Cinque libri di carattere: poesie di Fernando Della Posta dal 2011 al 2019, di Sabatina Napolitano

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L’incontro con Fernando

È sempre più difficile trovare e leggere cinque libri di carattere pubblicati nel breve arco di otto anni, parlo per me; non ne sono poi così tanto abituata. In ogni caso le raccolte qui menzionate sono state pubblicate da Fernando Della Posta nella parentesi di questi anni (dal 2011 al 2019) ma risalgono a tempi addietro: non è per una forma di resistenza quindi che trattando il verso e la letteratura si incontrano gli amici e tra questi ti capita la fortuna di incontrare i veri poeti. Il linguaggio che usiamo in modo colloquiale e diretto non è il linguaggio-termine a cui facciamo riferimento con la poesia e nella poesia: gli amici però sanno comunque essere le presenze significative e importanti che ti sono vicine nei casi in cui devi scegliere una destinazione non solo immaginaria e interiore. Anche se questa destinazione fosse solo per un breve viaggio. Negli amici troviamo un rapporto di scommessa, una promessa di lunga durata, di gratitudine e di identità. Così in punta di penna e accettando di me la parte sacra di poeta, diminuisco le distanze e cerco di parlare della poesia di Fernando Della Posta.

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L’autore

Fernando Della Posta, classe ’84, originario di Pontecorvo, lavora e vive a Roma nel settore informatico, pubblica “L’anno, la notte, il viaggio” (Edizioni Progetto Cultura, 2011), “Gli aloni del vapore d’inverno” (Edizioni DivinaFollia, 2015), “Cronache dall’armistizio” (Onirica edizioni, 2017), “Gli anelli di saturno” (Edizioni Ensemble, 2018), “Voltacielo” (Oèdipus, 2019). Fernando si afferma come poeta pienamente valido dagli esordi, questo è più volte sottolineato dai curatori da lui scelti negli anni, da poeti e critici (Abele Longo, Plinio Perilli, Doris Emilia Bragagnini, Cinzia Marulli, Silvia Denti, Anna Maria Curci, etc). Nelle sue raccolte non mancano i riferimenti ai contesti geografici precisi, come ad esempio in “L’anno, la notte, il viaggio” si leggono poesie dal titolo: “L’assedio a Yèrevan”, “Quartiere San Lorenzo”, “Vicino la casa del Manzoni , Milano”. In quanto donna oltre che autrice riesco a consigliare delle interpretazioni tematiche intorno alle raccolte di Della Posta, ne “L’anno, la notte, il viaggio” le poesie raccolgono pensieri di protezione, di un incontro non evitato, né taciuto o temuto ma accolto con sincerità e serenità. Sembra nel corso delle poesie che qualcosa di destinato, stia per accadere. Questo succede anche nel caso in cui i poeti riescono ad essere amici: la fiducia crea una sorta di intimità che rinvigorisce il senso, e si compie nelle armi essenziali dell’esistere. Come quando stiamo in viaggio, tra la folla, in treno ad esempio o in metro: non è come aspettiamo a dirci cosa pensiamo o sogniamo o a chi pensiamo e/o chi desideriamo durante l’attesa, ma sono i gesti automatici a renderci qualcosa di non separato dalla realtà. Per mantenere l’equilibrio usiamo le mani che si poggiano ad un corrimano così è la poesia, lo strumento poetico, è quel corrimano. Fernando allora aggiunge che le promesse accadono en passant, nelle liriche vengono descritti i volti, come versi sfusi che sono ricordati e raccolti come attori di una scena di partenza e arrivo, folle “Non partite, non aspettate…”

“Prendete il poeta come un avventore
che paga da bere a tutti. […]

Boccia sul biliardo, la biglia otto.
Si gioca una partita dove chi si vede
è uno solo. Ha un contorno nero
ma dentro è nudo come il bianco”.

Tutte le raccolte sono un incontro, dove il tu non cerca di raggirare il lettore ma di accettarlo senza confusioni, per questo anche qui gli si chiede di esprimere un desiderio, perché l’io poeta parte dalla condizione di pensiero per cui nella realtà le stelle, le luci e la posizione delle cose sono legate non ad una allegoria di foglie intricate, ma ad un gioco tra amici che si abbracciano e che senza maschere non mettono alla prova il cuore, cioè gli occhi, il senso di responsabilità, la serietà e il coraggio. Valori a cui non si allude nel libro ma che si raccontano abilmente e prevalentemente con riferimenti che Fernando ha scelto nel suo percorso di autonomia e formazione poetica (Baudelaire, Pessoa, Buzzati, Levi, Landolfi, Shakespeare, Rosselli, Pasolini, Bruno, Marylin, Sanguineti, etc).

