Maurizio Manzo: Roglio, furrìsca e callentèddu (Upim)

by M. Manzo_ torre dell'elefante-sbocco verso l'esterno 1980
by M. Manzo_ torre dell’elefante-sbocco verso l’esterno 1980

UPIM

Avviene così, inaspettato, ogni nostro passaggio che permetta scoperta, a volte prima della nostra decisione ti sìccara, nel bene e nel male, ti mùssiara in kònca a tìpu prùppu.

Uscire dal quartiere, a sette ott’ànnusu, è un po’ come andare in guerra, hai la sensazione di non tornare o de ‘ndi torrài struppiàu.

Il mondo fuori dalle torri ha un colore prùs pàgu asseliàu, è meno lento, nel quartiere tènisi su tèmpusu carzàu in pìzzusu, fuori dal tuo mondo pùru su cèlu ti impone un passo più veloce: ti sìghisi a fatica, le cose sembrano più grandi, le persone sembrano tipi importanti…via Manno ti scivola de aìntru is ógus, svirgola nelle vene e ti sciumbùllara…

la Upim si fa presto il nostro castello delle meraviglie.

Per la prima volta ci appare la scala mobile, chi pàriri mòvia de dèus. Siamo immobili ed è come nelle sabbie mobili, cambiare stato di visuale a tua insaputa, ma ci pónisi pàgu a imparài a cavalcarla, a da domài.

A fine maggio il reparto mare è già allestito, i costumi che si usano quell’anno sono i mini slip, le francesine, così si chiamano. Ci stanno nel pugno della nostra piccola mano e da quella, a tìpu giocolièri, sfilano veloci a ìntru de is muràndas.

L’antitaccheggio è ancora fantascienza e a ci fài càsu, c’è una lunga processione de picciocchèddusu chi bèssinti con il pacco smisurato…io mi fermo proprio sulla porta d’uscita e bògu a fòras su furàu e la sollevo come un trofeo pò da fài bìri ai miei compagni.

Un gesto improvviso e azzardato, forse spinto dalla tensione d’essere riuscito a compiere un gesto, sbagliato, ma che ci accomunava.

Poi tutti di corsa a incingiàre i piccoli slip e farli ancora più ristretti arrotolando l’elastico sui lati, quando Cònca e cócciula urla: “si funti increcchèndi!”

Lui, Luigi cònca e cócciula fa sempre così, spàrara cazzàrasa a nàstru…e iniziamo a correre più veloci…segàusu pò sa Marina, per le sue viuzze,  per arrivare giù fino al porto a indossare la refurtiva e tuffarci, a fare su bòlu d’àngelu e spezzare gli arcobaleni che si formano nella nafta, il nostro olio e protezione abbronzante.

by M. Manzo_ inferriata fianco della torre dell'elefante
by M. Manzo_ inferriata fianco della torre dell’elefante
by M. Manzo - largo Carlo Felice-1980
by M. Manzo – largo Carlo Felice-1980
by M. Manzo_ Via- Roma-fronte-porto-1979
by M. Manzo_ Via- Roma-fronte-porto-1979

Una risposta a "Maurizio Manzo: Roglio, furrìsca e callentèddu (Upim)"

  1. Quarto frammento di “Roglio, furrìsca e callentèddu”, e a questi sbalzi, passaggi repentini dalla lingua italiana alla lingua sarda di Cagliari, facciamo sempre piu’ l’orecchio, diventiamo di casa. Un’unica lingua dell’anima.
    Qui si racconta, ci dice Maurizio, “dell’innocenza con cui si fanno certe cose, che abbiamo fatto tutti, ma che in certi luoghi diventa difficile capire quando finiscono le ragazzate e si deve cambiare, in particolare per chi non aveva comunque un supporto interno che fosse in grado di mettere freno.”

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