Paolo Vincenti: A ogni giorno il suo affanno – Il vanaglorioso (2)

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Fernando Narciso Lopez

A ogni giorno il suo affanno – Il vanaglorioso (2)

Altra cimmeria torma che rende questo pianeta più inospitale è quella dei vanitosi. Certuni hanno delle reali capacità, del talento per qualcosa, ma essendo affetti da questo grave difetto, risultano sgraditi, antipatici ai più.  Per la maggior parte, gli esponenti della categoria, però, sono soltanto delle mezze figure, buoni a nulla, al più mediocri, che si danno arie da grandi signori, da esperti del mondo. Amano i propri discorsi, si compiacciono di sé stessi, si imbrodano nella sbobba della propria vanteria, ostentazione, presunta superiorità. Già Plauto descrisse il vanaglorioso in una sua celebre commedia, “Il soldato fanfarone” (“Miles gloriosus”). Credono la propria mediocrità altezza d’ingegno, la propria intraprendenza, vera capacità. Si reputano dei fenomeni. Ma la grandeur, che ne offusca il discernimento, rende anche i virtuosi molesti. Sono per natura ottimisti, intraprendono con ardire qualsiasi iniziativa, in ogni campo, e anche quando questa fallisce, essi ne attribuiscono le cause a fattori esterni e contingenti, sempre tenendosi salvi da qualsiasi responsabilità in merito. Anzi, a volte, sanno trasformare la reale sconfitta in una immaginaria vittoria adducendo motivazioni assurde. Fanno di un castello di sabbia il tempio della vanagloria, il santuario della spocchia. Si danno arie da superuomini quando sono solo quaquaraquà, per dirla con Sciascia.  Questi vanterini, si fanno credere espertissimi amanti, capaci di grandi prestazioni sessuali, millantano crediti e conoscenze in tutti i luoghi di potere, amicizie influenti. Si fanno passare per gentiluomini, amici degli altolocati, quando tutt’al più sono fac totum di qualche famiglia aristocratica. Sono dei pataccari ma si spacciano per grandi managers o capitani d’industria. Sono “traffichini”, faccendieri, ma vogliono passare per banchieri, non hanno il becco di un quattrino ma si gabellano per ricconi. Hanno la faccia come il culo. La loro, più ancora che vanteria, è iattanza. Gonfi, maneggioni, ciurmatori, cerretani. Baciatemi il culo.

Bisogna dire che molto spesso le categorie finora descritte, il cortigiano e il vanitoso, vanno a braccetto. Infatti l’adulatore non fa altro che ripetere quello che l’adulato pensa di sé e vuole sentirsi dire.

PAOLO VINCENTI


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