Fausta Genziana Le Piane: Baudelaire e Saturno, i maestri dei Poeti maledetti

Baudelaire e Saturno, i maestri dei Poeti maledetti

Anni fondamentali per la poesia quelli che in Francia vanno dal 1861 (seconda edizione di Les Fleurs du Mal di Charles Baudelaire) al 1876 (pubblicazione della terza raccolta del Parnasse contemporain, antologia poetica): Verlaine pubblica le sue prime quattro raccolte (Poèmes saturniens, 1866; Fetes galantes, 1869; La bonne chanson; Romances sans paroles, 1874), Rimbaud inizia e finisce la sua breve carriera di meteora della Letteratura francese (1869-1873), Villiers de l’Isle-Adam pubblica Isis (1862), Elen (1865), Morgane (1866), la prima parte di Axel (1872), Mallarmé da’ alle stampe Hérodiade (1869) e l’Après-midi d’un Faune (1876). Appaiono anche Les chants de Maldoror (1868-1869) di Lautréamont, Les amours jaunes (1873) di Tristan Corbière, Le coffret de santal (1873) di Charles Cros e le prime prove di  Germain Nouveau, autori quest’ultimi “minori”, ma che contribuiscono a chiarire il quadro complesso di questo periodo.

Sono anni rivoluzionari che cambieranno radicalmente il modo di fare poesia. Nascerà una poesia suggestiva, fluida, musicale (Verlaine: Musica prima d’ogni altra cosa, Jadis et naguère) che richiama il mistero, l’inconscio, il sogno, la surrealtà (Rimbaud), la mistica delle corrispondenze (Rimbaud: Suoni, colori e sentimenti si corrispondono, Voyelles), un’alta concezione dell’ideale, uno sforzo cosciente per fare della parola poetica un linguaggio esoterico per soli iniziati  (Mallarmé) e nuovo – “accessibile a tutti i sensi”, Rimbaud – che rompe la tradizione della forma poetica. Ricordiamo che Rimbaud scrive anche Les Illuminations, che confermano l’era del poema in prosa iniziata da Baudelaire. Una poesia all’opposto della concezione parnassiana – che proclamava l’impassibilità e la forma troppo rigorosa -, del positivismo e del realismo.

E’ Verlaine che raccoglierà sotto l’etichetta di Poètes maudits (1884) i profili di quasi tutti questi poeti: Corbière, Rimbaud, Mallarmé, Villiers, se stesso e la poetessa Marceline Desbordes-Valmore. Poeti innovatori, fuori e contro le scuole ed il rispetto delle regole vigenti, vagabondi, ammalati di ignoto, d’ideale, d’ infinito, maledetti spesso anche per l’esistenza tulmutuosa vissuta, per la rivolta e l’emarginazione che li caratterizzano, per l’appartenenza all’influenza di Saturno (prefazione ai Poèmes saturniens di Paul Verlaine):

Dunque, i nati sotto il segno di SATURNO
fulvo pianeta, assai caro ai negromanti,
hanno fra tutti, secondo le formule antiche,
un bel pò di sfortuna e una bella dose di bile.
Inquieta e debole, la loro immaginazione
rende inutile  in essi lo sforzo della Ragione.

Saturno porta agli uomini la sfortuna e Verlaine si sente segnato dalla sfortuna. Non a caso. Infatti, ha iniziato a bere per fuggire alla sua tristezza ansiosa  e, sotto l’effetto dell’assenzio, è vittima di crisi di furore insensato. Muoiono il padre ed una cugina alla quale era molto legato.

