Strano tipo di prete Ferdinando Tartaglia (Parma – 1916, Firenze -1988), che nel 1946 venne scomunicato con la formula vitando, il grado massimo della scomunica che obbliga anche i credenti ad evitare contatti con lo scomunicato, questo perché considerato eretico e sovvertitore della religione, l’occasione fu fornita da una sua commemorazione di Ernesto Bonaiuti, il prete modernista anch’egli scomunicato.
Nel 1947 fonda con Aldo Capitini il movimento Religione, al quale aderirono personalità del mondo protestante, ma anche anarchici e comunisti. Uscì dal movimento qualche anno dopo, sembra per motivi politici, perché Capitini e la maggior parte degli altri sodali appoggiavano il Fronte Popolare, mentre lui vedeva nell’astensionismo il segno di una maggiore libertà. Si sposò nel 1950 con Germaine Muhlethaler, un’attivista protestante di nazionalità svizzera, dalla quale poi si separò.
Gli ultimi anni li visse appartato dedicandosi alla continua revisione dei suoi appunti e delle poesie, ci sono ancora migliaia di pagine inedite conservate nell’Archivio di Stato di Firenze..
Nel 1987 , poco prima della morte gli venne tolta la scomunica.
Per me non è facile capire il suo pensiero, però posso fare qualche considerazione su quanto ho letto e sul poco che ho capito.
Il punto di partenza è sul significato dei vangeli, pensava che “la buona novella” non fosse il compimento della salvezza e della realizzazione del regno, ma solo un annuncio di qualcosa che doveva ancora venire a concretizzarsi, quello che chiamava la Novità Nuova.
Scriveva con un impeto Nietzschiano, come per fare piazza pulita di ogni sapere in attesa di cogliere la Novità:
Rifiutate l’universo così come è stato fino a oggi ed è tuttora perché non è verità.
Rifiutate quelli che vi parlano soltanto secondo presente e futuro perché né presente né futuro sono verità.
Rifiutate ciò che si vede troppo o non si vede affatto, perché la verità non è visibile né invisibile.
Rifiutate voi stessi perché non siete ancora verità.
Rifiutate la verità perché bisogna ormai andare oltre la stessa verità, verità non è ancora novità.
Questa Novità Nuova è:
Oltre l’immortalità e la non immortalità (perché la nuova dimensione dell’atto religioso, vincendo realtà e irrealtà, supererà anche in maniera insperata il puro fatto dell’esistere e quello del non esistere). Novità sarà clamore di religione, l’universo è appena agli inizi della sua religione.
In realtà, a questa Novità, pur nel fascino verbale esercitato nel cercare di superare antinomie in sé irriducibili, non è riuscito a fornire sangue e carne, e a farla camminare in mezzo agli uomini, è rimasta una pura attesa astratta.
Su questo lo stesso Tartaglia ha avuto ha avuto l’onestà intellettuale e il coraggio di affermarlo nel suo testamento:
Per intrinseca difficoltà dell’impresa e per la mia incapacità non sono riuscito a fare, in questa terra, quello che mi proponevo.
Esercizi di Verbo è un’antologia di poesie scelte da Adriano Marchetti fra più di settemila, scritte a cominciare da quando era un ragazzo e poi lungo tutto il corso della vita. Una poesia che è difficile da classificare ed accostare alle tendenze poetiche coeve, non c’è l’ombra di ermetismo o di una colloquialità crepuscolare,
ci vedo un’affinità con gli illuministi, l’Alfieri ad esempio. I testi migliori mi sembra abbiano qualcosa di Juan de la Cruz, quelli peggiori qualcosa dei bizantini, come Giovanni Damasceno.
Tartaglia manifesta poi uno spirito ironico che si spinge fino al sarcasmo nei ritratti di vari personaggi politici e del mondo della cultura, che me lo fanno accostare a Giuseppe Giusti.
Riporto quattro poesie di contenuto morale o teologico, e quattro ritratti di personaggi.
Le citazioni in corsivo sono tratte da: Ferdinando Tartaglia, Tesi per la fine del problema di Dio, Milano, Adelphi, 2002.
Giulio Cattaneo, L’uomo della novità, Milano, Adelphi, 2002
Le poesie sono tratte da: Ferdinando Tartaglia, Esercizi di verbo, a cura di A. Marchetti, Milano Adelphi, 2004
Dilemma d’amore
Se voglio bene al ragno
devo lasciargli mangiare la mosca
se voglio bene a la mosca
non devo lasciarla mangiare dal ragno.
Com’è difficile o sultano!
tu provvidente signore
com’è impossibile amare tutti
in questa cosca d’orrore.
1930
Quando satana
Quando manderà Satana la morte
a disfarmi l’azienda
e la mammana forte
schianterà plettro a plettro
la mistura e la tenda:
Dio serbati un punto
salvami un punto atomo che solo
in mezzo a lo sfacelo in centro al male
ti continui a lodare
e illeso canti:
e io cantando a te, Signore, venga .
e bordeggiando il nulla
su quell’atollo a vela di nunziale
io attraversi gli oceani de la notte
e senza prezzo a te, Signore, giunga.
1929
Aporia de la pensazione del Tutto,
impossibile pensare il Tutto
Se il tutto lo pensi negando
Pensarlo non puoi è incoerente.
Se il tutto lo pensi scegliendo
Il tutto non pensi, ma parte.
Se il tutto lo pensi affermando
Non viene alcun gioco alle carte
che si rende vano ogni intento
non pensi più il tutto ma niente.
1934
Era grande l’impresa
Era grande l’impresa.
Si trattava
di fare si che Dio
finalmente fosse e realmente pienamente Dio
e sul serio
in cielo e in terra il suo Regno
e tutto cambiasse e tramontasse tutto
e oltre questi a inedite aperture e sterminate distanze si andasse
Dio oltre Dio e il Regno oltre il suo regno
ai più nuovi lavori
oltre ogni oltre
Non riuscì l’Intento.
Fallimmo in centro e agli angoli.
E adesso il mondo e il cielo e la terra
è caos più caos del caos
sempre più orrendo
e ai denti del demonio il nulla ride.
19?
Carducci
Repubblicano da le braghe strette
che un giorno sbottonò “Salve Regina”.
1928
Mussolini
Mussolini lo vidi da ragazzo
Quando venne Parma mettere prima pietra a Corridoni.
Gambe storte, le ghette.
E un corso forzoso de lo sguardo
come un porco che andasse a le frette
e volesse sembrare leopardo.
19?
Don Milani
Di don Milani solo questo ricordo
che in tempo di guerra nei pomeriggi d’agosto
fra bombe e strazi
veniva in via de la Campora da me
e diceva
“parliamo del mistero de la trinità”.
Era un seccatore ma lo benedico.
19?
O Capitini
O Capitini! Ài ragione.
Il punto più bello d’occidente è San Francesco.
Il momento più dolce d’occidente è San Francesco.
Ci sarà ancora tra Perugia e Spello
e Assisi e Trevi e Città de la Pieve.
Ci sarà ancora un bello così bello
un dolce ancora più dolce a nostre sere?
19?