Disarmoniche convergenze
ti respiro di notte a luna piena
in questa primavera d’agosto
in questo talamo nascosto
su cui cova il nido la falena
ti guardo respirare, avvoltoio,
che ti nutri del mio fango
e che fai eldorado ogni nuvola
(t’amo
______è la parola dei poeti
bussola
______il battito dei nauti
cera
______la debolezza d’Icaro)
noi due fissiamo
(rinnovando)
eternità
.
I Tempo
vento, e silenzio apprendo
e cielo, in lontananza
eremo, e rudere castello
gallo disseta e borgo chiude,
danza saio e spirto assente,
invaso lacrime accende
e su e giù, per longa via,
corre marmitta
e dolce vita, tento
*
misantropia, aguzza in età
mediale, sororale in piena,
teorica più che mortale,
verticale
(ah! dell’infanzia, nascondino
in vanella, visino
e libera per tutti)
appare e dispare, ad ogni
lupanare, mia fiera,
entropia
*
agosto, e marmellata a pelle,
fiumi arrancano vallate,
e mosche ai piatti
(ah, dei temporali estivi
che furon giovinezza,
e poi panchine)
passerà profumo
di briochine e granite,
e verrà consolazione,
mosto
*
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Giacomo Coniglione è nato a Ragusa nel 1979 ma ha sempre vissuto a Licodia Eubea (Ct), un piccolo paesino adagiato sul declivio nord-occidentale dei Monti Iblei. Attualmente lavora a Torino. Nel 2007 ha pubblicato la silloge “Capolavori d’inutilità” (ed. Il Filo). Pubblica su internet con vari pseudonimi.