Roberta De Luca: Partita Penelope. Monologo in versi di Simone Di Biasio

Partita Penelope. Monologo in versi di Simone Di Biasio

“Lascio la terra dell’ulivo,
la grande casa che accolse le mie pene
lo spazio che mi fu uomo, compagno e destino:
ho combattuto anch’io la mia guerra
e senza inganni ho trionfato sul campo
che fa più schiavi della morte
ed è più nero delle notti in cui mi lasciasti sola – sola.
Mi riprendo il mare e il tempo,
la vastità m’attende oltre la gabbia.”

Nell’XI libro dell’Odissea, Ulisse incontra nell’Ade il profeta cieco Tiresia, il quale gli delinea il destino che lo attende, dopo il suo ritorno in patria: dovrà rimettersi in viaggio per giungere presso genti che non conoscono il mare e la navigazione, e non mangiano cibi conditi con sale, e riceverà infine, vinto da serena vecchiezza, morte dal mare. A partire da questo punto, si sono prefigurati ulteriori, molteplici sviluppi della storia raccontata da Omero, che hanno contribuito a creare il mito dell’eroe nel tempo. Per citare l’esempio più conosciuto, Dante immagina che Ulisse non faccia ritorno ad Itaca e compia l’ultimo viaggio oltre le colonne d’Ercole, animato dal solito ardore di conoscenza che, nonostante la vecchiaia, ancora lo spinge a “divenir del mondo esperto e de li vizi umani e del valore”. Questa irrefrenabile curiositas non si ferma neanche di fronte alla nostalgia del figlio, all’amore per Penelope e alla pietà per il vecchio padre. Ulisse non è Enea (che compare nella stessa porzione di testo, non casualmente) e il valore della pietas non gli appartiene; il senso di devozione in lui è differito senza conseguenza alcuna. Penelope può quindi rimanere ad attenderlo per l’eternità, e non avrà mai la gioia di riabbracciarlo. Ipotizziamo invece, come fa Simone Di Biasio nel suo Partita Penelope, che Ulisse torni in patria, entri nella reggia e si diriga in cucina, luogo in cui si aspetta – legittimamente dal suo punto di vista – di trovare la moglie. C’è un certo disordine intorno: bicchieri ancora sporchi di vino (cosa avrà fatto questa signora mentre lui non c’era?), ditali sparsi a terra, e, sorpresa, quello che non ti aspetti. Carte geografiche e nautiche cucite a mano. Una donna greca ha atteso il suo uomo, viaggiando con la mente e costruendo non una tela, da brava lanifica, ma la mappa del suo viaggio, da esperta navigatrice. Di Penolepe, nessuna traccia. Partita Penelope. Ha lasciato la terra dell’ulivo, lo stesso utilizzato per costruire il talamo nuziale; ha lasciato la casa che è stata spazio dell’attesa e orizzonte chiuso del suo destino; è partita con la sua solitudine, riprendendosi la sua vita, il suo tempo, l’infinito oltre la gabbia. Penelope, che nell’Odissea è personaggio funzionale solo alle vicende del marito, oggetto di proprietà di Ulisse, madre sottoposta perfino all’autorità del figlio Telemaco, obiettivo lascivo e politico dei proci, diventa protagonista di un’altra storia. Ora è lei che ha il diritto di vivere l’ardore di conoscenza, il viaggio coltivato per anni con la fantasia e negatole dalla sua condizione di donna. E il discorso del marito, l’abile oratore, il fandi fictor, che aveva addirittura convinto i compagni vecchi e stanchi a mettersi “per l’alto mare aperto” nel “mondo sanza gente”, non ha su di lei alcun appeal: “mai avrei potuto sentirti più vicina/come sfiorando la pelle del mare”. La retorica di Ulisse non funziona più con Penelope. Lei ha tessuto un’altra tela nelle notti nere di solitudine. Quella della sua libertà.

 

Simone di Biasio, nato a Fondi in provincia di Latina nel 1988, si è laureato in Editoria e Giornalismo all’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi sulla “radiovisione”. È giornalista pubblicista freelance. Cofondatore dell’Associazione “Libero de Libero”, di cui riveste la carica di Presidente, che ha ideato il primo ‘Festival poetico della città di Fondi’, “verso Libero”, e il Premio di Poesia “Solstizio” per opere prime. Collabora con la rivista di poesia “Atelier” (www.atelierpoesia.it). Ha pubblicato Assenti ingiustificati, EdiLet, Roma, 2013, con la prefazione di Claudio Damiani che gli è valso il XXX Premio “A. Gatto”, e il XXXVIII Premio “Minturnae”. In preparazione un nuovo libro in versi, “Panasonica”. Ha un blog: giornalismopo-etico.blogspot.it.


5 risposte a "Roberta De Luca: Partita Penelope. Monologo in versi di Simone Di Biasio"

  1. Grazie Roberta. Simone Di Biasio ci offre una lettura intrigante e originale del mito di Penelope: la libera dalla tela e la fa prendere il mare. Tra le tante poesie dedicate a Penelope, in cui spesso più che di lei si è parlato di Ulisse, ne includo una di Edwin Muir, da me tradotta, in cui invece, come vuole tutta una tradizione, Penelope rimane chiusa nella sua tela: http://neobar.net/2016/04/27/edwin-muir-il-ritorno-di-ulisse-trad-abele-longo/

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  2. giusto. anche perché se il proverbio ha ragione (“chi si somiglia si piglia”), Penelope sarà probabilmente mossa dalla stessa “irrefrenabile curiositas” che spinge Ulisse a vivere l’ardore della scoperta, del viaggio e della libertà.
    piuttosto, inevitabilmente m’è venuto da pensare a Capossela della splendida “Dimmi Tiresia, con l’occasione lo allego.

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