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Il tempo si forma dorato
in attesa di niente una
crosta complessa che scompensa
i giorni il mattino così pieno di
sfumature insensate
la lucidità che sembra a quell’ora
non abbandonarti s’ingolfa
in densità che ogni lato
si fa spesso e di rado
ti prendono per mano
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Una volta rincorrevi le angolazioni
della musica che sfuggiva
dai portoni lasciati aperti per caso
ed era un po’ come l’erba del vicino
più verde e più agocica
poi chiuso un portone
si apre il mare e gli scogli sudati
***
Tutto questo muoversi questo
tentativo di assestarsi
questi fuori fuoco di ammassi
umani su cui non ruotiamo
la ghiera che all’infinito
solo verso l’infinito
e scordiamo la giusta focale
come un’assenza di dotazione
di serie di un grandangolo
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Non ci si abbassa abbastanza
tutti chiusi sempre assieme
dentro una stanza a scemare
io non ci credo che siamo
come ci vedono, rimugini,
un segnale frantumato
del digitale terrestre in balia
del vento piccoli tasselli neri
scomposti da rastrellare
che nessuno ricompone
e l’Italia oltre che di poeti
non è un popolo di antennisti
ma di tennisti appesi alle volée
*****
Se mischiano i colori
ci sono dei dominanti
ti ricordi che questo può essere
possibile che l’hai fatto
tante volte e che lo stridere
era il culmine l’eccellenza
all’improvviso è solo bianco e nero
e poi del tutto nero
quando ti abbandona anche il sole
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Il punto è l’impostazione
l’assenza di correlazione preclude
ogni assetto un’obliterazione
retroattiva delle aree respiratorie
quando ti fermi sul bordo
del tuo mondo inutile
anche se carico di entusiasmo
e non vedi mai alcun cadavere
passarti davanti se non il tuo
Maurizio Manzo, e ogni volta di più ne ho conferma, è un autore degno della mia massima stima, un vero artista della parola.
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Eh, grazie Flavio, stima reciproca.
un caro saluto
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