Emilio Capaccio: Trotsky (inedito)

Trot_n
by Frida Kahlo

Trotsky

Nei pieni giorni di Trotsky
le idee uscivano dai pagliericci di foglie di granturco
come cicogne spiritate
e danzavano la notte dietro le finestre
dove alle prime luci baluginava il gioco del Nipro

erano le silenziose nevicate di Janovka
a far sentire il ronzio dei loro balletti
come magri zampettii di pika
nella più cavernosa tana della Russia meridionale

oggi l’Ucraina si dilania
tra chi vorrebbe andare in Crimea perché la paga è buona
e chi brandisce simboli runici
come il mistico Schwarze Sonne in cui si bagnò le code Himmler

(però dicono che questi simboli discendono da motivi antichi
che si rifanno a tradizioni slave
e che Stepan Bandera fu un grande combattente)

mi chiedo alla fin fine se sia vero che Stalin
abbia spedito Mercader a Coyoacán
a lisciare il cranio di Trotsky
per l’ultima apparizione sul carro d’Apollo

se sia vero che come disse Pertini
Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata
nella dacia di Kuntsevo

o se piuttosto non siano mai morti nella loro morte
e continuino a strattonarsi la manica
come quei personaggi di Guareschi per le contrade del reggiano
benché i rivoluzionari siano più permalosi

mi chiedo se la storia non sia fatta di tanti piccoli alberelli
di quei siliquastri che crescono tra di loro lontani
ma con le radici intrise nella piscia dell’altro
che se tagli uno s’asseta anche l’altro

mi chiedo come può un collo entrare in un cappio
e una pallottola nel petto
oggi che Trotsky è tornato a casa
impara l’yiddish nella scuola di Gromoklej
e fa di cognome Bronštejn

mi chiedo come si può morire ancora onestamente
con un tozzo di pane nero e del kyas nella pancia
senza doversi rattoppare i calzini nella bara

almeno un tempo il destino pare avesse più riguardo
per le scappatelle con pittrici messicane
dattilografe e ballerine del Bolshoi


4 risposte a "Emilio Capaccio: Trotsky (inedito)"

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