TRE SONETTI PER L’AMAZZONIA
Ci sono molti galantuomini che darebbero fuoco a una casa se non avessero altro modo per cuocersi la cena.
Voltaire, Quaderni
I
Dar alle fiamme la foresta amazzonica
la follia è una tanica di benzina
è questo sciame di cervelli di gallina
che vola a una fine catastrofica
Trivellare l’intero pianeta dai lati
oliare la teglia del capitalismo
portare l’immondizia nel cosmo
un iceberg dall’Antartide agli Emirati
Comprare tutta la Groenlandia
gettare plastica nei fiumi dell’India
Perdonate la mia crudeltà:
prego lo schianto di un meteorite
un batterio che ci uccida di bronchite
una fine che ci allevi dall’umanità
II
Il disprezzo è ardere la foresta
voler una via dalle Ande all’Atlantico
la disperazione è un fatto identico
che carbonizza un futuro di cartapesta
Nessuno ha un posto fisso sulla terra
dimora a turno nelle sue difese
lo ha capito una bambina svedese
non chi ordina la pace e la guerra
Non ci sono nazioni esenti
è la notizia che riportano i venti
ogni pietra ha il suo cancro
ogni uomo l’agente e il martirio:
siamo tutti cacciatori d’avorio
tutti periti di un grande massacro
III
Non di solo pane vive l’uomo
ma di biodiversità e bene per i popoli
perché la terra non diventi necropoli
non si sgretoli atomo per atomo
Non di soli intenti vive l’Amazzonia
ma dell’acqua di tutti i fiumi
perché arde il capibara tra i fumi
e l’ara macao lo testimonia
Sui Guaraní si stampa una fiamma
i loro polmoni inspirano un dramma
ma è dell’uomo la vera tragedia
dell’egoismo da cui trae il suo agire:
di chi s’ingozza senza sentire
il crepitio degli esseri che falcidia
il primo sonetto me lo rubo
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