Quasi un consuntivo Remo Pagnanelli

Remo Pagnanelli è nato il 6 maggio 1955 a Macerata, dove è morto suicida il 22 novembre 1987. È stato poeta, critico, prosatore. Ha fondato nel 1980 e diretto la rivista di poesia e critica letteraria «Verso». Tra le sue opere poetiche si ricordano: Dopo (Forum, 1981), Musica da viaggio (A. Olmi, 1984), Atelier d’inverno (Accademia Montelliana, 1985) e, pubblicate postume, Preparativi per la villeggiatura (Amadeus, 1988), Epigrammi dell’inconsistenza (Stamperia dell’Arancio, 1992) e Le poesie, a cura di D. Marcheschi (il lavoro editoriale, 2000). Nel 1985 ha ricevuto il Premio Montale per il poemetto L’Orto botanico (All’Insegna del Pesce d’Oro, 1986). Tra i suoi scritti critici, lo studio su Vittorio Sereni, La ripetizione dell’esistere (Scheiwiller, 1981) e, postumo, Fortini (il lavoro editoriale, 1988).

per saperne di più:
http://www.remopagnanelli.it/

Il volume antologico Quasi un Consuntivo (poesie 1975-1987) edito da Donzelli e curato da Daniela Marcheschi, è reperibile qui:
https://www.donzelli.it/catalogo/autore/1482

Che altro di strabiliante chiedevo per me,
da lasciarvi tutti così sorpresi e non piacevolmente,
niente che già non si sapesse e di cui si fosse
taciuto e da tanto.
Altri, della passata generazione, direbbe
che il corteggiamento riesce e
del resto chiedere pista e circuire
non è difficile; io nemmeno immaginerei
la morte senza rima come un verso libero.

*

Mia ombra mio doppio,
talvolta amico ma più spesso
straniero che mi infuria ostinato,
mio calco che nessuna malta riempie,
fantasma appena colto,
di te ho centinaia di fotogrammi
sfrenati dalle corse, trattenuti
nelle reti, mio ombrello protettivo
paratutto, già cieco già binomio d’altro,
convengo con te quel che segue.
Niente di umano scoperchia la follia.

*

– vorresti farmi credere
che il gesto, l’atto finale del troncamento,
quando spezzi e allont
ani per sempre
tutto il resto vale di più
della parola e di tutte le parole
spese per testimoniare?
e che dici della sapienza

di sentirsi nel gorgo
indissolubilmente legati –
questa è già una fortuna, dovuta a Dio,
perché si poteva essere perduti e soli,
senza che beninteso la situazione
cambiasse – ma così è più comodo
e ci si può toccare ogni tanto
e consolarsi …

– non so niente, ironica rosa,
crepitando lieve, non so rispondere,
a tratti non capisco neppure di che parli;
tengo un filo di fiducia nel cielo,
nel solito smeriglio verde
del mare ed altro fuorché di questo
non so parlare…

*

Continuum

Quando il cerchio si stringerà
canticchiando la solita solfa ne varietur,
il continuum inammissibile dell’opacità,
tu morte impertinente, salvifico aroma
spiccami dall’agenda e saltando qualche
orario accelera.

******


4 risposte a "Quasi un consuntivo Remo Pagnanelli"

  1. peccato si sia tolto la vita (cosa che un po’ mi distrae dai versi). magari qualcuno obietterà che mi soffermo troppo su un dettaglio, che guardo al gossip agiografico e non alla sostanza dei suoi versi. eppure… chi ha redatto la breve nota introduttiva ha sentito il bisogno si specificare con “suicida” le circostanze della morte. boh, sono completamente scemo, quindi mi domando: se fosse morto in seguito a una caduta dalle scale, l’avrei trovato nella nota telegrafica? sto delirando. o forse no. ma in ogni caso ormai procedo lungo questa china scivolosa. dunque seguo il filo (di fiducia nel cielo) e all’altro capo trovo nell’opacità che incombe oltre “all’organatura retorica del sano animismo”, anche la “finzione di un non sublimato onanismo”, id est la baciata e l’ironia, ovvero gli strumenti per un sano esorcismo. e allora perché una morte in verso libero, senza rima, che – son d’accordo – si fa fatica pure a immaginare? ma forse mi sbaglio, non so niente, ironica cosa. forse sono particolarmente bravo a pormi le domande cui non so rispondere (e tratti non capisco neppure di che parlo): ecco il fuorché, il quale. insomma tutta l’incomunicabilità dell’umano mare di vivere, navigando il quale – rigorosamente in cerchio – ci si deve “toccare ogni tanto”, per consolarsi. davvero un sentire intenso, per cui ringrazio Remo Pagnanelli (requiescat) e Flavio Almerighi.

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