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Il valore storico e l’allegoria dell’inverno

Anche nella silloge del 2015 “Gli aloni del vapore d’inverno” (Edizioni DivinaFollia), Della Posta non dimentica i riferimenti agli ambienti e alle città, ai luoghi e paesaggi che offrono occasioni di lirismo: questa volta si tratta sia di luoghi fisici che letterari come leggiamo nella poesia “Notre Dame”, “Don Chisciotte”, nella serie di poesie “SimilTeatro – Terra” e “Terra”. Come suggerito dal titolo stesso del libro e dalle sezioni, la silloge appare proprio come un sogno, un elegante sogno di vita inerente alla poesia, dove l’inconscio elabora soluzioni continuamente nuove purché stanziate nella dimensione concreta e quotidiana che si riesce a vivere in poesia, “così scrisse l’uomo/ -almeno per me -/ ch’ebbe di sventura/ un dono di streghe un cane un libro/ – unico coro”. Perché l’avvicinamento concreto, la verità proustiana del tempo perduto, le lezioni di poesia e di letteratura stanno nelle metafore, allegorie e similitudini, senza macchinazioni ma riuscite molto bene con il fascino della descrizione diretta, evitando l’intromissione dell’ipotetico, considerando la chiarezza come componente agiata del verso per questo si noti in “Estate”, “Dischi solari e lune di gesso,/ foglie di mais verde smeraldo/ stigmi biondi, da baffi da re. / Correndo la polvere è il sale/ e il mare il buon pastore. / L’estremo è sublimato a normale. / La rugiada è benedetta/ come la brezza di mare / dove il mare non c’è.”

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Una situazione pacifica

“Nella luce soffusa,/ come se non bastasse/ il brusio babelico della piccola folla/ appariva a un tratto/ come un film che si scopre scarto a scatto/ il Giudizio Universale./ Furibonda lotta orchestrata su più piani/ distinti e separati, piramide a gradoni troppo ampi perché un singolo possa veramente/ averne idea./ Tu nel mentre eri distratta e mi annotavi/ della breve discesa all’inferno dei viventi/ di quella tua cugina che aveva perso un buon marito / e un po’ beffardamente/ le addossavi la colpa. Lì iniziai ad intuire/ come un mantra, sotto la cappa di un cielo / dall’uggia insopprimibile/ che a cadere non si è mai soli.” Nel libro “Cronache dall’armistizio” (Onirica edizioni, 2017) anche qui il poeta non è un voyeur, la sua opera è logicamente frutto del tempo e della cronaca, e il riferimento civile (Roma, Siena) e letterario non manca. Perché è la cronaca che ci detta che il punctum del tutto sta proprio nell’amore, nello sconcerto che deriva dall’amore puro, nei sogni di posti lontani che come orizzonti raggiungibili non sono persuasioni della natura. Il libro è capace a richiamare l’attenzione a ciò che è pulito, giusto, logico, evidente, chiaro, e accenna alla voglia di lasciare postille di libertà laddove ce ne sia l’esigenza letteraria.

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Il pensiero costruttivo

Spesso la critica militante ha dimenticato i poeti non accademici, non è questo il caso. Della Posta è un poeta capace di emozionare, di guardare al privato come alla storia di ognuno, di lasciare agli altri il fango. In “Gli anelli di Saturno” (Ensemble, 2018) questo aspetto è rafforzato, si legga in “Szymborskiana”, “La verità è che passa il tempo/ e abbiamo sempre meno da scambiare / con le strade, con le case, con gli uomini/ con gli odori, con i colori, con tutti i nostri noi/ che vivono rinchiusi/ lontano dallo sguardo del mondo./ Scrivere è prima di tutto stupirsi/ tenere il capo della miccia/ che s’infila sotto tutte le montagne e che raggiunge tutte le vallate./ Il fuoco che sfida il nero del sogno/ l’oro del lustro, il ghigno del giorno./ Scrivere è ritrovarsi in una casa altra/ votarsi naturalmente ad essa/ rassettare tutte le sue stanze/ con l’ottimismo della tigre:/ l’inconsapevolezza che tratta incautamente/ tutte le consapevolezze. Ma il gesto si fa sempre più controllato/ e l’edificio necessita d’interventi/ sempre più particolareggiati,/ o forse le crepe danno troppa luce.” Perché il senso della natura e della storia coincide con l’impegno letterario, con il fare qualcosa di diretto e concreto per chi si stima, con il punto di vista della diplomazia e della competenza. Solo così si può vivere ogni spazio in vera comunione, ogni reinvenzione, ogni ammirazione “L’appartamento in autunno è freddo./ Negli spazi scivolosi senza padrone/ è bello raggomitolarsi insieme/ farci conchiglie dello stesso sacchetto/ ritrovarci sulla riva del mare.”

