non deve mai essere pronunciata:
un funferal a volte per furare o per offerere il mormorio di un padre
dopo ogni convocazione quando ci si sente più soli

si ha la salacità di quella parola che non deve mai essere mai pronunciata
perché i vecchi sanno che l’ ἐναντίον ha i suoi sotterfugi
generati dopo ogni convocazione quando ci si sente più soli
e quando all’ambio fosti la scorta che impara dall’ombra

da bravo vecchio so che l’ ἐναντίον ha i suoi sotterfugi
scendono e salgono come corimbi che spandono l’aria che ride
fu allora che all’ambio mi fosti la scorta che impara dall’ombra
ad amagar libro per libro il dulcimer della via Tiburtina.

si scende e si sale come corimbi che spandono l’aria che ride
si popola lo spazio di solidi irregolari: uccelli e rami di ciliegio
ad amagar libro per libro il dulcimer della via Tiburtina
che la notte ci nasconde nel preterito

si popola l’aria di solidi irregolari: uccelli e rami di ciliegio
e noi fuggiamo all’Espero coi soldi e le donne del senhor
tanto la notte ci nasconde nel preterito
Oh mondo – questo blizzard ci immergerà nel tuo conundrum

ce ne fuggiamo all’Espero coi soldi e le donne del senhor
tra le pompette da ufficio scorre la quinta e compare un bar
questo blizzard ci immergerà nel suo conundrum
e sopra lo strega si poserà un rosinhol

abbeveriamoci alle pompette da ufficio se scorre la quinta e compare un bar
ci piangiamo sopra su tonalità diverse che non s’incontreranno più
e sopra lo strega si poserà un rosinhol
nel suo immenso armonico risuoneranno le lingue

piangiamoci sopra su tonalità diverse che non incontreranno più
il gallettino d’adampomato col manuale del bravo manager
nel nostro immenso armonico fa risuonar le lingue
e il ronzinante si trasformerà in ippogrifo

il gallettino d’adampomato c’ha il manuale che fiorisce da solo
tacito coram me perché ciascuno tacque? Forse per gratular?
e il ronzinante si trasformerà in ippogrifo
intra le moenia turrite l’è burlò giò durante il break & fix

tacito coram me perché ciascuno tacque? Forse per gratulare?
Non aver fretta di entrare in quella bocca-abisso ala di bacio
intra le moenia turrite l’è burlò giò durante il break & fix
tra stormi di impiegati per rendere questo spazio a questi cieli

Non aver fretta di entrare in quella bocca-abisso ala di bacio
lo zero dalla doppia natura sarà l’occhio del giorno giostrando in ferendo al senhal
gli stormi di confessionali che renderanno questo spazio a questi cieli
anche lo scattering dei congegni in qualche rivelazione avrà una linea al suo respiro

lo zero dalla doppia natura sarà l’occhio del giorno giostrando in ferendo al senhal
come una lastra che scende dai cieli e ci schiaccia per esplorare
lo scattering dei congegni, che in qualche rivelazione daranno una linea di respiro
alla telemachia sull’aereo: una cartelletta slabbrata con dentro i disegni.


Una risposta a "Giancarlo Locarno: Pantoum"

  1. Grazie a Giancarlo per questa telemachia dei nostri tempi, ironica e meditativa. Una piccola nota riguardo al ‘pantoum’: Il pantoum è una forma poetica, simile alla villanella, che deriva dal ‘pantun’ malesiano ( sulle traduzioni di Giancarlo di poesia malesiana: https://neobar.wordpress.com/2016/07/24/sitor-situmorang-salita-alla-chiesa-di-montagna-giancarlo-locarno/) e ha avuto molta fortuna nella poesia occidentale. E’ composto da una serie di quartine, con il secondo e il quarto verso di ogni strofa che diventano, nella loro interezza o con minime variazioni, il primo e il terzo verso della quartina successiva. Fa eccezione l’ultima strofa in cui il primo e il terzo verso riprendono il secondo e quarto della strofa precedente.

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