In realtà non mi interessa chi ci sia dietro il nome de plume Elettra Verganti. Importante è la poesia che scaturisce da quella penna: se tutti i cacciatori di visibilità fossero così umili non avremmo tutti questi lacchè pronti a trovarne a tutti i costi (e costi quel che costi). Anche soltanto per questo motivo Verganti meriterebbe un posto su questo blog. Verganti scrive da poco tempo per sua spontanea ammissione, ne esce però una scrittura a dir poco pregevole e matura. Una scrittura pronta a dire molto di più. Buona lettura.
DIARIO DELLA SEDUTTRICE
Occorre un nome di convenienza
Magari latino, senechiano, di alto
suono e censo
per fingere di scordare – laddove
trovare è facile – la memoria de l’
amorose gesta
Il cassetto ha la sua chiave, e la
si scova a vista, come a dire ch’è
proibita e lecita
la lettura del racconto degli anni
cortigiani e dissoluti estetizzanti
nei quali furono
sedotte e svestite tutte le parole
rapite ingannate illuse dal gioco
vorace dell’aver
per me l’edonico turbine dell’alte
opere degl’Immensi delle Lettere
adorati poi traditi
nel tempo della mia poesia e de
l’amor di lei – spina nelle carni –
ora abbandonàti
*
LA VITA E L’OPERA
Ho da apportare
correzioni di rilievo
Nel testo
A margine
In appendice
Rettifiche in corso
d’opera manoscritta
sul già stilato
e a pagine fresche
incollate l’una all’altra
Non mi sono mai
fidata dei correttori
di bozze
che sanno già
dove più si sbaglia
e tranciano i refusi
a sicuro segno di rosso
avvezzi
ad emendare
e a metter gli asterischi
Farò di mio pugno
senz’alcuna indulgenza
e sentirò
andar via quest’
amarezza di pentimento
*
LA VOLTA CHE I NOSTRI OCCHI
accadde
noi sappiamo
breve
e rapido
che parve il mimo
delle ombre sul muro
quando impazziscono
le falene nelle case
di campagna e i gechi
si scagliano all’indietro
arrotandosi nel vuoto
e sembrò il balzo della serpe
nel traverso della sterrata
al pedalare dell’uomo
che arresta e storta
la retta dell’andare
irripetuto
improvviso
somigliante al salto
del pesce alato
nella gobba dell’onda china
al volo dell’arpione
che nel verde dispare
la volta che i nostri occhi
si scambiarono gli scudi
nel repentino duello di un
lampo
*
TUTTE LE COSE SONO MORTALI
Si ostinano irrimediabili
le crepe sulla parete nuda
Sul dorso del cancello
un brecciato recidivo snobba
tre strati di vernice verde
Dei quadri ammattonati
mi par di vedere solo lì dove
con metallico dispetto
cadde la teiera grigia
spargendo scuro sulla traccia
incolore dell’intacco
Tra sussulti stizziti
le suture della vena d’asfalto
vanificano la colata nuova
e l’inutile rimedio
dell’uomo in arancione
Il cigolio del pomello non mi cura
È nato già con lui quel suono acido
di stoppia calpestata
Né mi accorgo più del gocciolare
sillabico sul rivolo della ceramica
Tutte le cose sono mortali
Si crespa la mano che le tocca
annebbia l’occhio nel mirarle
E si diviene avvezzi alla linea
precipitata e storta che trapassa
l’intero che eravamo
Elettra Verganti (classe ’72) dopo gli studi in Filosofia e Storia, si dedica alla ricerca nell’Europa dell’Est. Vive e lavora a Catania. Si interessa di letteratura e arte pittorica. Gestisce il blog di poesia Se la tua vita brucia.
Vero, poco importa sapere il nome dell’autrice. Aiuta, anzi, il non saperlo per concentrarsi sulla poesia… e la poesia viene fuori a chiare lettere, con tanto di manifesto poetico in “Diaro di una seduttrice”, seducente lettera contro lo svuotamento/svilimento della parola, nel bisogno di tornare all’invenzione, a farla risuonare. Ma non arriva niente di reazionario o ad effetto, semmai poesia viva, “che brucia”, potente in “La volta che i nostri occhi”. Una bella scoperta, Flavio. Grazie anche all’autrice che mi auguro avremo modo di ritrovare su queste pagine.
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sicuramente, inoltre concordo in pieno col tuo commento, ciao Abele
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