Non meravigli che l’autore delle Poesie saturnine non citi fra i maledetti Charles Baudelaire al quale tanto devono i Poeti delle nuove generazioni. Verlaine già nel 1865 aveva dedicato un lungo studio al Poeta dello Spleen, definendolo padre della poesia moderna, capace di esprimere e raccontare l’uomo contemporaneo. A Baudelaire, maestro per i poeti maledetti, si ricollegano tanti temi trattati dal gruppo: la rivolta, il satanismo, la ricerca dell’Assoluto, la tecnica severa dell’Arte, la gioia amara nel Male.
Fausta Genziana Le Piane


4 risposte a "Fausta Genziana Le Piane: Baudelaire e Saturno, i maestri dei Poeti maledetti"

  1. Con questo post mi sento a casa, da ragazzo mi sono appassionato alla poesia per i poeti francesi,
    a scuola ho sempre studiato il francese, durante un corso estivo a Rouen organizzato dal professore di liceo, ho comprato “les fleurs du mal”, che per me è stato un’illuminazione, e poi di seguito tutti gli autori citati, anche i “minori”, che leggo volentieri anche adesso. Forse Baudelaire è stato anche il primo a sentirsi sotto l’influsso di saturno, in una poesia definiva il suo libro come “saturnino, orgiastico e malinconico”.

    Allora mi ponevo una domanda, alla quale non sapevo rispondere: come mai i poeti francesi del secondo ottocento sono così moderni, e la loro lettura è sempre un’emozione, mentre con i poeti italiani coevi , no?.

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  2. Provo a rispondere alla domanda di Giancarlo. Per lo stesso motivo per cui in Francia c’è stata la Rivoluzione e in Italia no. Perché in Italia siamo ancora in epoca controriformistica per tanti, troppi aspetti e ci scandalizziamo per le “eresie”. Baci

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  3. La letteratura francese, prima del ‘600, è stata sempre a rimorchio di quella italiana. Con il ‘600 – le grand siècle – è esplosa con i grandi nomi: Corneille, Molière, Racine, ecc. Poi andando avanti è sempre stata un passo avanti in tutto. Pensiamo agli inizi del ‘900 e a tutti i movimenti che si sono irradiati in tutta europa,a cominciare per esempio, dal Surrealismo e da tutti quei pittori che hanno rivoluzionato la pittura, a partire da Picasso.

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  4. provo anch’io a rispondere alla domanda di Giancarlo, senza cadere vittima dell’autorazzismo, da sempre lo sport nazionale più praticato, specie tra gli intellettuali italiani (vedasi il mio peraltro amatissimo papà in seconda, Ennio Flaiano).
    @Giancarlo Locarno: non provi emozioni con i poeti italiani coevi perché probabilmente non conosci i poeti italiani coevi.
    @Roberta De Luca: suvvia, spero che tu stia scherzando! vabbè, si sa che l’erba del vicino è sempre più verde…
    @Fausta Genziana Le Piane: affermare che l’arte o la letteratura francese dal 600 in poi sia “sempre stata un passo avanti in tutto” è privo di fondamento. Freud e Marx (“padri spirituali” del surrealismo) non sono certo francesi e prima del manifesto di Breton (1924) a Ferrara (Italy) nel 1916 si erano riuniti De Chirico, Carrà, Morandi e altri (ohi, non hanno pubblicato un “manifesto” definendosi “qualcosa”, ma si sa che le etichette, spesso e volentieri, non aggiungono molto alla sostanza eh eh…). e qui mi fermo perché mi sembra superfluo mettersi a citare un Alfieri, un Leopardi o chi per loro.
    tutto ciò per dire che al di là di umanissimi e leciti innamoramenti – Parigi, Francia o qualsiasi altro paese – nel mondo reale le supremazie artistiche nazionali sono frutto di vacui argomenti politici (vedasi la grandeur francese, l’arianesimo nazista o chi per loro). l’arte trae linfa vitale soprattutto da contaminazione/scambio/rimescolamento tra paesi/culture e pertanto NON è riconducibile ad una nazionalità piuttosto che a un’altra, ovvero, in altre parole, TUTTE le nazioni annoverano grandi artisti in ogni periodo storico (e ogni tanto il preziosissimo Giancarlo con le sue traduzioni ce lo ricorda), COMPRESA l’italia.

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