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Il verso rilassato, controllato

Con “Voltacielo” (Oedipus, 2019) ci troviamo di fronte all’ultima fatica di Della Posta, ultima nel senso di contemporanea ma non lontana dalle altre per spirito. Coinvolgente, confortevole, quotidiana, la lingua abbraccia il pensiero nei testi, con la capacità di saper descrivere e distinguere il desiderio dell’anima, il poeta Fernando Della Posta conosce i modi per farlo, sa come descrivere una immagine che altrimenti nel panorama letterario contemporaneo resterebbe opaca, sa fare attenzione sulle diverse tonalità della parola, sa descrivere e riempire ogni taciturna mancanza senza sollecitare il lettore con aggressività e retorica, senza ricorso alla brevità, senza costringere alla violenza. Il poeta sa portare gli occhi lì dove ci sta più a cuore l’incontenibile esigenza di amore e di passione, mai di potere.

@Sabatina Napolitano

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Fernando Della Posta. Nato nel 1984 a Pontecorvo in provincia di Frosinone, è laureato in Scienze Statistiche, vive a Roma e lavora nel settore informatico. Tra i tanti riconoscimenti ottenuti in poesia nel 2011 è arrivato tra i finalisti al concorso di poesia “Ulteriora Mirari” nella sezione silloge poetica inedita; nel 2015 è risultato tra i finalisti del concorso letterario “Sistemi d’Attrazione”, legato al festival “Bologna in lettere 2015”, nella sezione dedicata a Pier Paolo Pasolini; nel 2016 vince il concorso “Stratificazioni: Arte-fatti Contemporanei” legato al festival letterario di Bologna in Lettere 2016 nella sezione B poesia inedita a tema libero e ottiene una menzione al XXX premio Montano per la silloge inedita. Nel 2017 vince il Premio Nazionale Poetika nella sezione silloge inedita. Nel 2018 si classifica secondo nella sezione inediti di poesia al Premio “Andrea Torresano”, ottiene una segnalazione al premio Lorenzo Montano per la silloge inedita e vince il Premio Letterario Zeno nella sezione poesia.  Nel 2019 ottiene una segnalazione al premio Montano per la silloge inedita ed è finalista ai concorsi “Pietro Carrera”, “Chiaramonte Gulfi” e “Poetika” per la poesia inedita e la poesia edita. Numerose solo le sue recensioni e le sue sillogi reperibili su diversi blog letterari come Neobar, di cui è redattore, Words Social Forum, Viadellebelledonne, Poetarum Silva e Il Giardino dei Poeti. Nel 2011 ha pubblicato la raccolta di poesie “L’anno, la notte, il viaggio” per Edizioni Progetto Cultura e, sempre in poesia, nel 2015 “Gli aloni del vapore d’Inverno” per Divinafollia Edizioni, nel 2017 “Cronache dall’Armistizio” per Onirica Edizioni, nel 2018 “Gli anelli di Saturno” per Ensemble Edizioni e nel 2019 “Voltacielo” per Oèdipus Edizioni.

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Sabatina Napolitano, 1989, vince diversi concorsi nazionali per la poesia singola e per la poesia edita, come “Formica Nera” (2011), “Peter Russel” (2012), “Recco” (2013), “Città di Sarzana” (2013) e “Polverini” (2014). Sue poesie sono pubblicate nella rubrica di Silvia Castellani; sul blog letterario Poetarum Silva, nell’antologia “Secondo repertorio di poesia italiana contemporanea” edita Arcipelago Itaca, nel blog «Poesia ultracontemporanea» di Sonia Caporossi. È in uscita entro il 2019 «Scritti d’autunno» per Edizioni Ensemble.


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